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1924.

ARCHIVIO

GLOTTOLOGICO ITALIANO,

FONDATO DA

a. I. ASCOLI

NEL J>). ; ORA CONTINUATO SOTlO LA DIREZIONE

DEL

Prof. P. O. GOIDÀNICH

Ordinario di glottologia nell'Università di Bologna.

VOLUME DECIMOTTAVO

TORINO

Casa Editrice

GIOYAKNI OHIAIS^TORE

Successore ERMANNO LOESCHER 1914-1918-1922

Rlser-vato ogni diritto di proprietà e di trad-uzione

o^'i

Torino Stabilimento Tipografico Vincenzo Bona.

SONUVLARIO

Alberto Talmon, Saggio sul dialetto di Pragelato .

B. A. Terracini, Il parlare d'Usseglio {Continuazione)

Angelico Prati, Ricerche di toponomastica trentina (il) .

Giovanni Flechia, Lessico piveronese, edito da Giuseppe Flechia

Angelico Prati, Etimologie e appunti vari . . ~ . ,

Cesare Poma, Numeri come cognomi ......

Fallaci apparenze in cognomi italiani ....

Pietro Gabriele Goidànich, Ancora delle sintesi linguistiche .

Di un preteso aurufice

Umberto Valente, Nomenclatura dell'ape in alcune regioni setten- trionali d'Italia e specialmente nelle valli del Pellice e del Chisone .........

Giuseppe Malagòli, Fonologia del dialetto di Novellara .

Angelico Prati, Raggranellando ......

Pietro Gabriele Goidànich, Note al precedente lavoro .

Nunzio Maccarrone, Appunti sulla lingua di G. A. Faye speziale lunigianese del sec. XV ......

Aldo Aruch, Un lessichetto ravennate del secolo XVII .

Giacomo Braun, Della " Mascalcia , di Lorenzo Rusio

Angelo Bongiovanni, False apparenze etimologiche in cognomi ita liani ..........

Dante Olivieri, Sul n. loc. veronese Zèrpa ....

Pietro Gahrielk Goidànich, Postille alla nota precedente

Fag. 1

. 105

, 195

, 276

, 328

. 345

, 353

. 362

, 865

366 368 395 471

475 533 543

559 573 575

IV Sommario

Appunti bibliogniflci :

Pietro Gabuiele Goidànich, Codice Diplomatico Barese, voi. Vili . Pag. 1

Testi italiani dialettali in trascrizione fonetica, P. I. Italia

settentrionale, di Carlo Battisti «1'-

Die Mundart von Valvestino, di Carlo Battisti . . . , 189

Bibliographie phonétique. Italie, 1910-1911, di B. A. Terracini , ivi

La Vita di San Mummoleno ovvero la tradizione più antica

intorno all'uso del lat volg. nelle Gallie, di E. Cocchia . , 191

Wordformation in Proven9al, di E. L. Adam . . . . ,193

e Cesare Poma, Attraverso l'onomastica del Medio Evo in

Italia, di A. Trauzzi ......... 384

Angelico Prati, Contributo alla sintassi dei dialetti italiani, di

Mario Filzi 578

Dante Olivieri, Contributi al lessico etimologico romanzo, con par- ticolare considerazione al dialetto e ai subdialetti siciliani, di Giacomo De Gregorio ........ 579

Angelo Bongiovanni, Tracce di bassa latinità nei cognomi piemon- tesi, di Attilio Levi ......... 584

Cenni necrologici :

Mario Pelaez, Ernesto Monaci (1844-1918)

Alberto Trauzzi, Egidio Gorra (1861-1918)

B. a. Terracini, Carlo Salvioni (1858-1920)

Pier Enea Guarnerio (1854-1919) . . . .

Correzioni e giunte (Angelico Prati - Nunzio Maccarrone)

Indici del volume

392 393 586 601

603

605

Carta della Val Chisone con Val di Susa e Val San Martino, tra le pagine 12 e 13.

ALBERTO TALMON

SAQGIO

DIALETTO DI PRAGELATO

INTRODUZIONE

Oggetto del presente studio è la descrizione del dialetto parlato at- tualmente a Pragelato, nell'alta Val Chisone (Mandam. di Fenestrelle, Circ. di Pinerolo, Prov. di Torino).

Cenni corografici e storici su Val Chisone, con speciale riguardo al tratto superiore chiamato Valle di Pragelato '

1. La valle del Chisone è fra le principali che si aprono nel vei-- sante orientale delle Alpi Cozie. A levante e a mezzogiorno confina colla valle di S. Martino, ad occidente con quella d'Oulx e di Cesana, a tramontana colla valle di Susa; a greco è circoscritta dalle montagne che danno origine alla valle bagnata dal torrente Sangone.

Il contrafforte che si stacca dalla dorsale alpina al Gran Queyron, dopo breve tratto con direzione nord (Punta Rondel, la Vergia), a Monte Appenna si divide in due rami, che racchiudono la valle interna del Chi- sone (o elusone).

* Cfr. PiTTAviNO, Cronaca di Pragelato (Pinerolo, Tip. Sociale, 1905). Carutti, Storia di Pinerolo (Pinerolo, Tip. Chiantore e Mascarelliì, 1893). Caffaro, Notizie e documenti della Chiesa Pinerolese (Id., id., 1888). Casalls, Dizionario geografico-storico degli Stati Sardi (Torino, 1833-56). Vegezzi-Ruscalla, Diritto e necessità, ecc. (Torino, Bocca, 1861).

Archivio glottol. ital., XVIII. 1

2 Alberto Talmon,

Il ramo di destra, o masso dell'Albergian, separa il Chisone dalla Germanasca suo affluente: da M. Appanna procede verso nord fino al- l'Albergian (ni. 3043), quindi volgendo a sud-est, prosegue con la sua principale diramazione fino alla Punta del Cerisier che sovrasta a Po- mai'etto, di fronte a Perosa Argentina. Dalla sua origine al Colle delle Tane ha carattere aspro, poi è di natura più praticabile : valicato da buone mulattiere peri Colli del Piz (2606 m.) e dell'Albergian (2764 m.) assume una grande importanza per il passaggio che questi due colli consentono dal Colle di Sestrières e da Val Troneea sul fianco di Fe- nestrelle.

Il ramo di sinistra, fra Chisone e Dora Eiparia, va con andamento quasi semicircolare per Punta Rognosa (3277 m.), Colle di Sestrières (m. 2069), Monte Praitève (2701 m.), Assietta (2567 m.). Monte Orsiera (ni. 2878) e Monte Rocciavró (2278 m.) ove si suddivide in due rami che abbracciano il bacino di Sangone e terminano nella pianura fra Pinerolo e Rivoli.

Per la sua forma e struttura, questo contrafforte fra Dora e Chisone può distinguersi in parecchi tratti: il Masso della Rognosa, dal Gran Queyron al Colle di Sestrières la Zona M. Praitève-Assietta, dal Colle di Sestrières al Colle delle Finestre il Masso di M. Orsiera il Bacino del Sangone o Conca di Giaveno Il Gruppo collinoso Avi- gliana-Rivoli.

La prima zona è fino a Punta Rognosa una massa rocciosa, supe- riore ai 3000 m., copei'ta generalmente di nevi, impraticabile all'infuori di pochi passaggi, ti'a cui quello di Rodoretto è mulattiero. Da P. Ro- gnosa si abbassa fortemente api-endosi in due rami che abbracciano il Chisonetto (Clusonet), dei quali uno fiancheggia il. Colle di Sestrières. 'La zona M. Fraitève-Assietta, che dal Colle di Sestrières va a quello delle Finestre, ha struttura assai diversa ed è tutta praticabile. Il Colle di Sestriere (2027 m.) è un'insellatura di quasi un km. di larghezza, dolcemente ondulata a prati e pascoli, che passo alla strada nazio- nale Pinerolo-Monginevra. Il Monte Praitève è il punto più elevato della cresta (2701 m.);, e si spinge a guisa di cuneo contro il Monginevra. Dal Praitève al Gran Serin la cresta è valicata da. mulattiere assai buone ai Colli Basset (2425 m.), Bourget (2284 m.), Costapiana (2373 m.), Blégier (2376 m.), Lauson (2497 m.), Assietta (2472 m.), i quali colle- gano rispettivamente: Oulx e Traverse Oulx e Souehères-Hautes

Sagr^-io sul dialetto di Fragelnto 3

Ouix e Riià Salbertrand e Ruà - Exilles e Pourrières. Tra il masso dell'Assietta e il masso dell'Orsiera, e più precisamente tra M. Pouas e M. Pelvo, il frequentatissimo Colle Finestre (2215 m.), accessibile ai ca- valli, collega Susa e Fenestrelle. Il Colle dell'Orsiera (2595 m.), pra- ticabile a cavallo superiormente a Fenestrelle, mette a Susa e Bussoleno. Altri colli, tra la valle di Susa e la parte inferiore di Val Chisone: il Colle di Malanotte, al disopra di Villaretto, che tende a Bussoleno; il Colle di Sablon, vicino a quello di Malanotte, che mette a S. Antonino di Susa : il Colle della Roussa superiormente al Fayet (Roure), che ac- cenna ad Avigliana.

Il contrafforte che separa la valle del Chisone da quella di S. Mar- tino, presenta pure valichi di comunicazione tra le due valli: Colle del Piz (2606 m.) praticabile a eavallo, tra Ruà di Pragelato e Balziglia ; Colle dell'Albergian (2764 m.) pure praticabile a cavallo, tra Fenestrelle e Balziglia; Colle delle Tane, praticabile solo a piedi, superiormente a Bourcet, tra Roure e Maniglia ; Colle del Clapier, praticabile a cavallo, tra Bourcet e Maniglia e Ferrerò ; Colle della Buffa, praticabile a ca- vallo, tra Castel del Bosco e Ferrerò; Colle del Cerisier, superiormente al Bee Dauphin, tra Meano e il villaggio di Cerisier nella valle di S. Martino.

La valle del Chisone non à veri ghiacciai, e però variabili sono le condizioni della portata d'acqua nelle diverse epoche dell'anno. Gli am- massi nevosi e le sorgenti recano acque al torrente : il versante destro ricco di valli e valloni tributai'i vi concorre in maggior copia del sinistro.

Il torrente Chisone che nome alla valle, nasce a M. Ajjpenna, a ra. 2800, dal contrafforte tra Germanasca e Dora Riparia e sbocca in piano a Pinerolo dopo un percorso di 60 km.

A sinistra il Chisone riceve il Chisonetto che scende dalle aspre al- ture della Rognosa, il Rio dell'Assietta, quelli della Mola e di Usseaux ; più in basso scendono i Rii di Puy, Villaretto e Roussa. A destra ri- ceve il rio imi^ortante dell'Albergian, indi i torrentelli di Bourcet e Garnier; a Perosa Argentina accoglie il grande torrente della Germa- nasca che à origine dalle acque dei valloni di Massello, Salza, Rodoretto, Praly, Faetto e Riclaretto.

La lunghezza totale del Chisone dalle sue scaturigini alla sua con- fluenza nel Pelliee si approssima a 09 Km. La valle piglia nomi spe-

4 Alberto Talmon,

ciali a seconda della sua posizione. Chiamasi Val Troncea dalle sorgenti del Chisone a Pattemouche, ove accoglie il Chisonetto (o Clusonet) ; Valle di Pragelato da Pattemouche a Fenestrelle; da questa cittadina sino alla rupe di Bec-Dauphin prende nome di Valle di Fenestrelle. Complessivamente il tratto della valle dal Colle di Sestrières al Bec- Dauphin è detto Val Chisone (o Clusone). Dal Bec-Dauphin a Porte chiamasi Valle di Perosa. È da notare però che si riscontra una grande incostanza nell'uso di queste denominazioni.

In carte anteriori al Mille troviamo che il fiume-torrente dava il nome alla valle, detta perciò Vallis Clusii: in progresso di tempo il Clusium con pronunzia gallica fu detto Cluslon e Cluxon, onde la de- nominazione di Vallis Clusonia, Vallis Cluxonis '. Già anticamente questa valle si considerava divisa in due parti: però i limiti d'allora non erano gli stessi dei tempi posteriori. Infatti nel 1246, 31 gennaio, si fa cenno de valle duxoni scilicet a ponte veteri usque ad fontem Olagnerii...

e di alia valle scilicet ad fontem Olagnerii supra usque ad collem

sistrere (Cart. di Pin.^ p. 185). La prima anticamente già chiamata Val Dubiasca, indi Val Pineirasca o Val di Pinasca, fu poi comunemente detta Val di Perosa; e l'altra venne volgarmente suddivisa dopo l'intro- duzione del Calvinismo in Pragelato, verso il 1560, in Valle di Chisone o di Fenestrelle (la parte inferiore abitata specialmente da cattolici) e in Valle di Pragelato (la parte superiore invasa dai protestanti). Il pre- detto fonte Olagnerii, pur detto degli Aulanets o Aulaneti (sotto il casale di Serre presso Castel del Bosco), segnava pure i confini della giurisdizione ecclesiastica dell'abate di Pinerolo e del prevosto d'Oulx ; fu anche il primo termine del Delfinato e del Piemonte (ad hoynas Comitatus Dalphini), ma avendo i Delfini spinto i loro confini sino al Bec-Dauphin, quest'ultimo divenne anche il limite di Val Chisone. Il tratto superiore fu detto Pragelato da Pratagelada o Pratogelada per essere quei poggi coperti di neve nella più gran parte dell'anno.

2. È argomento di dotta controversia se sia questa del Chisone o quella della Dora Riparia la valle percorsa da Annibale nella sua famosa

^ Cart. di Fin., p. 73-182: Vallis cluxonis o cidxonìs (anni 1175-1246). De Thon (Histoire, tom. II, lib. 27, p. 10 ; ediz. Parigi, 1606) : Aperitur vallis clusonia traiisalpes a Clusione.

Saggio sul dialetto di Pragelato ~^

traversata del 218 a C, riuscendo ad Ocelum ad fines terrae Cottii. Alcuni scrittori opinano clie Annibale, dopo aver superato il Mongi- nevra, giunto a Scingomago (Cesana) abbia valicato l'attuale Colle di Sestrières, Porta Sistraria, e sia disceso ad Ocelum in Val Chisone, rispondente all'odierna Usseaux, e di li a Fines terrae Cottii (Fenestrelle). Secondo altri invece la valle percorsa da Annibale sarebbe quella della Dora Riparia, e V Ocelum ad fines terrae Cottii si farebbe corrispondere a Drubiaglio, confine orientale fra i Taurini e Cozio.

Qualunque delle due sia la valle percorsa da Annibale è certo che una gran linea di comunicazione risaliva la valle del Chisone e per Porta Sistraria e Scingomago valicava le Alpi a VAlpis Cottia, ora Monginevra (Strabone, lib. IV e V) ; e che questa via conducente nelle Gallie fu praticata dai Romani assai prima di quella di Susa passante per Oulx, e non cessò d'esser frequentata anche dopo che il regolo Cozio in grazia di Augusto fece rassettare, se pure non costrusse sem- plicemente, quella di Susa per il detto Monginevra.

Era Cozio, figlio di re Dauno, signore di queste Alpi, che perciò eb- bero il nome di Cozie: il piccolo regno si estendeva tra il Moneenisio e il Monginevra, con capitale Segusium (Susa), e Monte Sestrières n'era il limite naturale dal lato di Val Chisone. Augusto concedette a Cozio il titolo di prefetto ed estese il suo dominio nella valle poi detta di Pragelato, o meglio da M. Sestrières a Fenestrelle, che derivò appunto il suo nome da Fines terrae Cottii ^ Questo luogo sembra risulti pure nell'itinerario del Geografo Ravennate indicante la strada del Monginevra per Occelio (Ocelum) e Torino, senza far menzione di Susa: Alpedia (Alpette sul Monginevra) Gessabone (Cesana) Occelio (Usseaux) Fines (Fenestrelle) S. Taurinis (Stazione a Torino).

L'imperatore Claudio innalzò la prefettura di Cozio al titolo di regno, indi Nerone ne ridusse l'angusto dominio a condizione di provincia {Provincia Alpiuni Cottiarum), che i Romani governarono a mezzo di prefetti fino al 447 ^

^ Il Fities terrae Cottii nelle carte dei tempi di mezzo trovasi alterato in Finestellne, FenesfeUae, e Finestrellae, Feiiestrellae, per la diversa maniera di pronunziarlo usata dalle confinanti popolazioni di due alterate lingue diverse, italiana e francese.

PiLOT, Recherches sur les ctntiquités dti Dauphiné, p. 246.

6 Alberto Talmoii,

Posteriormente, dopo infinite vicende e invasioni di Vandali, Unni, Goti, Ostrogoti, il luogo di Fenestrelle e gli altri della valle cliisonana sotto i Longobardi fecero parte del Ducato di Torino, e sotto i Caro- lingi appartennero ai Marchesi di Susa, conti di Torino, jierehé il Du- cato e Comitato di Torino si estendevano sino ai gioghi dell'Iserano, del Moncenisio e del Monginevra.

Estinti i Carolingi, Val Chisone e le altre valli Pinerolesi furono sotto la signoria dei Marchesi d'Ivi^ea, quali conti di Torino, e dopo il 950 (quando la marca d'Ivrea fu da Berengario smembrata in quattro) fecero parte della marca d'Italia, la quale comprendeva le contee di Torino, Saluzzo, Mondovì, Asti, Alba, Albenga e Ventimiglia. Nel sec. XI ne acquistarono il dominio i Conti di Savoia pel matrimonio di Oddone colla grande Marchesa Adelaide.

La marchesa Adelaide donò la pili parte di Val Chisone all'Abbadia pinerolese di S. Maria: nell'atto di fondazione dell'Abbadia dell' 8 set- tembre 1064 e nell'altro di donazione alla medesima in data 5 maggio 1078, sono già espressamente nominati i villaggi de Villareto (Villaretto), Mentale (Mentoulles), Fenestrella (Fenestrellae), Uxello (Usseaux), Balbo- tera (Balboutet), Porrera o Porraria (Pourrières), Frassena o Fraxena (Praisse), Pratagelada o Pratogelada (Pragelato) usque ad Petram Sextariam o Sestrera (Sestrières). Gli abitanti professavano la religione cattolica, giacché la marchesa Adelaide vi eresse quatti'O Chiese sog- gette dal Papa Urbano II e per consenso del vescovo di Torino Guiberto I alla giurisdizione del Prevosto d'Oulx.

In Val Chisone sembra sia da escludersi la presenza di famiglie be- neficiarie, a meno che si voglia ammettere che il paese del Bec-Dauphin a Sestrières costituisse un grande benefizio dei Conti d'Albonne, signori del Deltìnato, sin dall'epoca della donazione di Adelaide all'Abbazia Pinerolese. Infatti l'essere la valle soggetta spiritualmente ad un altro monastero, quello di S. Lorenzo d'Oulx, cenobio delfinasco, spiegherebbe tino a un certo punto l'intromissione dei Delfini in Val Chisone : costoro dopo il 1064, non curandosi degli alti diritti signorili degli abati pi- nerolesi, cominciarono a poco a poco ad assoggettarsi direttamente quella regione, la quale verso la fine del secolo XII fu staccata defi- nitivamente dal dominio abbaziale (dal Conte Guigo II detto il Grosso) e riunita al Delfinato di cui fece parte per più di cinque secoli ^

* PiTTAVJNO, Cronaca di Pragelato cit., pag. 8.

Saggio sul dialetto di Pragelato 7

Il dominio dei conti d'Albonne, detti poscia Delfini di Vienna, giunse fino un po' sopra Perosa, dove rimase il nome ad una rupe chiamata Bec-Dauphin.

Pu appunto nel procelloso tempo in cui i Delfini di Vienna s'inse- diarono nella valle, o poco dopo, che i Valdesi, cosi detti presumibil- mente da Pietro Valdo, vennero a ricoverarsi nei mal certi confini del Delfinato e del Piemonte. Questi dissidenti, gli " Hmniliati vel Pauperes de Lugduni „, sbanditi dalla diocesi di Lione dall'arcivescovo Bales- Mays e condannati da Alessandro III nel Concilio Laterano del 1179, verso il 1183 si rifugiarono nel Delfinato, donde si introdussero nella valle di Pragelato negli anni tra il 1188 e il 1207, giungendo fino al villaggio di Porte. Col tempo crebbero di numero coi nuovi venuti e da Pragelato, loro centro primitivo, si diffusero nelle valli di Luserna, Angrogna, Frassinière, Louisa, e più tardi in quelle di S. Martino e di Brianzone.

Questa immigrazione, cominciata verso la fine del secolo XII, dovette toccare il suo apogeo al tempo della crociata contro gli Albigesi, ossia tra il 1209 e 1229. " C'est dans ces vallées que les Vaudois et les AI- bigeois trouvèi-ent la liberté qu'on leur refusait ailleurs, ils s'y réfu- gièrent et persuadés qu'il était impossible de les vaincre dans des lieux presque inaccessibles qui étant très fort par la nature, n'avaient pour avenues que des défilés assez étroits ^

Parecchie circostanze di tempo e di luogo favorirono l'immigrazione e la permanenza dei dissidenti in Val Chisone : La posizione topo- grafica della Valle, che offre in alcuni luoghi rifugi sicuri e di difficile accesso (tali sarebbero la Troncea, i Seytes, le montagne di Laux e Bouroet); I dissidi tra i prevosti della Congregazione ulciese ed i vescovi di Torino per ragioni di giurisdizione, nei quali dissidi i primi si appellarono (1231) all'arcivescovo di Milano, di cui erano suf- fraganei tutti i vescovi del Piemonte; Le nuove idee religiose diffuse da Pietro di Bruys, Enrico di Losanna e Claudio vescovo di Torino, le eresie dei Catari che dovettero in queste vallate alpine pre- parare un ambiente favorevole ai dissidenti.

I Valdesi furono tollerati dai Delfini di Vienna, padroni della valle fino al 1349, nel qual anno l'ultimo di loro, Umberto II, cedette Val Chisone col resto del Delfinato alla Corona francese. I re di Francia

r. Benoist, Histoire des Albigeois et Vaudois, Parigi, toni. Il, p. 234.

8 Alberto Talmoii,

imperarono nella valle (che dii^endeva dal vibaliaggio di Brianzone e dalla generalità di Grenoble) fino al 1718, allorché per il trattato di Utrecht venne a far parte dei domini di Casa Savoia, con re Vittorio Amedeo II.

3. Le condizioni storiche in cui vissero gli abitanti di Val Chisone, stata per oltre cinque secoli (1191-1713) in dizione dei Delfini di Vienna indi dei re di Francia, determinarono necessariamente una singolare so- miglianza fra i dialetti della valle e quelli d'Oltralpe. Tre fatti pongono in sicura luce questa evoluzione linguistica: L'immigrazione dei Valdesi; La lunga permanenza della valle chisonana sotto il do- minio francese ; Le antiche, facili e frequentatissime comunicazioni tra questa regione e il Delfinato.

I Valdesi, valicando le Alpi, recarono seco non solo le loro idee re- ligiose, ma anche i loro costumi ed il loro idioma. Nessuno può dubi- tare dell'importanza di questa immigrazione dal punto di vista storico e linguistico, perché la fusione di queste genti transalpine cogli abitanti del versante orientale delle Alpi Cozie portò di necessità alla fusione più 0 meno completa del loro linguaggio.

Inoltre Val Chisone, come la valle d'Oulx e di Cesana, ceduta col Delfinato alla Francia nel 1349 e rimasta sotto lo scettro di quei re fino al 1713, dovette necessariamente e forzatamente assumere il fran- cese come lingua ufficiale e colta. Contribuì pure a staccarla linguisti- camente dall'Italia l'essere la celebre prevostura d'Oulx stata disgiunta sullo scorcio del secolo XII dal Vescovato di Torino, e, dopo alcun tempo d'indipendenza, l'averla aggregata alla Diocesi d'Embrun.

Ritornata questa valle all'Italia colla pace d'Utrecht, il governo Sa- baudo non sanzionò, ma tollerò l'uso del francese, avendo sullo scorcio dell'ultimo secolo quei valligiani ricorso onde ciò fosse decretato dal re. Il Consiglio osservò non esservene d'uopo, poiché le RR. Costituzioni libro II, tit. II, § 5 non vietano l'uso della lingua volgare, e non lo vieta neppure il Reg. dei Notai, tit. VI, § 5; inoltre provvedervi il R. Viglietto alla Camera del 27 febbraio 1720 che ordina abbiano ad essere in francese i decreti, ordinati ed atti per la Savoia ed altre valli A ciò s'aggiunga che i Duchi di Savoia erano a quell'epoca principi tanto francesi quanto italiani, perché una parte dei loro stati era fran- cese: di più allora non si perseguitavano le nazionalità, perché il prin-

Saggio sul dialetto di Prngelato 9

cipio di nazionalità non era ancor formato. Decreti, ordinanze ed atti relativi a questa valle continuarono dunque ad essere redatti in francese.

A questa tolleranza un'altra se n'aggiunse: si permise che le parrocchie di Val Chisone rimanessero sotto la giurisdizione del vescovo d'Embrun fino al 1748, anno in cui venne eretta a vescovado la Chiesa di Pine- rolo. Essendo poi stato eletto a primo vescovo D. Giambattista Orlier dei Marchesi di St.-Innocent, già prevosto d'Oulx e che aveva ricevuto un'educazione francese, egli ebbe, com'è ben naturale, predilezione per la sua lingua materna: e questa è la ragione per cui non intese ad italianizzare quelle parrocchie. Il suo successore fu un italiano. Mon- signor Grimaldi, ma stette in soglio solo tre anni, essendo il Vescovado di Pinerolo stato soppresso dai Francesi nel 1802. Ristabilito dai Reali di Savoia nel 1817 allo scopo di convertire al Cattolicismo i Valdesi, la cui lingua scolastica e liturgica è la francese, per questa intenzione di i^ropaganda si elessero sempre Savoiardi al seggio episcopale di Pi- nerolo, sebbene dal 1772, data della erezione del Vescovato di Susa, a cui si ascrissero le parrocchie dei mandamenti di Susa e di Cesana, più non avesse che nella sola valle del Chisone parrocchie di lingua fran- cese. Quindi a Mons. Bigez, nato a Balme de Thuy e già vicario gene- rale di Annecy, successe nel 1824 Mons. Rey, nato a Belleveaux nel Chiablese e già vicario generale di Chambéry, ed a questo nel 1832 Mons. Charvaz, nato a Hautecour e già vicario generale di Chambéry. Solo nel 1849, cioè dopo la promulgazione dello Statuto, venne eletto a questo seggio un italiano, Mons. Renaldi di Torino.

Ecco come nel mandamento di FenestreUe non solo si continuò a usare il francese, ma ancora come l'azione episcopale influì a radicar- velo ^

Dopo il 1861 il governo italiano intese a italianizzare questa regione, e qui il compito gli fu tanto più facile in quanto non ebbe a urtare contro una massa compatta e numerosa come gli abitanti di Val d'Aosta, e in quanto queste località dipendono ecclesiasticamente da vescovati italiani. L'insegnamento scolastico diffonde l'italiano tra le giovani ge- nerazioni; il servizio militai-e e le relazioni coll'Italia aumentano la influenza della lingua politica. Nullameno il francese continuò ad essere

' Vegezzi-Ruscalla. Diritto e necessità ecc. cit., pag. 34 seg.

10 Alberto Talinon,

la lingua del pergamo e in seno alla Chiesa non decadde che lenta- mente: a Pragelato i parroci di Traverses e Raa predicano tuttora in francese.

Tutti gli abitanti intendono e parlano il francese oltre il " patois locale: le persone d'età matura parlano pili volentieri il francese che l'italiano, ma la generazione giovane cresciuta ed educata italianamente, già preferisce la lingua nazionale. Il ceto agiato parla ugualmente bene il francese e l'italiano : i vecchi e le donne preferiscono all'italiano il francese che resta la loro lingua materna. Inoltre tutti i valligiani in- tendono il piemontese, e moltissimi anzi lo parlano correntemente : ma è importante notare che nelle località più discoste dalle vie di comuni- cazione il francese ed il " patois , locale sono gl'idiomi predominanti, e che questi " patois man mano che si risale la valle, si presentano sempre più affini al delfinese.

E qui occorre appena ricordare che Val Chisone à col Delfinato an- tiche, facili e frequentatissime comunicazioni. La via che sin dai tempi della repubblica per Val Chisone e il Monginevra condueeva nelle Gallio, fu praticata dai Romani assai prima di quella di Susa, passante per Oulx per il detto Monginevra, e non cessò d'esser frequentata anche dopo che il prefetto Cozio fece riattare e rendere molto agevole que- st'ultima. Anzi l'importanza della strada preaccennata dovette aumentare quando la valle fu unita al Delfinato, di cui fece parte per oltre cinque secoli (1191-1713). Quindi, oltre i rapporti politici ed amministrativi, un rapporto costante esistette sempre fra questi due paesi limitrofi : il commercio.

S'aggiunga che in Francia, particolarmente su Marsiglia, St.-Etienne, Grenoble e Parigi stesso, è diretta l'emigrazione temporanea del paese: ed è sopratutto la gioventù che emigra Oltralpe in cerca di fortuna. Le donzelle ritornano dopo aver raggranellato una somuìa che loro per- metta d'andare a marito più facilmente o di vivere delle loro economie. I giovani vanno a cercar lavoro in Francia soprattutto nella stagione invernale, quando il suolo non à più bisogno delle loro braccia e ritor- nano al cominciare dell'estate. Altri invece non ritornano che dopo pa- recchi anni, quando hanno ammassato un discreto peculio: ben pochi fissano stabile dimora in paesi stranieri.

In confronto con questa emigrazione temporanea, ben poca importanza à l'emigrazione permanente: come quella dell'Italia Settentrionale, è diretta

Saggio sul dialetto di Pragelato 11

all'America del Sud, soprattutto verso la Repubblica Argentina e su Buenos- Ayres e Monte video '.

4. Riassumendo : molte cause, influenza di relazioni politiche, com- merciali e di cultura, nonché la probabile parentela etnica, concorsero ad assimilare le popolazioni dei versanti orientale ed occidentale delle Alpi Cozie ed a portai'e una singolare somiglianza fra i loro dialetti.

Infatti i dialetti dell'Alta Val Chisone appaiono affini a quelli degli immediati dintorni di Brian^on, comprese le valli della Clairée o Val- des-Prés e della Guisane o di Mouétier; questa affinità doveva essere maggiore ìa passato, prima che la frontiera tra Delfinato e Piemonte fosse portata sulla cresta delle Alpi, a causa dell'influenza rispettiva- mente sugli uni del francese, sugli altri del piemontese e delFitaliano.

Fra questi dialetti dell'Alta Val Chisone il pili caratteristico è certa- mente il pragelatese, che più d'ogni altro mantenne la sua aflfininità col Delfinese, essendo Pragelato più prossimo alla frontiera ed avendo coi paesi d'Oltralpe più facili e frequenti relazioni. Certo il dialetto di Pragelato à pure elementi comuni col pedemontano, ma in numero ben scarso risultano quelli che si possono con certezza considerare importati

^ La popolazione del mandamento di Fenestrelle (comprendente i comuni di Meano, Roure, MeutouUes, Fenestrelle, Usseaux e Pragelato), secondo il censimento del 1901-1902, è di residenza legale 9795, residenza di fatto 8157, COSI ripartita :

Me.iiio

Roiire

Menloullps

Fenestrelle

Usseaux

Pratjelato

Pop. resid. legale

563

3753

938

1428

1203

1910

Pop. resid. di fatto

561

'2731

877

1359

917

1712

Il comune di Pragelato (anticamente Pratagelada, Pratogelada, nel dialetto locale Prazala') è il pili vicino alla frontiera. Consta di venti frazioni : Ruà, Souchères-Basses, Grand Puy, Faussimagne, Souchères-Hautes, Rif, River, Granges, Allevé, Traverses, Villar Damnnt, Pian, Pattemouche, Due, Chesal, Sestrières, Lavai, Jousseaud, Trunchié e Seytes. La seconda e le quattro ultime di queste frazioni trovansi a destra del Chisone, tutte le altre a sinistra. Le sopraccennate frazioni sono distribuite in tre parrocchie : quella di Ruà che comprende le nove prime, quella di Traverses che ne com- prende sette, e quella di Lavai che abbraccia le quattro ultime frazioni.

Per notizie pili dettagliate su Val Chisone e Pragelato v. L'Alta Valle del Chisone (Guide alpine del Pinerolese illustrate), Pinerolo, Tip. Sociale, 1912.

12 Alberto Talmon,

dal Piemonte, come dipendenti da influenza di rapporti politici, com- merciali e di coltura, che il Piemonte abbia avuto nella valle.

11 dialetto di Pragelato non si vanta, come il Valdese, d'avere una letteratura, ma sorgere una interessante questione linguistica. Dalla notizia che Pragelato sia stato il centro primitivo e come la culla dei Valdesi italiani e il punto di partenza di loro colonie in Italia e fuori e dall'altra notizia che di appunto provengano tutti i loro libri reli- giosi che si trovano ora sparsi in Francia, Svizzera ed Inghilterra, alcuni supposero che il dialetto pragelatese sia base del valdese lette- rario. Ma il vero è come à osservato il Morosi (AGIt. XI, p. 311)

che il dialetto di Pragelato diverge bensì, e in alcuni punti note- volmente, dal valdese odierno, ma non mostra però più punti di con- tatto col valdese letterario di quanti ne mostri il valdese odierno.

E ben a ragione il Morosi esclude che il dialetto di Pragelato possa pretendere a formare col valdese una sola famiglia. Infatti la differenza tra i riflessi deìVa atono finale, che nel pragelatese è (? e nel valdese o, è fondamentale. Per tacere di altre divergenze son pur notevoli le se- guenti : l'esito del e {-\- a), del g (4- «; e, i) iniziali e interni dopo consonante, nel valdese è rispettivamente e, g, mentre nel pragelatese è 0, ~; Vn intervocalico diede nel vald. n velare (n), mentre nel pragelatese rimase dentale; i riflessi au eau dalla formola ^11 -\- voc -\- cons., normali nel pragelatese per l'obliquo plurale, non s'incontrano nel valdese.

Il dialetto di Pragelato quindi non è da porsi nel novero degl'idiomi nettamente provenzali: esso à pili della lingua d'oc che della lingua d'o*7, ma l'influenza dei vicini dialetti franco-provenzali è evidente.

I fenomeni linguistici sovraccennati ci riconducono ad una caratteri- stica notevole del " patois pragelatese: ricchezza di arcaismi. Cfr. zansiin afr. tchanson , zambrs afr. tchamhre ; zardin afr. djardin zurn afr. djorn ; garait afr. guarait ; lafk afr. lare ; sani: afr. sane, zeriere afr. cliaiere, seje afr. seie, Kreire afr. creire, priimiB afr. prumier;

erner, (fr. m. éreinter) che s'incontra in Ba'if, Belleau, Rousard, ed astelle scheggia, besson gemello, ouUe marmitta, ecc. usati dagli scrit- tori del secolo XVI, e besson anche da G. Sand, anno i loro corrispon- denti nel dialetto: ema, ^t§l§, b^sihl, '^^f; - il trittongo eau si pro- nunzia ancora sciolto: beau belli, reati vitelli, ecc., benché presso la generazione giovane sia già ridotto al dittongo ati : bau, vau.

ARCHIVIO GLOTTOLOGICO, voi. XVIII

A. Talmon.

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Saggio sul dialetto di Pragelato 13

Quindi, per i caratteri arcaici del suo dialetto, e per la sua posi- zione, sul limitai-e della regione, abitata da popoli di lingua franco-pro- venzale, la valle di Pragelato presenta un delicato quanto interessante campo agli studi di dialettologia romanza.

5. Fonti. La presente descrizione del dialetto pragelatese è in massima parte frutto d'indagini orali. Unica fonte scritta esistente e degna di menzione è l'opuscoletto del Prof. P. Bert: Le patois de la haute vallèe chi Cluson (Mortara 1907), che notizie generalmente esatte, ma assai sommarie. La Parabola del Biondelli {Dialetti gallo- italici, Milano, 1853) è nel dialetto di Fenestrelle, non nel pragelatese vero e proprio.

14

Alberto Talmoii,

Descrizione del dialetto di Pragelato

note (li nilìroiilo coIIp iiriiicipiili viirielà (lial?t(ali (ifiralla l'alle del (lliisoiie.

Sommario. Capo I. Indicazioni fonetiche e trascrizioni. Capo li. Ap- punti di fonetica storico-descrittiva. Capo III. Appunti di morfologia. Capo IV. Appunti sintattici. Capo V. Saggi letterari in grafia fonetica.

Capo I. Indicazioni fonetiche e trascrizioni.

1. Consonanti.

Il dialetto di Pragelato possiede i seguenti elementi conso- nantici ^ :

MOMENTANEE

CONTINUE

Esplosive

Schiacciate

Fric^

iti ve

Vibranti

^

U

u o

p o

H O

m .

2

o a o

CD

Ti

u

?

o

a -

o

co

é

Postpalatine . .

k

g

ìi

Mediopalatiue

j,Lv

l

n

Prepalatine . .

e

9

V r

Alveolari . . .

t

d

z

ì

S

f

1

n

Labiali ....

V

h

'

V {% u]

ni

^ [Come ò proposto nel voi. precedente, il tondo in questi prospetti indica elemento fonetico di valore identico al toscano].

Saggio sul dialetto di Pragelato 15

a) Momentanee.

K\ (j. Come nel toscano sono gutturali dinanzi alle vo- cali a, 0, II, ma in contatto con una vocale della serie prepala- tina l'articolazione subisce uno spostamento in avanti e diventa p r e g u 1 1 u r a 1 e.

è, g. Sono più avanzate che nel toscano.

t, d. Le dentali anno articolazione meno avanzata che nel toscano: t e d nel dialetto sono alveolari.

z, i. Momentanee ed alveolari come nel toscano. Giova notare che z e i costituiscono un criterio distintivo tra il dialetto pragelatese vero e proprio ed il dialetto di Fene- strelle, poiché dove il dial. di Pragelato k z e i quello di Fe- nestrelle à rispettivamente e e g.

p, h. Per le bilabiali p e b nulla da notare.

b) Continue.

I. Fricative.

s, /. Vale l'osservazione fatta per le esplosive dentali: nella pronunzia delle fricative s e / la lingua non oltrepassa la re- gione alveolare.

Manca la fricativa palatina s, sostituita in ogni caso da s.

f, e. Le labiodentali f e v anno pronunzia identica alle cor- rispondenti toscane: però v è leggermente articolato e passa facilmente a u bilabiale.

;, i. Come nel toscano ; la zona d'articolazione sembra però variare alquanto secondo la posizione nella parola. li, u. Suonano come nel francese [lui, oui).

16 Alberto Talinon,

II. Liquide.

l. Il dialetto possiede tre varietà di L:

1) l alveolare come nel toscano;

2) /'; il cosidetto l mouillé, con pronunzia che sembra iden- tica alla toscana corrispondente;

3) l volgente a pronunzia faucale. Per pronunziare questo l si appoggia la punta della lingua contro il centro del palato e si fa in séguito ricadere con forza.

r. Il dialetto pragelatese possiede due varietà di B:

1) r vibrante, prepalatale come nel toscano.

2) r semivibrante, che volge o par volgere a pronunzia faucale. Il luogo dell'articolazione è più indietro che quello di r comune, la punta della lingua è rivolta verso il postpalato : perciò, essendo un elemento invertito, lo indico con r. Nella pronunzia di esso però la punta della lingua invece di vibrare viene come sfiorata dalla corrente espiratoria, r volge ad r nelle stesse condizioni che l ad /; inoltre r à suono assai affine a ^: la differenza non è facilmente percettibile da chi non conosce bene i nostri dialetti.

III. Nasali.

71. E alveolare come le esplosive t e d.

n. iV finale o seguita da consonante che non sia dentale prende un suono velare, w, che s'articola come nel toscano in anca. Seguita invece da una dentale, w, per quanto indebolita, par conservare la sua articolazione alveolare. E importante osservare che coll'w velare {ii) s'accompagna un aumento, ossia un doppio grado di nasalizzazione della vocale precedente.

Saggio sul dialetto di Pragelato 17

7Ì. Come nel toscano.

m. Non perde mai, fuorché in pochi casi di finale, la sua articolazione bilabiale.

2. Tocali.

11 sistema vocalico del dialetto pragelatese si può approssi- mativamente rappresentare nel modo seguente:

\

/

i*\

0

/e

?\

f

/e

?\

/?

«^

\y

'a

a. Come si vede dallo schema suesposto, la gamma dellV; à tre varietà :

1) a medio, come nel fr. patte-,

2) a con suono oscuro tra Va e Vo e costantemente lungo (a labio-velare);

3) à con suono tra Va e Ve [a palatino).

e. La gamma dellV è la pili ricca di sfumature. Si pro- nunzia :

1) e un po' meno aperto che Tital. è;

2) e semichiuso e lungo;

3) e come l'ital. é;

4) e atono evanescente, che assume un colorito piuttosto oscuro come Ve muto francese.

0. Come il fr. en in peur.

0. Le varietà sono minori che in e: Vo e Vo suonano come nell'ital. porto, pota.

u. Il dialetto possiede le vocali normali u, u e le altera- zioni palatine ii^ ù:

1) u stretto come il fr. ou in sou ;

Archivio glottol. ital., XVIII. 2

18 Alberto Talmon,

2) Il largo, pronunziato senza avanzamento arrotonda- mento delle labbra ;

0) il come il fr. (7 in natiìre;

4) ù pronunziato quasi come //, colla differenza che non è accompagnato da arrotondamento delle labbra e la lingua è- meno innalzata.

i. È stretto come nell'ital. nido.

Per quanto concerne la quantità si osservi: Sono sempre lunghe, com'è sopra osservato: «, e. Sono sempre brevi: à, e.

Possono essere lunghe o brevi secondo la posizione nella pa- rola o l'etimologia: a; e, e\ o, g, 6; i; il, il, u, il.

3. Tendenze del dialetto.

Nel complesso dei suoni, il dialetto pragelatese presenta i caratteri del grande gruppo a cui appartiene, onde le sue note più salienti si possono brevemente cosi riassumere :

1) Tendenza alle articolazioni rattratte: tendenza che si manifesta, nel vocalismo, col colorito palatino assunto da alcune vocali {à, ò, il, ù), nel consonantismo, nella formazione delle con- sonanti z, i, e, g, /', n.

2) Tendenza alla riduzione e caduta delle vocali atone e delle consonanti in posizione debole, e ai noti fenomeni di palatalizzazione, nasalizzazione ecc.

3) Tendenza allo scempiamento delle consonanti lunghe.

4) Tendenza a dare grande preponderanza e lunghezza alla tonica a detrimento delle atone.

4. Accento e quantità.

Avvertenze: L'accento sarà segnato in iato e negli ossi- toni, ed omesso nei parossitoni. Per convenzione s'intenderà breve la vocale non provvista di segni di quantità; saranno in- vece segnate le vocali lunghe, fuorché «, e, costantemente lunghe.

Saggio sul dialetto di Pragelato 19

Capo II. Appunti di fonetica storico-descrittiva.

I.

VOCALISMO

Sintesi del vocalismo tonico.

a) Tocali.

Parossitoni: In sillaba scoperta tutte le vocali rag- giungono il loro pieno sviluppo, che si manifesta colla lunghezza e con tracce di dittongamento. In sillaba coperta invece le vocali anno in generale tendenza alla conservazione. Muta -{- li- quida fa sempre occlusione di sillaba. Cfr. :

A E 0 E ' 0 I U

e < ...

in sili, scoperta a («) f (e ) <) (g) e, e {e) ù [u) ì (i) il (ù) , coperta a e g e, e i^ i ù

Pro parossitoni. La tonica dei proparossitoni, per la caduta della prosemitonica, si comporta come la vocale in posi- zione dei parossitoni. I casi contrari sono dovuti a ritardo di caduta.

Ossitoni. Men pieno è lo sviluppo delle vocali trovatesi di buon'ora in finale assoluta : a, e, o, e, u, i, ù, di contro ad a, f, 0, e, ù, l ii, di parossitoni.

Influsso di consonanti. 1. Influsso di liquida: a) Per- spicuo influsso esercita l libero su piecedenti e [fé^l, >népi), e {féàie,

20 Alberto Talmon,

péai), i [fifi, abriel), il {miìel)\ ed l -\- cons. su precedente e che divenne m {*bels, "^beah, heaus) b) Pur notevole è l'azione regressiva di rr interno e finale ed r -\- cons. finale, azione che si manifesta con un aumento di quantità e di chiarezza della vocale: tère terra, gère guerra; pàrt parte, pèrt perde, i-erp verme, ecc.

2. Influsso di palatale: a) Una palatale seguente non eser- cita la sua azione che su a (di', nòje. ketit, neiit li'iek, fi'iek). b) Una palatale precedente non esercita la sua azione che su pochi casi di e {slne, sire, pai).

3. Influsso di labiale. Cospicuo è l'influsso di labiale sulla vocale precedente o [dbrti, krobu nati, pian, mau bliu, mi). Inoltre una labiale seguente esercita pure la sua azione in alcuni casi su i [simii, lupi) ed e {tiuh>, fiure, l'aure).

4. Influsso di nasale: a) Ogni vocale seguita da nasale sco- perta 0 coperta, interna o finale viene nasalizzata. La nasaliz- zazione però è meno forte che nel francese e le vocali e, i, anche pronunziandosi nasali, conservano il loro valore alfabetico. La nasalità aumenta d'un grado dinanzi a n velare (w). b) I dit- tonghi sotto l'influenza di nasale si riducono: *aunita unte, *a u n e u 1 u unkle, *f a u n t fan, v a u n t van.

Vocali in iato.

È da notare qui che il dialetto presenta un gran numero di iati. I pili comuni sono te, ée, éà : -ie -iere -ariu -aria; -éei -el; -éàle -eia, -éài -ilu; -teir -Ile, /eie -il la.

Saggio sul dialetto di Pragelato 21

l) Dittonghi,

a) Dittoughi discendenti.

ai. Il ditt. ai che si pronunzia come nell'it. mai, general- mente si trova in sillaba tonica : aige acqua, maigre magro, paire padre, maire madre.

ei. Il ditt. ei tonico si pronunzia ei: gleife chiesa, kreisre crescere, feisre tessere; divenuto atono mutasi in ei: kreisén cre- sciamo, teisén tessiamo.

ui. Il ditt. ni in cui il primo elemento è n (stretto) tro- vasi tanto in sillaba tonica quanto in sillaba atona: uire otre, naif e noce, puifùn potione veleno, enguifà angosciato.

eil. Il ditt. eii, che si pronunzia ew, trovasi solo in sillaba tonica: ketise coscia, keilt cotto, neiit notte.

CO' 'e 'e

au. Il ditt. ali si compone d'un a medio e d'un u un po' largo; trovasi generalmente in sillaba tonica: autre altro, zaut caldo, planre piovere, maure muovere, salirne sagma.

eu. Questo dittongo si compone d'un e e d'un u un po' largo; trovasi tanto alla tonica quanto all'atona: heure bere, deure do- vere, beuréik berrò, deuréik dovrò.

III. V. qui sotto.

/?) Dittonghi ascendenti.

m. Questo dittongo in cui il secondo elemento è u stretto trovasi nel dialetto di Fenestrelle tanto in sillaba tonica quanto in sillaba atona : fiure febbre, fin-te tegola, viulete violetta, viuhin violino. Nel dial, di Pragelato il dittongo tonico è discen- dente: fiure febbre, tiuh tegola.

ici. Il secondo elemento di questo dittongo suona a (medio) tanto alla tonica quanto all'atona: viaie viaggio, tiande vi- venda fr. viande, enfiala' infilare.

22 Alberto Talmon,

ie. Si pronunzia;/^: vierie vergine, sierie cereu, fr. cierge, vi^ie vice (afr. feiz.).

e) Trittonghi.

^c'ni. Il trittongo eau suona ancora sciolto presso i vecchi: beau, belli, veaii vitelli, zapeàu cappelli. Ma è già ridotto ad au presso la generazione giovane: bau, vau, zapàu.

iau. Presso Fenestrelle in luogo di eau si ha pure iau: biaus belli, viaus vitelli, zap'iàus cappelli.

Fenomeni attinenti le singole vocali toniche.

1. L'a tonico scoperto si riflette per a dinanzi a con- tinua e in finale di data recente («); ma rimane intatto dinanzi a momentanea interna e in finale di data antica (/?). Es. :

a) fave fava, sàve sapa linfa, limàse lumaca; amar amaro, klàr chiaro, mar mare; egà'i uguale, mal male, sài sale; sàp sapit sa, làk lago; naso, raso, /a ^'fas, facis, va *vas, vadis; inf. a' -are, zanta cantare, purtà' portare, anà' andare. dei part. e sost. in -ata è dovuto a fusione dell'a tonico colla vocale finale per caduta del t interno: a -a(t)a: zantà' cantata, purta portata, lurnà' giornata, rufà' rugiada. Sono di provenienza provenzale: salade insalata, kamarade camerata.

/3) rabe rapa, sabu *sapo, so, sabi sapis, sai; bnnta bontà, sandd sanità. estate, a -atu: zantà cantato, purtà portato; a -atis: zantà cantate, /««r^a portate, con cui consuona la 2'' pi. dell'imperat. : zantà cantate, purtà portate.

2. L'a tonico coperto rimane normalmente intatto (a), ma si riflette per a in sillaba finale scoperta per scempiamente di

Saggio sul dialetto di Pragelato 23

consonante lunga e quando in origine si trovava dinanzi a ss ■e s -\- cons. (/3). Es.:

a) garde guardia, azate accaptat afr. achate, vaze vacca, sape zappa; aihre albero, zahre capra, lahre labbro, sahle sabbia ; sar\e *sarica afr. sarge, esparie afr. esparge, asparago, malate malato; aie -a ti cu: suvaie selvaggio, viala~e villaggio, c^?<wa;^e damnati cu afr. damage. Ma a è lungo dinanzi a 7- -\- cons. finale : ])art parte, lark largo, lart lardo.

/?) drap drappo, burà't buratto, sàk sacco, zavà'l cavallo ; ^rà grasso, gràse grassa, basso, base bassa, jì^H pasta, àne asino,

3. Incontro di semioocali. Importa notare la stabilità di a tonico dinanzi alle semivocali / u di qualunque provenienza. Es.:

Dinanzi a i consonantico [j) : braja calzoni, paje paga, kaje cacat; in dittongo: jhoì maggio, /«t facit. Hai ecce-illac isai ecce-hac, garait *varactum afr. guarait, /«ìY fatto, lait latte, plaire piacere, bai/e bacio, maigri^ magro, aigre acre, aige acqua, aigle aquila, fraise frassino, afr. fraisne. Ma il ditt. ai passa a ei in leisu lascio, forse per influenza letteraria.

Dinanzi a u: fan faccio e faggio, saiit salto, aut alto, zaut caldo, zau cavolo, zause calza, fan falso, faiise falsa, tanle ta- vola, autre altro.

4. Influsso di palatale. 1) -i tonico rimane intatto dopo palatale. L'g di zeire cadere dovette prodursi fuori d'accento. Ol'inf. dei verbi di l"* coniug. e tutte le forme verbali dove ri- corre a tonico preceduto da palatale non si distinguono in alcuna maniera dall'esito cui non precede palatale. Es. : vel'a vegliare, w»i-«' mangiare, ;i;w:{;a' giudicare, tuza toccare; a -ata (part. e sost.) minia', lUià' , tuza oel'a la veglia, arana ragnatela; -a -a tu, minia, lillà, tuza; -a -atis: vii minia, luià, tuza, travata voi mangiate, giudicate, toccate, lavorate; -a -ate:

24 Alberto Talmon,

minia, lillà ,tuza, trapala; impf. ind. miìiiàvu, liiiàvu, tuzàvu, travat àou.

2) In presenza di elementi palatali susseguenti a tonico ri- mane intatto nella penultima: paVe paglia, mal' e maglia, hatal'e battaglia, muntane montagna, kampane campagna; ma suona à nella finale: al' aglio, dal' falce, tal' taglio, batà'l' batacchio, ba./i bagno, età'n stagno, arà'n ragno.

o) Suffissi -ariu -aria. Danno rispettivamente -te -fere. Bs. : prilmt'f, primariu, afr. prumler, prihnìere primaria; ber- le berbi caria, afr. bergier. ber:ìere ber bi caria; le^ie . leziere le via ri u, le vi aria; sursie surslere sortiariu sor- t i a r i a ; lanvie j a n u a r i u, feurle f e b r u a r i u ; pumie p o m a - riu, abili' ie api cui ariu, fuie focariu; zndiele caldaia, mutiere mucchio di zolle (== muta), zuh'ere piantagione di ca- voli, kartiere antica misura di capacità. Ancora: briere brughiera, priere preghiera, fere aia. D'origine dotta: seminère semi- nario, aversère avversario, kiintrère contrario.

Nel dial. di Fenestrelle il riflesso di -ariu -aria è rispetti- vamente -ie -iere: priìmié, prihniere, sursié, sursiere ecc.

b. Influsso di nasale. 1) In sillaba scoperta: All'interno suona à: lane lana, semàne settimana, rane rana, f untane. In finale suona a breve, assai vibrato dinanzi ad n: man mano, pan pane, gran grano, demàn domani; à dinanzi a m: l'àm letame, fàm fame. In sillaba co p erta suona sempre a: A-a^Y^i^^ quaranta, piante pianta, lampe fossa, zambe gamba, zambre camera ; grant grande, zamp campo, sank sangue, blank bianco, bank banco. 2) A tonico preceduto da palatale e seguito da nasale finale libera passa a e: mujén medianu fr. moyen, dujén decano, kretUn cristiano, ansién anziano.

Saggio sul dialetto di Pragelato 25

E ed 0.

E. 6. L'è tonico latino rimane normalmente intatto in sil- laba scoperta e coperta, salve le differenze di quantità secondo la natura della consonante seguente e la posizione nella parola.

1) In sillaba scoperta è lungo dinanzi a consonante continua interna, e in finale assoluta di data recente [a] breve dinanzi a momentanea interna e in finale assoluta di data antica (/?). Es.: a) cru ero, fri eri^ ère era, lèoii levo, levi levi, leve leva; de dieci. /?) tebi tiepido, pe piede; inoltre per per.

2) In sillaba coperta l'esito normale è e breve (a) ma si à e dinanzi a s -]- cons., rr interno e liquida -\- cons. finale {/?). Es.: a) erbe erba, m'asetu mi assetto mi metto a sedere, segu seguo, perdre perdere, pe\e *pedicu calcio, set sette; peire pietra, areire ad-retro, indietro, leire leggere, sirei/e ciliegia, leit letto, mei, mediu. /?) tète testa, fète festa,, j^rese prestia fr. presse, e parimente nfse neptia nipote, pése *celt. petti a, pezza: tère terra, gère guerra, fér (e fere) ferro: enfè'rn inferno, iivè'rn inverno, vèrp verme, defe'rt deserto; kute'l coltello, 2;à^e 7 castello, zapè'l cappello, eklupel scalpello, pel pelle.

7. Condizioni e tracce del dittongo. Il dittongo (e in prage- latese è limitato a pochi casi di e in posizione secondaria: jedre edera, Tiene Stefano, tiede (ali. a tebi), se pur non sono, come sierfe *cereu, cero, vler^e vergine, d'origine letteraria. Altro esempio, pur notevole, è bien usato come avverbio di quantità nel senso di molto: bien de nmneje molta moneta: ma ben bene. Il dittongo non compare in altri casi: però ne sono con- servate tracce cospicue :

a) Dinanzi a r scoperto, ove diventa te: ie ieri, f'ie fieno

26 Alberto Talinon,

e nelle voci dotte e analogiche /-etupip vituperio, Pntie intiero, matiere materia.

b) Dinanzi a / scoperto, ove e diventa ée\ /V>^ fiele, méel miele, séel cielo. Allato a ée coesiste pure te di fase pili recente: fiei, miei, slei {Gh\ Bourciez, Frécis hist. de phonétiqiie francaise, §46, Hist.).

() Dinanzi all'elemento labiale u, ove permangono riflessi

di un antico "^ieu: tiule * tieule ieso\?i, mattonella; iìnre *f'eure

febbre ; dm *d/eu dio, l'aure da un antecedente ^lìaure lepre.

Il dial. di Fenestrelle in luogo di -le -fere à costantemente

ie -Hre : ie; fie, fiere: entié, entiere.

8. Influsso di palatale. ìJe tonico dinanzi a palatale suona v se la parola è tronca: veV vecchio, mei' meglio, erve'l' sveglia

ma suona e in parola non tronca: cete vecchia, errel'e risveglia, vene venga, tene tenga, s'empene s'impegna. Cfr. pure nèse la ni- pote, pese pezza.

9. Influsso di velare. Un caso particolare di posizione è quello di e dinanzi a l -^ cons. : dalla combinazione di e passato ad ea, con l vocalizzato in u^ risulta il trittongo eau, ora ridotto ad au. Es.: au -ell(o)s, bau belli, vau vitelli, zapau cappelli, nuvàu novelli, martàu martelli. Tuttavia i vecchi dicono ancora: beau, veau, zapeàu ecc. .

Presso Fenestrelle il riflesso è -eaus, -iaus: beaiis, biaus veaus, viaus zapedus, zapiaus.

10. Influsso di nasale. a) In sillaba scoperta: all'in- terno suona f: venii vengo, vfni vieni, ^f»/< tengo, leni tieni; ma è breve in finale: veu viene, ten tiene, ben bene, reti rem fr. rien.

b) In sillaba coperta è sempre breve: ventre ventre, nu- vpmbre novembre, turmént tormento, ar-iént argento, ^ent gente.

Saggio sul dialetto di Pragelato 27

0. 11. L'o tonico latino rimane normalmente intatto, in sillaba scoperta e coperta, salve le differenze di quantità secondo la natura della consonante seguente e la posizione nella parola. Tracce dell'antico dittongo si anno dinanzi ad elementi palatali.

Es. : 1) In sillaba scoperta: il riflesso è o dinanzi a consonante, che non sia momentanea interna (a) o dinanzi a momentanea interna e in tìnale di data antica (/?). a) rofe rosa, sore sor or, sorella, fore fuori, voi vuole, prove prova; gi -ohi: fìl'ol figlioccio, linso'i lenzuolo, eziro' l scoiattolo, fur- nergi uccello fornaiuolo, ergi somma di covoni stesi sull'aia, fejg'i fagiuolo, vergh vainolo; trgp trova; è) trgbu trovo, trgbi trovi, pg può.

2) In sillaba coperta: pgrte porta, rgze rocca, kgrde corda, forte forte, mgrte morta, katgrfe quattordici, tgrfre torcere, li-qlhe colpo; hgrs corpo; ngse *noptia; grgse grossa, ligie costa, udire nostro, voire vostro. Ma l'esito è ò in finale per caduta di ss: grò grosso, o osso.

12. Influsso di jmlaiale. L'o ton. si turba in presenza di elementi palatali susseguenti:

1) Dinanzi a e, t j diventa o: oc otto; vote voglio, fòl'e foglia; dal' doliu, lutto, urgò'l' orgoglio, ol' occhio, trol' torculu, fr. treni!; irqje troia, noje noia, ^^/qy'f Spiovi a, pioggia, jìarè- ploje parapioggia. 11 pi. oc(u)los diede ol's presso Fene- strelle, ma eu a Pragelato, forse attraverso gli stadi *uel' s '^ueu{s), indi eu.

2) In combinazione con / proveniente da nessi palatali o ton. forma il dittongo eil: nei'it notte, keiìt cotto, veilt vuoto, keiise coscia, enkéil *atque hanc hodie oggi, peil poggio, Grmi Peii Grand Puy (topon.).

3) Seguito da postpalatale o tonico diventa ile: li'iek luogo, filek fuoco, :^ileh giuoco. Analogamente kiter cuoio.

28 Alberto Talmon,

13. Influsso di labiale. 1) Per influsso di labiale seguente 0 diventa o in krobii coprO; afr. cuevre, ijòru apro, afr. cuevre, mohle mobile.

2) Dinanzi all'elemento labiale u s'apre in a e forma il dittongo au: nau-nauvt nuovo-nuova, nau nove, plau piove, inf. plaure, man muove, inf. maure.

3) Bove, ovu divennero nel dialetto hiiu, iiu (Traverses) e beu, ni (Ruà). Ancora: a rjlu io gioco.

14. Influsso di nasale. Essendo ogni o, stretto o largo, se- guito da nasale, passato assai per tempo ad o sul territorio del- l'antica Gallia, non v'è alcuna distinzione a fare tra o ed o che nel dialetto passano costantemente ad u.

E ed 0.

E. L'è tonico scoperto e coperto ebbe nel dialetto un'evo- luzione assai complessa.

15. L'f scoperto si riflette per e, e e: e dinanzi a momentanea:

e) sebt e epa cipolla; feble flebile;

i) -enebre ginepro ; ersebu ricevo, ersebi ricevi ;

e dinanzi a continua e in finale assoluta di data recente (per caduta di continua: r, s):

e) prefe presa, pefe pesa, se kefe si quota; agé avere, sabé sapere, vuigé volere, ve vedere, ve vero, plafé piacere; tre tre, pe peso, pre preso, me mese ;

ì) bevu bevo, bevi bevi, pe pece; vice diede ve nella bassa valle e v'ie^e a Pragelato, da un antecedente ^vei-e;

e in finale assoluta di data antica (ossitoni originari in vo- cale e di formazione romanza per caduta di momentanea):

Saggio sul dialetto di Pragelato 29

e) me m.Q, te te, se se ; huté boleto, sape lariceto, malfé me- leceto; kafé, kanapé\

i) ve vede, de dito, perké perché.

16. In posizione l'esito è generalmente e dinanzi a s {ss e s -\- cons.) e in sillaba finale; ^ in sillaba interna («) e dinanzi a r, ^ -j- cons. {§).

In e: ì) epese spessa, mese messa, arete arista, A-rff^ cresta ; sep ceppo, frek fresco, sék secco, el ille, set ecce-istu, kel eccu-illu; -et -ittu: fil'et Aglietto, miliUé't muletto, valet vassulittu, afr. vaslet.

In e: a) In sillaba interna: e, se/e sedici, afr. seze, deli debiti, fr. dette i, nella risposta di -iti a: karése carezza, tristèse tristezza, j9f/rfs^ pigrizia; e di -itta: zahrete capretta, fìl'ete figlietta; ancora: eie fr. elle, sete fr. cette, keleìv. celle, seze fr. sèdie, nete fr. nette.

^) Dinanzi a r, l -f- cons. si à sempre un e che varia di quantità secondo la posizione nella parola: serkle cerchio, veì'ie verga, seive selva; vèrt verde.

17. Influsso di l libero. E tonico seguito da Hibero diventa éà: téàie tela, zandéàie candela, mutéàle mustela, etéàle *stela, stella; péài pelo.

18. Incontro di semivocale. 1) In combinazione con w, IV tonico forma il dittongo eu: deu deve, mì.deure', heu beve^ inf. heiire, penre pepe, 7ieu neve.

2) Dinanzi alla semivocale /, di qualunque provenienza, passa ad e. In dittongo: rei re, afr. rei, etréit stretto, afr. estreit, freit freddo, afr. freit, teisre tessere, kreisre crescere; se segue vocale, seje seta, afr. seie, kleie *cleta, graticcio, muneje mo- neta. Ma ad Usseaux in luogo di ei si à ai : vai, efrdit, frait, taisre ecc.

30 Alberto Talmon,

19. Influsso di palatale. a) Tn posizione palatina suona e se la parola è tronca: ktinsel' consiglio, siile' t soliculu, paret pariculu paio; ma suona e in parola non tronca: urel't orecchio, knrbel'e e urbi cu la, teìire iìwgexe, enseiiè insegna; s^l'è secchia.

h) Dopo palatale e tonico diventa i in sire cera, sìne cena, mersi mercede, fr. merci, pai paese; rlfin racemu, sarafin saracenu fattucchiere.

20. Influsso di nasale. E tonico seguito da nasale, scoperta e coperta interna e finale, diventa e. a) In sillaba scoperta è lungo nella penultima, breve nella finale, e: rene vena, avene avena, piène piena, pene pena; plen pieno, fr^n freno, fen fieno.

i: daféne dozzina; meii meno, sffi seno. /?j In sillaba coperta è sempre breve: e: rendre vendere, rendre rendere, bìil'fnte bollente; i: mendre minor, trente ''"trinta, trenta, semble sembra, lenge lingua, diamente domenica. Ma rint viginti, dedint *de- de- in tus, dentro, intru entro.

0. 21. L'o tonico e scoperto diventa u dinanzi a cons. che non sia momentanea interna e in finale di data re- cente, u dinanzi a momentanea interna e in finale di data antica r o: pliìru ploro, piango, lire ora, rt^wre allora, epuf e si^osa.; Tir óre: flar fiore, sabh'r sapore, duiFi'r dolore; a -osu: lahl' geloso, neblii' nuvoloso ; ekubu io scopo, nebii nipote.

ù: gàie gola, lup lupo, kuve cova, lUve giovane; krU croce;

lube lupa.

22. In posizione l'o tonico latino diventa il. Es.:

o: fi^rme forma, kiiblé coppia, tnt, tute *tóttu, totta ; urs or(e)s : dulà'rs dolori, flilrs fiori, zaiu'rs calori.

u : rute rotta, furze forca, giite goccia, siirse sorgente ; dubbie

Saggio sul dialetto di Pra gelato 31

doppio, Jiude cubi tu gomito, siiipre solfo nrs orso, x^rn giorno. S"à u dav. .s -f- cons. : kìite costa, krfite crosta.

23. Incontro di semivocale. In combinazione con i, l'ó ton. forma il dittongo ;//: luire Intra, idre otre, nuife noce, kunnisu conosco; suffisso uire -órì-ci: mcizuire masticatoria, mandibola, pp'ze baiinre pertica battitoria, peire emuhiire pietra molatoria. ratf vididre topo volatorio, pipistrello ^

24. Influsso di palatale. In posizione palatina l'o di- venta ti se la parola è tronca: fenili' finocchio, lenii'' l ginocchio, knn cuneo, un unge, puii punge; ma suona u in parola non tronca: dui' e doglio, s'alenili' e s'inginocchia, unre ungere, punre pungere, lU/ire jungere, raggiungere, zariine carogna.

Metafonesi per i finale: tiit e tiic *totti.

25. Influsso di nasale. L'o tonico (che può anche pro- venire da o) seguito da nasale scoperta o coperta, interna o finale, passa costantemente a u, che varia di quantità secondo la posizione nella parola. Es. :

a) In sillaba scoperta: o, hime buona, a sànu io suono, se- miinu summoneo offro; hun buono, Sìtn suono. o, kurùne corona, a diinu io dono, piini pomo; min nome (ali. a non).

h) In sillaba coperta: ò, kiinfre contro, pimi ponte, kunt conte; o, dunke dunque, nun-pa *nòn-passum, invece,

' Sopra iiire da -orla s'è poi foggiato il femm. analogico dei nomi d'agente in -ore: ^rvenduire rivenditrice, kasuire Icursuire. U-ore dei nomi d'agente à qui il continuatore etimologico in -au (da -atore per caduta del t interno) che serve anche per -oriu : zasàii cacciatore, erveudctu rivenditore, guveynàu gubernatore tutore e identicamente saldu salatolo, lavati lavatoio, embusau imbuto (pur delf.\ zapuldn togliere.

32 Alberto Talmon,

ekimdu nascondo, iundu toso, rPpundit rispondo; u, umbre ombra, rimipre rompere, kunihe conca, vallone profondo, funt fonde, fidi fondo, p)luntp piombo.

Dinfluenza letteraria: loùk, lonze fr. lons; longue, e non fr. nom.

Osservazione: Homo diede un, fr. on: homi ne diede onte fr. homme, prov. ome.

I e U.

I. 26. L'i tonico rimane intatto in sillaba scoperta e co- perta, ma varia di quantità secondo la natura della consonante seguente e la posizione nella parola. Es.:

1) In sillaba scoperta l'esito è l dinanzi a consonante, che non sia momentanea interna, e in finale di data recente (a), % dinanzi a momentanea interna, negl'incontri di vocale, e in finale di data antica (/?) :

a) vive viva, x^n:{lve gengiva; (dìuk amico, ^)?//7A' pulcino ; ri riso; i -Ire: parti partire, niirl nutrire, veni venire, film finire;

^) rihe ripa lembo di prato, di terreno erboso, aribii ar- rivo, arihi arrivi; viu vivo, riu rivo, Z'if/rf libbra ; ie -ita, parfle partita^ niirie nutrita, filnle finita; / -itu, partì partito^ 7iuri nutrito, fiiìit finito; ni nido.

2) In sillaba coperta l'esito è generalmente ?• : mil mille, ile isola, ekrli scritto, ekrlte scritta, fiìn'isu finisco, pite pista, rite rista, vU visto, vite vista.

27. Influsso di palatale. Suona i quando v'è combinazione con un ^ seguente : dire dire, frire friggere. Quando v'è occlusione di sillaba suona i nelle parole tronche, i nelle pa- role non tronche: fiV figlio, embrW ombelico, niàzjl' chi ma- stica parole, funfil *fundiculu, deposito in fondo a vasi,

Saggio sul dialetto di Pragelato 33

bottiglie; fil'e figlia, zav'd'e caviglia, fri/il' e briciola, vine vigna.

28. Influsso di labiale. Per influsso di labiale s'à in siimi scimmia, suhlii sibilo fischio, lilpi 1 i p p u.

29. Influsso di liquida. Dinanzi a l, semplice e doppio. Vi tonico diventa ie: a) fiel filo, ahriei aprile, niantiel m^ntìÌQ, pur si ei porcile, stiel sottile^ P^fH' pil^ colonna h) vieh villa, ariieie argilla, ahgiele anguilla. S'incontra pure fial, ahrial, mantiai, pursiai ecc., di fase più recente.

30. Influsso di nasale. a) In sillaba aperta: ^all'interno suona i dinanzi a w, i dinanzi a m: epine spina, ve/ine vicina, farine farina ; lime lima, sime cima, punta. In finale suona i assai vibrato dinanzi a «, i dinanzi a m: vin vino, liii lino, fin fine, kufin cuginO; zamin cammino; 'prim sottile, sim sego.

h) In sillaba coperta è sempre breve: prinM principe, ìànfe quindici, dint de-intas dentro, siiik cinque.

^^T. 31. h'u tonico si riflette per /re u.

1) In sillaba scoperta l'esito è ?7, con alcune differenze di quantità, dinanzi a consonante, negl'incontri di vocale, e in finale di data recente per caduta di continua (a), ma è ù m finale assoluta di data antica per caduta di momentanea (/?). Es.: a) ekii'r oscuro, segii'r sicuro, mùr muro, samblìi'h sam- buco, laluk galluccio; fil fuso, pertil' pertugio, u uscio, piem. fiis, perti'is, ns; ma è breve negl'incontri di vocale: ni<e nuda, krì'ie cruda; ile -ut a: agite avuta, vengiie venuta; leti'ie lattuga, sansiie sanguisuga. h) nudo, krà crudo, ve rtit' virtù; agi'' avuto, rengu venuto, vendu venduto.

2) In sillaba coperta l'esito è il: pùr^e purga, titrie

Archivio glottol. ital., XVIII. 3

•54 Alberto Talmon,

*turiga, stenle, hùrhe furba, brute brutta, ddù-ie diluvio, agili' e *acucula, fr. aigtiille ; ma si à u dinanzi a s-\-cons.: riìze *riisca, scorza, bùze *busca, festuca.

32. Quando Vii tonico, divenuto //, è seguito da /, questo / viene assorbito dalla vocale precedente: liìre luc(e)re, kundùre conduc(e)re. fritte *fructa. Ma u rimane intatto e forma dit- tongo con i: triiite tructa, trota, bui buscu (vald. truito, buis).

33. In contatto con un e precedente di qualunque provenienza Vu tonico, dopo essere passato a il, forma con questo e il dit- tongo eii: meiir maturo, me^^re matura afr. méur, seilk sabucu (ali. a samblil'k), Seiife S e g u s i u Susa, lei'm j e j u n i u, digiuno ; eilre suff. -atura: klaveiire cbiavatura, tal'eUré tagliatura, , e cosi mundeiire, egrafineilre, eklateiire.

34. Influsso di liquida. Dinanzi a l libero 1"?^ ton. passa a ile: mueì-mueie mulo-mula, kiìel culo; fenomeno analogo si riscontra in muet-miléte muto-muta, fr, muet-muette.

35. Influsso di nasale. Uu tonico seguito da nasale due riflessi differenti:

a) Se la nasale conserva la sua articolazione, Vii, anche pro- nunziandosi nasale, rimane intatto: plilme piuma, liime lume, ekiime schiuma; film fumo, Ulne luna; Une una.

b) Seguito da ti finale Vu combinandosi con w diventa ii: Un unO; di-lit'n dies-lunae, briin bruno, kumii'n comune,. zàkù'n ciascuno.

luniu diede nel dial. ^//m, forse per infl. letteraria (fr. juin) dopo essere stato *:?:*/'i, piem. giìii.

Sap'p'io sul dialetto di Prasrelato 35

Yocali latine in iato.

36. In iato con a:

e passa a / : m e a mie, m e a ( s ) mia

V ea vie, ve a(s) via. 0 passa a u: toa tue, toa(s) tua

doa(s) dùa.

37. In iato con u:

e passa a e: meu(m) meu, *teu(m) teu, *seu(in) seu.

38. In iato con i\

0 passa a u: *doi (con assorbimento dell'i).

Dittongo AU.

39. Nel dialetto il dittongo au tonico è normalmente conser- vato: — primario: aure aura vento, pat/ff povero, paufe pausa, laude lode, laiidu lodo, enklau incluso, zau cavolo; secondario: laute gota, tauh tavola, saiit salto, aut alto, zaut caldo, zause calza, fan falso, fause falsa, autre altro. Voci d'influenza let- teraria, imprestiti: zgfe cosa, robe roba, iKirole parola, lobi loggia, for^e *faurga fucina, tale *taula latta.

40. Il dittongo au seguito da nasale:

a) Rimane intatto nella penultima scoperta : saume *sauma, prov. saumo.

bj Passa ad n nella penultima coperta: mìklé *aunculu, zio, unte gemi, h aunita onta.

cj Diventa a nella finale: an *aunt (habent), vati *vaunt (vadunt), fan *faunt (faciunt).

36 Alberto Talmon,

Vocali atone.

41. Sintesi del vocalismo atono: Caduta delle atone finali, fuorché a, e delle atone interne (prosemitoniche e postsemitoniche). Tendenza generale alla riduzione delle se- miatone iniziali :

a

e i 0

u

au

a

e, e i li

T. Postoniche. a) Finali.

il

M .

42. È necessario, in finale, una distinzione essenziale tra l'evo- luzione deir» e quella delle altre vocali latine (palatali: e. i labiali: o, u).

1. A.

43. lat. finale passa nel dialetto ad e. Es.: a) porte porta, nÒÉ! ripa, sàve sapa linfa, agamie gamba, ^awòn? camera, epine spina, fene femmina, moglie. §) zante canta, porte porta, dune dona, sune suona. L'esito di -a finale preceduto da palatale non si distingue in alcuna maniera dall'esito di -a non preceduto da palatale:

a) vaze vacca, lar^e larga, tùrie *turiga, sterile, prov. turgo, urei' e orecchio, kulime conocchia;

^) serevel'e si risveglia, la vel'e la vigilia, giorno precedente, empene forma per calzolai, minze mangia, maze mastica.

44. L'-a finale rimane però intatto:

a) Nelle pili antiche e ferme proclisi, cioè in quella dell'articolo: la vaze la vacca, la zamhe la gamba e del prò-

Saggio sul dialetto di Pragelato 37

nome possessivo: ma razr mia vacca, ma zambe mia gamba e del pronome impersonale la : la plau piove, la fai bel fa bel tempo, lam' piai mi piace e della congiunzione ma. L'unico esempio di o s'à nella proclitica ~o jam, vald. //p.

^) Dinanzi ad -s di flessione nominale: a -a(s), porta porta(s), fi' a filia(s) urei' a auricula(s).

y) Dinanzi a -nt di flessione verbale: zantan cantan(t), jiortdì'i portan(t), impf. zantàvan, purtàvan.

45. Osservazioni. I. Alla terminazione verbale -as risponde -i (pur vald.): zanti canta s, porti portas, zantàvi caatabas, purtàvi portabas.

IL h'-a finale passa ad -e quando è preceduto immediata- mente da vocale tonica: vie via, m/e mia; /^ -e(b)at, -i(b)at, arie aveva, gfirmie dormiva. Ma -a dinanzi a -s di flessione: via via{s), mia mea(s); avta habe(b)as, gurmia dormi(b)as.

2. Vocali palatali e labiali.

46. Le atone finali latine, palatali e labiali, caddero di re- gola tutte senza lasciar traccia di nei parossitoni. Es.:

E : zantà' cantare, purta portare, deman d e - m a n e domani, pan pane, ben bene, mài male, set sette, de dieci ; veiì viene.

1: le ieri, vint venti, ven vi vieni; tilt e tiic *totti.

0: kant quando, zantànt cantando; aml'k amico, zant canto, zavà'l cavallo ; zantén cantiamo, pxirtén portiamo, zantàvan can- tavamo, purtàvan portavamo.

U : korn corno, man mano.

Osservazioni: L La finale u rimane quando è preceduta immediatamente da vocale tonica: din d e u , abreu hebraeu, meu meu, teìi *teu, seu seu.

IL Caddero pure le vocali che si trovavano in finale di- nanzi a -s di flessione miirs mur(o)s, \,urs diurn(o)s,

38 Alberto Talmon,

Hr(''rs hibern(o)s, h/ps lup(o)s, biaus bell(o)s, ohms vi- tell(o)s, fliirs flor(e)s, duiii'rs dolor(e)s, zaiu rs calor(e)s Questo -s di flessione si pronunzia tuttora.

III. kW'O della P sing. pres. ind. risponde -a (pur vald. e piem.): zantu canto, pgrtu porto, nilniu mangio, semmiu su ni- ni eneo offro, vendu vendo, sentii sento.

Alle terminazioni -es, -is della 2-'^ sing. pres. ind. risponde sempre -i (pur vald.): vendi vendi, semani summones offri; veni vieni, gormi dormi. Ma cade sempre la finale -is della 2^ pi. pr. ind. : santa cantate, minzà mangiate, e identicamente venda vendete, giirmà dormite.

47. Le vocali latine labiali e palatali, in finale si conservano tuttavia sotto forma di e:

Nei parossitoni dopo gruppi formati da co)is. -h r, / : paire padre, maire madre, ndtre nostro, fiure febbre, diible doppio; e dopo cons. -\- i in iato : JQ7\e orzo, delùie diluvio.

Nei parossitoni: l'aure lepre, àne asino, fraise frassino, kiide gomito, peie *pedicu, calcio, runfe romice, malate malato, lUve giovane, reie rigido; a:{e -aticu, vialaie villaggio; suoaie sel- vaggio; onte li ornine.

Osservazioni: I. L'esito è però -i dinanzi ad -s di flessione: 2)airi padri, ngtri nostri, fraisi frassini, kiidi gomiti, peli *pe- dicos calci, malati malati, viaiaii villaggi, oìni uomini.

II. h'ì( finale è conservato in zendbu cannabu, canapa, con l'accento protratto.

p) Interne. (Vocali medie dei proparossitoni. Prosemitoniche).

48. Caddero nel dialetto le vocali medie dei proparossitoni : Es.: Tifne Stefano, ^rpè-fó trovala, ^rpò-Zà' trovale; tetre lettera,

Saggio sul dialetto di Pragelato 39

zambre camera, rendre vendere, renare rendere, tère tenero, peure pepe, ipire ungere, pipire pungere; àrie asino, matite manica, perze pertica, kz/de gomito, Karème Quaresima; l'aure lepre; taule tavola,

Proparossitoni divenuti parossitoni già nel lat. volg. : ol' occhio, urel'e orecchio, màkle maschio, vèrt verde, klrt lardo, zaut caldo, kgtbe colpo.

49. In molti proparossitoni la riduzione ebbe luogo in modo differente : è caduta la finale e s'è conservata la mediana sotto forma di i, e (segnatamente quando seguono d, n, p) : paU pallido, ransi rancido, joas? pacido, ^^ò« tiepido; pa:ie *page(ne), pa- gina, limale *image(ne), imagine, /"rawé' *frax e (ne) , frassino, ^itve* juve(ne), giovane, orge *orgue(ne), organo, vier:ie *vir- ge(ne), vergine; prinse *prince(pe), principe.

II. Protoniche.

a) Iniziali. (Semitoniche a formola esterna ed interna).

50. L'rt iniziale scoperto e in posizione rimane intatto, fuorché dinanzi ad elementi palatali. Es.: a) amik amico, ana andare, uyul'e *acuc"dla, ago, agé avere, agii' avuto; ane'l agnello, artel' *articulu, pollice del piede, armèni argento. b) panie paniere, palai palazzo, ^a;^' pagare, lava lavare, paline gallina; zantà' can- tare, parti partire.

51. Preceduto da palatale Va iniziale, libero e in posizione, rimane di regola intatto: zamife camicia, zamin cammino, ialine gallina; zarbùn carbone, zàte'l castello, zarpaìitie car-

40 Alberto Taìmon,

pen tarili falegname, zasà' cacciare. Rari e sporadici sono i casi di e per influsso di palatale precedente: zenà'l canale doccia di gronda, zenil'e e ani cu la bruco del legno, zeriere cathedra pulpito, seggio, sedia, afr. ehaiere, zmabu canapa.

52. Seguito da elementi palatali passa ad e, i (a), o resta in- tatto (/?). Es. : a) esalasse, eroi distesa di covoni sull'aia, perg'i paiuolo, veróle vainolo, me/un fr. maison, lésa' lasciare, hjfà' lat- tata, létik lattuga, perin e pirhì padrino, merìne e mirine ma- drina, f esine e fisine fascina, refin e r'ifin fr. raisin. /?) la feri afr. lesert, rafùn ragione, safùn stagione, flaira fragrare puz- zare, bai/a baciare, pa;a' pagare, kajà' cacare.

53. Casi di iato o dittongo per caduta di consonante: pai paese, bài' a sbadigliare; ani agosto, meiir maturo, zeine catena, afr. chaeine, feine faina, afr. faine, rei radice, zeire cadere, afr. eh eoi r.

E.

54. P h'e della sillaba iniziale scoperta, s'attenua in e. Es. : e) fenHre finestra, veni' venire, leva' levare, nebu nipote ; e) fenu'V finocchio, \enu'l' ginocchio, pf/a' pesare, deve débere il dovere, ì) menù' minuto, mena minare.

In posizione rimane intatto: le-ie leggero, setie sestario, Sétriere Sestrières (topon.), pezà T^eccato; seza seccRre, péza pescare, mekla mescolare, ven:{à' vendicare, semblà' sembrare. Ma passa ad e dinanzi a r-|-co?^s.: persane persona, mersi ir. merci, vertu virtù, /erma' fermare, ernh' afr. erner, dilombare, tartassare; si milmente : ereiie ereditario erede, ereia ereditare.

55. Si anno tracce del mutamento di e- in a- segnatamente dinanzi a liquida: èa-tonse bilancia, :^airf' geloso, fmm'^' *tripaliu lavoro, marza mercato, zarza' cercare, barete berretta, arà'm aera-

Saggio sul dialetto di Pnigelato 41

men rame, taiatie tei a tarlo tessitore, taravele e taroele te- re beli a succhio, pandekiite -pentecoste, tramulà' tremolare, ari- sihi eri ciò ne riccio delle castagne.

56. Di i- da e- per influsso di palatale precedente sono esempì: sireife ciliegia, :;^itHn fr. rejeton, sciame d'api.

57. Di /7 tra due labiali in fiimele femella femmina, biivént bibente bevente.

58. Casi di iato e dittongo per caduta di consonante: jaie, mie afr. eage, età; sia setaccio, afr. sèaz, p)ià pedata, *nià nidiata, nunt afr. reont, rotondo, imil' pidocchio, afr. peouil.

59. L'i iniziale, scoperto e in posizione, rimane intatto: vivéìif vivendo, vira' girare, timun timone, hirùn tappo, l'iura liberare; tristese tristezza, lindà'r limitare, linso'i lenzuolo, sinkante cinquanta.

60. Osservazioni: I. Ule della tonica dinanzi a l compare nella protonica iniziale mutato in /a: fiala filare, vialan vil- lano, v'iaiaie villaggio.

II. L'(7 per effetto di labiale attigua in f Unisti finisco, Uvern inverno, |?rMm/e pri mar iu afr. prumier, fìlvele fibella fibbia.

III. Casi di dissimilazione: ve/in vìamo, devi/e òì^ìsa., peco't *celt. pitti tu, fr. petit, femm. pecqte.

0.

61. L'o della sillaba iniziale, scoperto e in posizione, mutasi in u. Es.r o) umir onore, udur odore, upimin opinione; kuriine corona, kuhimbe colomba, kulmie colucula, conocchia, nuvè'l no- vello ; hirmént tormento; o) duna donare, plnrà' plorare

4'2 Alberto Talmon,

piangere, /?//rf fiorire, sulel' soli cui u sole, ninmént momento; tiirnà' tornare ; u) kuva covare, suvént sovente, duta dubitare, 3uvmì sub venire ricordare.

62. Osservazioni: I. S'à il in ;^ //a giù o care (;%A- gioco) e Yij in oliere oliera {dii olio).

II. Seguito da /: tidfmi tensione, fr. toison, puifun po- tione veleno; fuie focariu focolare.

III. Casi di dissimilazione: sekiise succussa scossa, se- munl s il bm onere offrire, belile buluca favilla.

IV. Dormire diede diiirmì e gurim formica fiìrniì *morire miiri.

U.

63. L'm protonico iniziale, scoperto e in posizione, passa a ii. Es.: a) filma fumare, diira durare, liìra giurare, ,7/qa' giudicare, sUsa succhiare, niìrì nutrire. /3j iimii'r umore, Umide umido. Urla urlare, imuiì unione, ilfilrie usuraio, iisie usciere, iizà' *huc- care gridare.

OssEEVAZioNE, Casi di iato e dittongo per caduta di conso- nante: tiià fr. tuer, esuà' afr. essuer, hiiel budello, pi. hiiau ; mianda mutanda capanne dall'una all'altra delle quali i pa- stori si mutano d'estate.

Dittongo AU.

64. Il dittongo aii nella protonica iniziale mutasi normal- mente in u. Es. : aj urei' e orecchio, umenta- aumentare, uton autunno, w^rf'f altore, altezza. §) klufiire clausura siepe, ruba rubare, zufj *germ. kausjan, fr. choisir, fiidiel faldile, zHsie e al ce a ria scarpe, zudifre caldaia, fuset falcetto; ulaiie avellana nocciuola, ulanie nocciuolo ; uifel avicellu uc-

Saggio sul dialetto di Pragelato 43

cello. In li: riltl *germ. raustjan arrostire, pieni. riislL L'esito oscilla tra au ed o in pauvaUnt, povaUnt *paucu- V al ente uomo di poco valore, piem. valpók.

i3) Interne. (Postsemitoniche).

65. L'evoluzione delle postsemitoniche presenta una certa ana- logia con quella delle vocali finali.

66. A. Mutasi in e come nella finale: nrfelin orfanello, tren-

tedà' trentadue, trentetré trentatre, karantedu nanantedn' ecc. ;

pareploje parapioggia. Casi di caduta per riduzione di iato: marzànt mercatante, afr. marcheant, menéìlt media nocte afr. mienuit.

67. Palatali e labiali. Le vocali palatali e labiali latine in protonica interna :

Caddero nel dialetto. Es.: e) l'iura' liberare, abeurà' ab- beverare, abeurùn biberone ; vergiine vergogna, serve l cervello, tarvele ter ebella succhiello; beuta beltà, sandà sanità, lìiia giudicare, blamà' biasimare, za)\à' caricare, feuilere fi li cari a, fr. fougère. i) kiimensa' cominciare, preia predicare, refine radlcina, fr. racine. o) kii:Ji' collocare mettere a letto; seìiibla sembrare, tramblà' fr. trembler. u) mm:^d' mangiare, kudUre con sutura, fr. couture,

Si conservano tuttavia dinanzi a gruppi consonantici, ed in generale sotto forma di i dinanzi a /, n, e, t ^'i in iato. Es.: guvernà' governare, guverndu gubernatore tutore, jse- legrin pellegrino; parpil'ùn papilione farfalla, turbil'im, fr. tourbillon, kaiina fr. caliner, far all'amore, arisùn *ericione, riccio delle castagne, atifà' fr. attiser, agufa aguzzare.

44 Alberto Tiilmon,

Fenomeni attinenti le postsemitoniche conservate per l'azione dell'analogia.

68. A. Intatto : zenabiere canapaia, zandavol' canapiculu, enzantà' incantare, enzamha inceppare, marzandijt' mercanteg- giare; zantaréik canterò, pnrtaréik porterò, zantariuk canterei, purtarluk porterei.

E. Affievolito in e in sillaba scoperta: penzena pettinare, sutent sostenere, revent rinvenire, s'aienul'à' inginocchiarsi ed in posizione estinta: kafetiere caffettiera, s'aseta assettarsi. Dinanzi are sempre e: remersm' fr. remercier, enterumpre in- terrompere. — Per kamarade camerata, zandah'e candeliere, Zan- dah'ere Candelora devesi pensare ad un'assimilazione, rensà' re- centi are sciacquare è dovuto a iato per caduta del e.

I. Intatto: mfarina infarinare, muHnìe mugnaio, muHnà'^ mulinare, ave/ina avvicinare.

0. In u\ duluru doloroso, defunu'r disonore, kutnnel co- lonnello, rafunà' ragionare, zansunete canzonetta, mef miete fr.mai- sonnette, tefiiirete tonsor ietta piccole forbici, d'ekundùn nascostamente.

U. In li: pertilfa pertugiare, etilrnà' starnutare, me/ura mi- surare, figura figurare, eniurja' ingiuriare, asegilra assicurare.

Dittongo AU. In ii: enklufurà' includere con siepe [klu- filre), enzusina incalcinare, endxirà' indorare, enklufurà , part. enzusind, endurà.

Saggio sul dialetto di Pragelato 45

II.

O O N S O N A ISI T I S IVI O

I. Consonanti iniziali.

1) Consonanti semplici.

Sintesi: Le consonanti semplici iniziali rimangono intatte, fuorché C -|- a, C -j- e, i, G + a, e, i, e J.

a) Esplosive e fricative.

69, Gutturali e palatali.

I. C. Il e iniziale diede i seguenti riflessi:

1) C -}- 0? u rimane intatto: Jcgrde corda, koibe colpo, ku- rtme corona, kiide gomito, kukurde cucurbita; kilflne cucina, kiìsin cuscino, keilt cotto, keuse coscia.

2) C -|- a passa a z: zar caro, zaifi'r calore, zaval{s\]. a kavà'l) cavallo, zabre capra, zaut caldo, zati cavolo, zant canto, zamp campo coi quali vanno zuma' calmare riposarsi, zusie e al ce ari a sc2iv^e, zudiere caldaia, 2'o/e cosa, zeine catena, zeju cado, Veri e proprii piemontesismi sebbene in buon dato ri- corrano nel delfinese: A;aW/m carro, Aranxfra'^ carnevale, A:arc?aif^ cardatore, kaise cassa, kantun, canto, lato, ripostiglio, kavese cavezza, kav'a'l cavallo, kabase gerla di vimini.

o) C -]- e, i passa a s: sebe cepa cipolla, s^rvè'l cervello, séel cielo, sine cena, sire cera, serkle cerchio, sep ceppo; lat. volg. *cinque sitìk, *c inquanta sinkante. Ci rea re è di- venuto zarza per assimilazione, cfr. fr, chercher.

II, G. Il ^ semplice iniziale i seguenti esiti:

46 Alberto Talmon,

1) G + o, u rimane intatto: gqne gonna^ gor^e *gòrga, ci. gurges, gola, gule gula bocca, giiverna governare, gurmànt ir. gourmand. guitre ir. goitre.

2) G + a, e, i passa a ;;; : ~a^ gallo, ialine gallina, lardhi giardino, -ari prov. garri, topo, laune galbanu giallo, imite gota; i^nut ginocchio, ^ent gente, leniive gengiva,

III. J. Passa ::;; : lanvle gennaio, tenebre ginepro, làve gio- vane, luhre aggiungere, liìek gioco, ^an Giovanni, lita jactare, sciamare. Il dialetto di Fenestrelle k e, g in luogo di z, i: cabre c'dTpra,, cahì'r calore; gal gallo, gafme gallina; ganvie gen- naio, genehre ginepro, ecc.

70. Dentali. Intatte :

T: tai tale, tant tanto, tauie tavola, tenip tempo, tère terra, turna tornare, titUe tegola.

D: dal' falce, dent dente, dina' desinare, dire dire, dtìnu dono, diir duro.

S: san sano, sable sabbia, serpént serpente, sine segno, siià' sudare.

L'unica alterazione appare in derbmi talpone talpa (pur vald. pieni, delf. lion.).

71. Labiali. Intatte:

P: pai' e paglia, 2?«^i pallido, ^e/re pietra^ pile pista, i^ost posto, punì pomo.

B: barbe barba, bàtùn bastone, bai/a baciare, beure bere^ hitmi bottone, biki bove.

F : fa fare, ferma' fermare, fiure febbre, fare fuori, fàrn forno, funi finire, fuvde fibella fibbia.

V: vaze vacca, verde verde, ve vedere, vei'd vuoto, vine vigna, vi^ieie vigilia. L'unica alterazione appare in ferul' se è da verruculu, cfr. Diez. s. verrou.

Saggio sul dialetto di Pragelato 47

h) Liquide e uasali.

72. Liquide. Intatte.

R: rafthì ragione, rar raro, reh rem niente, rensà' re cen- ti are sciacquare, rlre ridere^ rgbe roba, rure rovere.

L: lane lana, loìne lama, leire leggere, libre libero, liip lupo,, lììne luna.

Appaiono alterazioni solo in l'iura liberare e l'iure libbra.

73. Nasali.

M: mar mare, man mano, maire madre, men meno, mil'ie mi- liario, miglio, mine mina.

N: naso, nau nove, ìieble nebbia, néiit notte, nivu nuvoloso^ ngìì nome, nuife noce.

L'unica alterazione appare in nis livido se è da mitiu (AGIt. XV 415), e non piuttosto da ijnitiu (Pieri, AGIt. XII 125, Salvioni, ib. 416, XVI 458).

2) Gruppi consonantici.

74. Cons. -{- r: La consonante rimane intatta ed r passa a r. Es.: k-ru croce, kreire credere, grani grande, gran grano;; trau trave, drap drappo, fraire fratello, fraise frassino; pra prato, brame branca, briere brughiera. Gruppi di formazione romanza: dreit diritto, dreisa drizzare, bril'a brillare.

Osservazioni. Fragrare diede flaira per dissimilazione. Cr scaduto a gr: grà' grasso, grata grattare, gnip groppo, granfi crampo. Pr scaduto a hr: brine brina, brina prugne.

75. Cons. -\-l. I gruppi iniziali di cons. -\- l rimangono normalmente intatti: klau chiave, klaveiire chiavatura, glaseirthi ghiaccinolo, piante pianta, jilaje piaga, pletì pieno, bla blata, grano, blamà' biasimare, blimf biondo, flame fiamma, flgk fiocco.

48 Alberto Talmon,

76. S -\- cons. S iniziale seguito da consonante cadde nel dialetto, ma dopo lo sviluppo d'un e prostetico. Es.:

aj s -\- k: ezàh scala, ezine schiena, ekgie scuola, ekuèle sco- della, ekuha' scopare, ekù' scudo, ekrire scrivere, ekl^'p schioppo.

^) s -\- p: epale spalla, epese spessa, e^nne spina, epufà' spo- sare, epii'-epufe sposo-sposa.

y) s -f- ^ : età'h stagno, etréit stretto, afr. estreit. La riduzione di "^esk- *esp)- "^est- coincide con quella delle for- molo dov'è etimologica la vocale che precede a s -|- cons. : eliiha exlong lare, allontanare, erna *ex reni care, slombare, afr. «rner; ekundre ascondere, ekiìta' ascoltare, ekii'r oscuro, devia' sviare, del'à' slegare. Notisi ancora emhie prov. esmirìo ed ita da un anteriore *eita estate e stato.

77. Ku-, Gu-, I nessi iniziali Kn {qu- cu- co-) e Gu d'origine latina e germanica si ridussero rispettivamente a k, g. Es. :

a) Kii- : kard quadrato, karènie quaresima, kani quando, hatre quattro, karante quaranta, kal'a' coagulare, kazà' coacti- care, fr. cacher, kinfe quindici, kel quello, kele quella.

/?) Gu-: gàfià' guadagnare, gàta guastare, gèpe vespa, germ. *wespa, gére guerra, garda guardare, custodire, garde guardia.

Da quinque quinquaginta e quisque diventati già nel lat. volg. *cinque, *cinquanta, *cisque, si ebbe s?V?A-, sinkante. zàku'n *cisque-unus, ciascuno.

78. Cons.-\-i. 1) DI- passa a ~: lurn giorno, ~?^/-»4' gior- nata, -Mnul'^ giornale. Il gruppo è conservato in diameniè di es- domini ca domenica. 2) Lz- mutasi in V : l'aure lepre, l'ù legare, l'àse legaccio. 3) iVV- passa a h: nidiata, iiaH uovo nidiale.

Saggio sul dialetto di Pragelato 49

II. Consonanti interne.

1) Consonanti semplici.

a) Esplosive e fricative.

Sintesi: Ogni sorda digrada a sonora : nelle esplosive sonore, primarie e secondarie, frequente è il dileguo ; sono conservate le fricative ;, f, v.

79. Gutturali e Palatali.

I. C. Il e latino intervocalico i seguenti esiti :

1) C -)- 0, u scade a g: segùnt secondo, segii'r sicuro, agii' Sicnto, plagu *placutum, i^ìaciuto, hn gate locusta, a gùl' e acu- cula, ago, guiensa ed agulensa *aculentia, frutto &Q\\'agu- imsie. rosa canina.

2) C (-)- a), preceduto da a. e, i, passa a j: pajà' pagare, paje paga, hraje braca, emhraja metter le brache, dujén decano, pria,' pregare, prie prega, urtie ortica, *nià, annegare. Im- prestiti dal prov. : fige lieo, figie fico (albero), sigàle cicala.

3) C (+ a), preceduto da o, u, dilegua: Itià locare, affit- tare, avuà' advocare. chiamare, rjià giocare, estìa' asciugare, leti'ie lattuga, belik *beluca, favilla, veriie verruca. Imprestito dal piem. è fugàse focaccia.

4) C (-|" e, i) passa a / e -i^f: plafé piacere, defemhre di- cembre, difént dicente, fafént Sfacente, ve fin vicino, ri/in *racimu, fr. raisin ; uifel *avicellu uccello. ftirnai/e, nuife da fornati a, mi ti a ^.

^ [if dopo tonica e au-. Cfr. anche n. 80. furnai/§, nui/§ anno un e da -a des. femm. analogica. G.j

Archivio glottol. ital., XVIII. -i

50 Alberto Talmon,

IL G. Il g hit. intervocalico presenta i riflessi seguenti:

1) G (-f- 0. Il) dilegua: aiit a.gosto, fau faggio, Uuh tegola. Dal pieni.: biggf bigotto, magùn magone.

2) G (-|- a) preceduto da a, e, i, passa a /: plaje piaga, pajén pagano, zàtià' castigare, l'à legare, ^'<2se legaccio, rilna rumi- gare, ruminare.

3) G (-f- a) preceduto da o, u, dilegua: sa wsmé; sanguisuga, ruà rugata, serie di case, duàne dogana.

4) G {-\- e, i) passa a / che si combina co' suoni attigui: feine faina, meitre maestro, mai magis, di pili, rei re, pai paese, lek leggeva. Letterario è viiiele vigilia (ling. eccl.).

III. J. E conservato: trdje troia, majuse. fragola, majénk maggengo; mai maggio, pei peggio.

Tra e ed u un j è caduto in leiina jejunare, afr. jeuner, \,eun j e j u n (i) u , digi uno.

80. Dentali.

-T-. Dilegua: rùa ruota, meilr maturo, rufa rugiada, mianda mutanda, capanne dall'una all'altra delle quali si mutano i pastori d'estate, tramila' tramutare; a- ata: zanta csmisitOi, purta portata; ie -ita: /"//«/(^finita; ile -uta: èatóf^ battuta. Ma l'an- tico t si mantiene allo stato di d dove per antica ellissi venne a succedere ad altra consonante: vuida voci tare, vuotare, kukurde cucurbita, sandd sanità, lindà'r limitare.

-D-. Dilegua: niie nuda, siià sudare, jj?'^ pedata, nidiata. ve vedere, treni tridente, metde midollo, riunt rotondo ; ma è conservato dopo au : laudu lodo. Inda lodare, zaude calda, ezuda scaldare.

-S-. Scade a /: zgfe cosa, ì'ofe rosa, epiife sposa, epufa spo- sare, rafà' rasare.

Saggio sul dialetto eli Pragelato 51

81. Labiali.

-P-. Scade a b: ribe ripa, lembo di prato, saèé sapere, trubà' trovare, nebù nipote, sabti'r sapore, zabètre capestro, kiibert co- perte, abel'e ape, debana dipanare, ekuba scopare, zendbu canapa. In parpalùn, parpilun p a p i 1 i o n e, farfalletta, l'epentesi pro- babilmente antichissima di r conservò il p. Però : savùn sa- pone, sàve sapa, linfa.

-B-. Scade a v: fave fava, prooe prova, iive'rn inverno, iamn tafano, kuvà' covare; àvu *abam, zantàvu cantavo, pwrtótJM por- tavo ; avorta abortire, deve debere, il dovere. Voci dotte: tabà'k tabacco, rebust robusto.

-F-. Conservato: refundre rifondere, versare di nuovo, trafoV trifoglio, defore de foris, fuori.

-V-. Conservato: avene avena, lava' lavare, saHve saliva, nuvèle novella, notizia.

h) Liquide e uasali.

Sintesi: Le liquide sono conservate sotto forma di -^ e r e le nasali rimangono immutate:

L R M N

t r m n.

82. Liquide.

-L- : baianse bilancia, saia salare, paidi palazzo, àie ala, téàie tela, zandéàie candela, fiaià' IBlare, ekgie scuola, vuià' volare, kuiur colore, duiu'r dolore, zaliX'r calore. I pochi casi di l in r sono tutti esempi di dissimilazione : esurel'à esporre al sole, ekuril'a scolature, embrìV ombelico.

-R- : aìnhre amara, arà'm aeramen, rame, kurune corona, parè't pariculu, paio, para' parare, plufà' plorare, pian- gere, fiere fiera.

62 Alberto Talmon,

83. Namll.

-M-: lame lama, amar amaro, onte uomo, puniie pom arili, melo, tramuià' tremolare, karèrne quaresima.

-N- : lane lana, sentane settimana, f untane fontana, sunà' suo- nare, duna' donare, avene avena, vene vena, 'pène pena ; r per n nel solito marmate *m ini mali a (AGIt. II, 366, 876), piem. marmaja.

2) Gruppi consonantici.

a) Cous. -|- r.

Sintesi : Se precede vocale, la consonante viene in parte trattata come a formola intervocalica: ogni sorda scade a sonora, e con ulteriore scadimento le sonore, primarie e secon- darie, si risolvono vocalicamente, le gutturali, palatali e den- tali in /, le labiali inw; se precede altra conso- nante la cons. intermedia rimane intatta; r passa sempre a f. Gli esiti sono indicati nel prospetto:

CR GR

Postvocalico igr [ir] i^r

Postconsonantico [kr) {gr)

84. Gutturali e palatali -f- r.

-CR-. Postvocalico: maigre magro, aigre acre; -ir in plaire piacere, koire cuocere, dire d icore dire, h'i venne assorbito in fa fa cere, lilre lucere, kundiire con ducere.

(Postconsonantico: ankre fr. encre.)

-GR-. Postvocalico: flaira fragrare, puzzare, leire leggere. D'infl. letteraria: fiiiìr. fugare, detriiire destrugere; sono voci analogiche su altre forme in -ie -lere: m'é nigru, niere n i g r a, entie i n t e g r U; entlere integra, per *mir, *neire, *enteir, *enteire.

TR

DU

SR PR BR

VR

ir

ir

fr ur{&br) ur

nr

tr

dr

sr pr ir

Saggio sul dialetto di Pragelato 53

(Postconsonantico: maigrd malgrado.)

Osservazioni : I. Nel gruppo complesso e d'origine secondaria rk'r la palatale diede f come a formola intervocalica: tor/re tor- cere. — II. Nel gruppo ngr pure d'origine secondaria il ng diede n: tenre tingere, piante piangere, compiangere.

I

85. Dentali -f- r.

-TR-. Postvocalico: paire padre, maire madre, fraire fratre, fratello, afaire aratro, peire pietra, areire ad-retro, indietro, preire presbyter prete, luire lontra ; aire - a t ( t o ) r : pe- zaire peccator, esclamazione equivalente al fr. hélas!^ kar- daire *cardator cardatore, kalinaire *caliniator (fr. ca- liner), amante, fidanzato. D'infl. letterario: puri fr. pourri, nilr^L fr. nourrir, bilre fr. beurre.

Postconsonantico : autre altro , fenètre finestra , zahètre ca- pestro.

-DR-. Postvocalico: ekaire squadra, kaire quadru, angolo, ripostiglio; zeire cadere, A;mre credere, r«r^ ridere; cathedra diede zeriere seggio, pulpito, per analogia con altre forme in -iere (cfr. afr. chaiere, vald. cdiero e karéo). D'origine lette- raria: kadre quadro, karà quadrato.

Postconsonantico: mordre mordere, perdre perdere, oendre vendere, tundre fondere, fiindre fondere.

-SR-. Postvocalico: kufre co(n) suore, cucire.

Postconsonantico: esre essere, kreisre crescere, kunuisre cono- scere.

86. Labiali -\- r.

-PR-. Postvocalico: In -hr se il gruppo è originario o di an- tica formazione romanza, in -ur in altre voci di formazione pili recente. Es.: zahre capra, pére opra, lenebre ginepro, abriel aprile, desif,bre disopra, obrt aprire; peure piperò pepe, l'aure lepre, paure povero.

54 Alberto Talmon,

Postconsonantico: apre aspro, vepre vespera, sera, me- prifà' sprezzare, si^ipre solfo.

-BR-. Postvocalico : dmre deb(e)re dovere, beure bib(e)re, bere, feuri^ febbraio, l'iure libbra, l'iurà' librare, liberare, fiure febbre, f^rie *faurga, *fabr(i)ca, fucina.

Postconsonantico: aibre albero, umbre ombra.

-VR- : viure vivere, maure muovere, plaure piovere.

h) Cons. -f- !•

Sintesi : Se precede vocale la consonante vien pure in parte trattata come a formola intervocalica: ci e passano, per risoluzione della gutturale in % a V •. pi scade a bl, e è/, fi sono conservati; se precede altra consonante i gruppi rimangono intatti :

CL

GL

PL

BL

FL

Postvocalico

/'

r

hi

bl

fi

Postconsonantico

kl

pi

fi

87. Palatale -{- l.

-CL-. Postvocalico: kal'e quaglia, abd'e api cu la ape, «réZ'^ orecchio, di' occhio, suiet soliculu, sole, -enuV ginocchio, fenili' inocchio, gril' e graticola, grit graticulu. ghiro, ruiila r odi e (u) lare, rosicchiare. D'origine dotta: avogle abo- culu, fr. aveugle.

Postconsonantico: màkle maschio, àkle ascia, scheggia, r«Ha' raschiare, meklà' mescolare, serkle cerchio, imkle avunculu, zio, ènklaure inclaudere, ricondurre il gregge all'ovile.

-GrL-. Postvocalico: kal'à' coagulare, kàV caglio, kal'ùn^^gvwmo di sangue, ve/'a' vegliare, oel'a vegliata, la veglia, vel'e vi- gilia, giorno precedente (in ling. eccl. è viiieh).

Postconsonantico : senglù't *s i n g 1 u 1 1 u , singhiozzo , ungle unghia, englutl inghiottire, senglà' fustigare colla cinghia.

Saggio sul dialetto di Pragelato 55

88. Labiale -f l.

-PL-. Postvocalico : duble doppio, etìihle stoppia, etihlun gambo del grano, kuble coppia. D'origine letteraria: _pòp?e fr. peuple.

Postconsonantico : aplika applicare, deplana spianare^ esemple esempio, empii riempire, simple semplice.

-BL-: sìlblà' sibilare, neble nebbia, sable sabbia. Provengono dal Nord-Est della Gallia, tauie tab(u)la, tavola e tgie *taula, tabula, lamiera, latta.

-FL-: suflà' soffiare, enfia enfiare.

e) Cons. + palatale.

Sintesi: Le palatali nell'interno di parola dopo consonante ven- gono di norma trattate come consonanti semplici iniziali :

Cons.C -f a Cons.C -f- e, i Cons-C -}- o, U Cons.Q -f- a, e, i Cons.Q -]- o, U z S k X 9

89. Cons.Q _j_ f^ __ £,'esito normale è 2; se il gruppo è origi- nario o di antica formazione romanza: vaze vacca, seze secca, rgze rocca, klgze *clocca, campana, arze arca, furze forca, ìnuze mosca, planze plancia; nàze natica,, per ze pertica, prezà' predicare, ììiciza masticare, reverza re ver ti care, rimboccare, ekorzà scorticare. In un'altra serie di voci piti recenti l'esito è in- vece ~: vejiia vendicare, minaci' mangiare, zarià' caricare, rj'iià' giudicare, ber^ie berbicariu. afr. bergier, matiie manica, dia - men^e domenica, forze *faurga, *favriga, fabrica, fucina. Qui per un ritardo di caduta della postsemitonica il e trovan- dosi fra vocali scadde a ^ e la sincope non avvenne che in se- guito: berbicariu, *berbigariu, *berbigaria, ber^ie.

90. ^°°^C-]-e, i. L'esito è s se il gruppo è originario, /se è di formazione romanza (recente) : basin *celt. b a e e i n u , ba-

56 . Alberto Talmon,

cino, niersi mercede, fr. merci, /mrsf'Z porcello, ^wrs/f^ porcile, asfe acciaio, susise salsiccia: run/e romice, pg/e pollice, mat/é meleceto, eklarfi *exclaricire, prov. esclarcir, imfe undici, di^

dodici kinfe quindici, se/e sedici. Si ha però z in alcune

voci germaniche d'introduzione relativamente tarda: ezme *skina, fr. échine, ezerpe *kerpa, fr. écharpe, dezira *dis-kèrran fr. déchirer.

91. Cons.Q _|_ ^^ ,^^^ __ Intatto : ekundu ascondo, zàkù'n ciascuno, faikùn falcone, bukun boccone.

92. ^°^^G + a, e, i. In .;: lar-e larga, ionie lunga, verie verga, p'itrie purga, ariént argento, ariieh argilla.

93. '^^'^^G -[- '^j u. Intatto: étrangula' strangolare, engui an- goscia, enguisd angosciato.

d) Cons. + Deutale.

Sintesi: Nei nessi di cons. -|- dentale scompare o andò sog- getto ad alterazioni il primo elemento del grappo : le palatali si vocalizzano in i, le labiali cadono, -ps- risolvesi in is-, ma si rafforzò di regola il secondo elemento, che non andò quindi soggetto a dileguo. Gli esiti sono indicati nel prospetto:

MN

CT

NCT

GD

ce (SC)

GN INGO

PT

BT

PS

it

ne

id

is

n

t

t

is

94. Palatale -{- Dentale.

-CT-: fait fatto, lait latte, dreit dritte, leit letto, teit tèctu, stalla, etréit stretto, dlt detto ; 1'* è stato assorbito dal dit- tongo di ò attraverso gli stadi *ueit (prov. tiueit, vald. noit), *u^it, indi *eu(i)t: neut notte, keiit cotto, keilte cotta. L'esito e si à solo in oc otto, iicante ottanta; 2; in pàze patto. Altro

Saggio sul dialetto di Pragelato 57

es. di z si avrebbe in kàze (nell'espressione kaze kàze ■= quatto quatto) se fosse da coactu (Mlssafia, Rom. Mund. n. 169), ma qui è piuttosto da vedere una forma avverb. derivata dal part. di kaza e nkaza coacticare, fr. caclier, nascondere, appiattarsi.

-NCT- : tene tinte, tenée tinta, une unto, unce unta, aitine aggiunto, punc punto, punte punta. Analogici su questa risolu- zione sono kunb conto, A-7/wèa' contare. D'in fi. letterario: seni fr. saint. fentiìre fr. teinture. santilre fr. ceinture.

-GD- : fr^jde fredda, enfreidà raffreddato.

-CS (e SC): a) fraise frassino, teisre tessere, leisu laxo, lascio, seisante sessanta; keuse coscia; dileguo della spirante in finale: bui bosso, sei sei. b) naisre nascere, kreisfe crescere, kunuisre conoscere, faise fascia, /ei.sfwf e ftsine fascino; dileguo della spirante in finale: fai fascio.

-GN (e NG')-: a) ane'l agnello, anau agnelli, siìie, segno, ensehe insegna, piinà'l pugnale, piln pugno. b) plahre piangere compiangere, tehre tingere, uhre ungere, perire pungere, diina' *exlongiare, allontanare; lon longe, lontano, ten tinge, pian compiange.

95. Labiale -\- Dentale.

-PT-: rute rotta, ekrite scritta, azate accaptat, afr. adiate, comdera, bateme battesimo, enfu' emp(u)tare, innestare.

-BT- : kude cubi tu, gomito, duta dubitare, dittu dubito; preire *pretre, presbyter, prete.

-PS-: kaise cassa, enkaisà' incassare; ils gesso, eniisà' inges- sare. — Preceduto da altra consonante il p cade: kgrs corp(u)s, afr. cors.

-MN-: fene fem{i)na. moglie, danà' dannare, kundana' con- dannare; — dàn danno, son sonno; autumnu diede uton (cfr. vald. autori). Voce dotta: unie, fr. àme.

68 Alberto Talmon,

e; S + Cons.

96. S -f- esplosiva. Nei nessi di s -\- esplosiva il s scomparve allungando per compenso la vocale precedente, e l'esplosiva ebbe il trattamento di consonante iniziale. Si anno pertanto gli esiti :

se + cons. SC + o, u SO + a ST SP k k z t p .

-SC -j- cons.- : màkle maschio, àkle *ascla, scheggia, ràkle raschio, rakla raschiare, mekla' mescolare.

-SC-}-o, U-: ekundu ascondo, nascondo, ekfitu ascolto, zakufi ciascuno, bok *germ. bosku, legno, frek fresco.

-SC -\- a- : milze mosca, óze prov. osco, intaglio, ràze prov. rasco, tigna delle bestie, pezà' pescare, buze busca, fuscello, fVeze fresca, leze prov. lesco, fetta.

-ST-: fète testa, fete festa, tempète tempesta, kriite crosta, len- gìite locusta, zatp'l castello, pnte pista, èà^«*'» bastone: la spi- rante rimane però in qualche voce: furést foresta, besce bestia.

-SP-: gèpe vespa, gèpie vespaio, vèpre vespera, sera, repunse responsa risposta; è però ancora conservato s in krespe crespo, krespa' fr. cresper.

97. S ~\- Sonante . pur normale il dileguo di s dinanzi a liquida e nasale, con conseguente allungamento di com- penso della vocale precedente:

SM SN SL

in n l .

-MS-: batème battesimo, kareme Quaresima. -SN- : àne asino, omone elemosina_, d'ma *disjunare desi- nare.

-SL-: ile iscla, valet *vassulittu valletto.

Saggio sni dialetto di Pragelato 59

Osservazione. 98. I gruppi in cui s, in seguito alla caduta d'una vocale, venne a trovarsi dinanzi a r non subirono alte- razioni tranne l'affievolimento di s semplice in /e di r in r. Es.:

a) -s'r- in /r: ki//re co(n)s(ue)re: si/re cis(e)ra.

/?) -s'r- in sr: esfe ess(e)re.

y) -cs'r- in isr : maisre nasc{e)re, hT§isr§ cresc(e)re, kuniiisre conoscere, teisre t ex (e) re.

f) Nasale e Liquida -j- Consonante.

1) iV-}- consonante. 99. N seguita da postpalatale prende un suono velare (n) ; seguita invece da dentale, n, per quanto indebolita, par conservare la sua articolazione dentale; la con- sonante è trattata come all'iniziale. Si anno pertanto gli esiti indicati nel prospetto:

NC + a

NC -{- cons.

N6 ^-cons.

NC + o,

u

NG + 0, u

N(

hk

hfj

nìc

nz

NG + a,

e, i NC + e,

i NT

ND NV

NF

ni

ns

nd

nd nv

nf.

a) NC-j-cows.-: mìkle avunculu. zio, enklaure in eia u- dere, rinchiudere il gregge nell'ovile, mklilme fr. enclume, incudine.

-NG -|- cons.-: ungle unghia, enghdi inghiottire, senglut sin- ghiozzo, sengla! fustigare colla cinghia.

-NC -|- ^''. U-: blank bianco, hank banco, r^mìk giunco; enkéii *atque-li anc-hodi e, oggi, enkare ancora.

-NG -f- 0, U-: engui angoscia, etranguia strangolare, Ifnge lingua.

h) -NC -[-«-: blanze bianca^ brame branca, runza! roncare il terreno, planze pian e a.

-NG-j-a, e, i-: ifuiive gengiva, elwirj allungare. Ionie lunga, anie angelo.

60 Alberto Talmon,

-NC -\- e, i-: baianse bilancia, lanse lancia, unse oncia.

-NT- : piante pianta, karnnte quaranta, sent~i sentire, menti men- tire^ hiilente bollente.

-ND- : unde onda, manda mandare, vendrè vendere, répundre rispondere.

-NV-: enviu invidioso, avido, envidi invidia.

-NF-: enfern inferno.

100. iVtra due consonanti cade: r^urs diurn(o)s, giorni; iivers h i b e r n (o) s, inverni, furs f u r n (o) s, forni, enfè'rs infern(o)s, uomini scapestrati.

2) M -\- consonante. 101. M dinanzi a labiali non perde mai la sua articolazione bilabiale ; venuta a trovarsi dinanzi ad altra consonante passa a n:

a) rampe crampo, tempète tempesta, rumpre rompere; zambe gamba, defembre dicembre, kukumbre afr. cocombre, cocomero, umbre ombra.

b) linda'r limitare, soglia, kunc computo, conto, enta em(pu)tare, innestare.

102. Nel gruppo secondario m's preceduto da altra consonante (sempre r) m mutasi in p: verps verm(e)s, vermi; tra due r è passato a b in marbré marm(o)r, fr. marbré.

103. Sviluppo epentetico di b nei gruppi di for- mazione romanza m'r, m'ì: za mbr e ca.mer a, tmmbr e nnmevo, kumbla cumulare, semblà' simulare. Manca però l'analogo sviluppo di d nei gruppi 7i'r, n'r: tere tenero^ seri ceneri, pladre pian- gere compiangere, t/nre ungere, pittìre pungere.

3) R-\- consonante. 104. R passa ar dinanzi alle gutturali e labiali (1"), rimane intatto dinanzi alle

Saggio sul dialetto di Pragelato 61

dentali (2''); la consonante viene di norma trattata come all'ini- ziale. — Gli esiti sono indicati nel prospetto:

1") RC + o,u RG + o, u RP RB RM rk rg rp rh rm

2°) RC + a RG + a. e, i RC 4- e, i RS RT RD RN RL rz r^ rs rs rt rd rn ri

1°) -RC-[-o, II- : àrk arco, piierk porco; arkansiei fr. arc-en-ciel.

-RG -j- 0, U-: vergune vergogna, urgo'l' orgoglio^ gargqte gargotta.

-RP- : arp^ arpa, ezerpe sciarpa.

-RB-: barbe barba, èrbe erba, marbré marmo.

-RM- : ferma fermare, gilrml dormire, arme arma. 2°) -RC -{- a-: arze arca, furze forca, marza mercato, zarza cercare.

-RG -{-a, e, i-: tùi\e *turiga, sterile (prov. turgo), ver~^e vei'ga, armèni argento, ar-iele argilla, v'ier\e vergine.

-RC -|- e, i-: pursìei porcile, ersebre ricevere^ mersl mer- cede, fr. merci.

-RS-: versa! versare, burse borsa.

-RT- : [)Qrte porta, parti partire, marte l martello.

-RD-: verde verde, perdre perdere.

-RN- : ilvernal'e hibe malia invernata, lanterne lanterna.

-RL-: parla parlare, merle merlo.

4) L -{- consonante. 105. L mutasi in h dinanzi a la- biale, in u dinanzi a dentale. Es. :

Dinanzi a labiale: kù^be, colpo, puipe polpa, aip alpe, siflpre solfo, sahe salvo, maìpe malva, salvi salvia, salvale (ali. a suvaif) selvaggio, seive selva; pahne * celi, bai ma, caverna, ri- paro contro l'acqua o il vento formato da rocce cave o pro- tendentisi.

62 Alberto Talmon,

Dinanzi a dentale: bauze *balca, erbetta {c,&\t.),feuie felce, feuiiere filicaria, a^ir. teugiere, zause csdza, zusìne ^zan- slne calcina, susise *s a usi se salsiccia; zaut caldo, zaude calda, zudì'ere *zaudierè, caldaia, /aw falso, fatise falsa; fau folles, folli, kavàu caball(o)s; nu -ellos: nuvdu novelli, ^ja^aw cap- pelli, vati vitelli (ali. a nuveaus, nuviaus ecc.); dopo i, u, il u venne assorbito: duse dolce, putite poltiglia, mùtun *moltone, montone, lajùtre illac-ultra; oltre, ktiri^a collocare met- tere a letto; fisele fil(i)cella, funicella.

106. Si oscilla tra ^ e r in valgé valere, part. valgu cong. impf. valgese e vargé, vargù' , vargese e vuigé volere, part. vulgù\ cong. impf. ouigese e viirgé, vurgu , vurgese. Sempre r in derbun tal pone, talpa, e par pala palpo tuia, sopracciglio.

g) CoilS. + i.

a) Esplosive e fricative -\- i.

Sintesi: Le esplosive e fricative -f- X presentanogli esiti indi- cati nel prospetto:

CI TI DI SI PI BI VI

Postvocalico :

s

J

f ^ if 3

ij

Postconsonantico :

s

9

s l

is

107. Palatale -f i.

-CI- Postvocalico: a fase io faccia, bràse braccio (misura di lunghezza), l'àse legaccio, arisùn he ri ciò ne, riccio delle ca- stagne, arisà' arruffare, aizzare, glase *glacia specchio, susise salsiccia, mewasa' minacciare maltrattare; -fse- *icia (ci. -iti a): tristèse tristezza, kafese carezza, parèse pigrizia; vese veccia.

Postconsonantico: zause calza, zusa calzare, halanse bilancia,

Saggio sul dialetto di Pragelato 63

lanse lancia, unse oncia. Il part. fafént risale al lat. volg. '■"facente (ci. f adente).

-Gì- Postvocalico: kureje correggia, esaja assaggiare; esai assaggio.

Postconsonantico: epuhge spugna.

108. Dentale -f- e.

-TI- Postvocalico: rafun ragione, aguja! aguzzare; sé/«*germ. satjan, fr. saisir, ^^j/j/m^ì potione veleno, fu7'naif e *fornatia, fornace [V. n. 79, 4i].

Postconsonantico: forse forza, usa alzare, plàse piazza, nese neptia, nipote^ ngsa nozze, zasa cacciare; fasùn fa et ione, fr. fagon, trasa' tracciare; linso' i \enz\ì.o\o, rensa' recentiare, sciacquare.

Postconsonantico: joì\e orzo, ver^ie viridiariu, verziere. Alla sorte del gruppo -dv- si riattacca quella dell'importante suffisso -aticu, che diede -a^e attraverso alle trasformazioni *adigu "^adiu *adie: frumaie formaggio, via^aie villaggio; kuraie coraggio, lavale lavaggio. Qui pure: aiiìa ad lutare, aiutare^ a~Jiek adiutu, aiuto.

-SI- Postvocalico: bai/a' baciare, gldfe ecclesia, chiesa, sireife ciliegia, zamlfe camicia, tuifùh to(n)sione vello; in protonica: mefnii (vald. mei/uh), fr. maison, fefoi fagiolo (vald. feifòi).

Postconsonantico (Gruppi SSI e STI): a) baisa! abbassare, baise luogo abbassato, mesùn *meìsun (vald. meisùh) messione, mietitura. b) ehguisa angosciare, fruisà' frusti are, fr. froisser, soffregare, bruisa (prov. broustar, fr. brouter) mangiare come bruti; d'origine letteraria: besce bestia.

109. Labiale -\- i.

-PI-: apruza approcciare, pVQze fr. proche. Sono veri e

64 Alberto Talmon,

propri! piemontesismi : api accetta, *germ. ha pia, krópi greppia, asapie io sappia.

-BI-: gu-uh gobione, fr. goiijon, tiie tibia, il gambale di uno stivale, saie *sabiu, saggio, sapiente, alu-a alloggiare: piniùh pibione, fr. pigeon, zanià' cambiare. In -j-: ruje ru(b)ea, rui ru(b)eu, rossa, rosso: aje ha(b)eam^ a/i ha- (b)eas, aje ha(b)eat, a.jah ha(b)eamus etc. Piemonte- sismi : rahi rabbia, lobi loggia.

-VI-: delù-e diluvio, le^ie leviariu, leggiero, ahreid abbre- viare, seriént serviente, sergente; plóje risale al lat. volg. *ploja (ci. pluvia). Piemontesismi: ^abi gabbia, eibi alveu, trogolo, sa-toi salvia.

j3j Sonaute -|- «•

Sintesi: Le liquide e nasali -j- i danno i seguenti riflessi: RI LI MI NI MNI

XY ^' ** ** ni,xm.

110. Liquida -\- L

-RI- Trasposizione di i nella sillaba precedente: le -ariu, tefe -aria: priimie -priimiere primario - primaria, primo, prima, taiatie - talatiere telata rio -telata ri a, tessitore, tessitrice ; lanvie gennaio, f eurie febbraio; matiere materia, fiere fiera, aire (ali. a lere) area, aia.

-LI-: pai' e paglia, tal' a' tagliare, fil'e figlia, famil'e famiglia, fol'e foglia, mei' tir migliore, bui' uh bullione brodo; hi' aglio, tal' taglio, mei' meglio, f6l' foglio, dot doliu, lutto.

111. S asale -\- X-

-MI-: riina rumi(g)are, ruminare, eparna risparmiare. In vénderne vendemmia o 1'/ fu attratto o si partirà qui da un m semplice. Piemontesismo è sùmi scimmia.

Saggio sul dialetto di Pragelato 65

-NI-: muntane montagna, hana bagnare, a vene io venga, a tene io tenga, viìie vigna, piiié pigna, /h «me mon(i)ca, monaca. kampahe campagna, ararla ragnatela; kùh cuneo, ekrlh scrigno; -à'n- aniu: ara'h ragno, kava'h cesto. -N(D)I-: verguhe vergogna. Es. di « in -: grande granea, fr. grange, lin::;e lineu. biancheria.

-MNI [e MMI)-: sunia somniare pensare, kun^J e o ra- me atu, congedo; suini somniu, sogno (vald. som), siiima somniare sognare (vald. sdima).

h) Cons. + u.

Sintesi: Norma è la caduta dell'elemento labiale ii e la con- servazione della consonante: però u si conserva e passa a v dopo dentale semplice. Grli esiti sono indicati nel prospetto:

Coas. 4-CU Voc. + CU GU Deiit. sempl. -[- « le g g V

112. Palatale ^u.

-Cons. -|- CU (Qu)-: Pàka Pasqua, sihk cinque, sinkante cin- quanta.

-Voc. -|- CU (Qu)-: aige acqua, afr. aigue, aigle aquila; egà'-l uguale, egaia uguagliare, segre sequere, seguire.

-GrU-: lehge lingua, uhgént unguento, angiele anguilla; riu- scito finale il g passa alla sorda corrispondente: sank afr. sane, sangue. Dilegua in sana' san(gu)i (n)are, salassare e perder sangue, e sakìve fr. saignée.

113. Dentale -\- ii. 1) Es. di u caduto già nel lat. volg. dopo dentali in gruppi: batate battaglia, hatu batto, hatre battere; kìisre *cosere (ci. consuere) cucire, kufu *coso. mori morto, morte morta, feurlé febbraio; inoltre: se fytre futuere can- zonare, infischiarsi.

Archivio glottol. ital , XVllI. ' 5

66 Alberto Talmon,

2) Dopo dentale semplice: reve vidua afr. veve, m-a^e ve- dovanza ; lanvie j a n u a r i ii ; eparoi'e *germ. s p a r w a r i u rete per la pesca.

ij Consonanti I ungilo.

aj Esplosive e fricative.

Sintesi: Le esplosive e fricative doppie vengono scempiate ed in seguito trattate come consonanti semplici iniziali:

CC + o,u CC + e,i CC + a TT SS PP BB k s z t fs p h

114. Gutturali e Palatali.

-CC -)- 0, U-: hukùn boccone, bbike buccola, seh/se succussa, scossa, ikéiì eccu-hoc-inde quella cosa là.

-CC -|- e, i-: ise't eccistu, isete eccista, afr. icest, iceste. isg'n ecce-hoc-unde, questa cosa qui.

-CO -f- «- : vaze vacca, seze secca ^ klgze ciocca campana, ilzà' huccare urlare, jjezà peccato.

115. Dentali.

-TT-: fil'ete figlietta, zabrete capretta, giite gutta goccia, kaire quattro, Idre lettera, ti^te tutta.

-SS- : lo scempiamente della doppia produce sempre l'allunga- mento della vocale precedente: gvàse grassa, base bassa, epese spessa, gfóse grossa, fase fossa.

116. Labiali.

-PP- : klape chiappa, tri^ye trippa, trupe truppa, (/fiipà' aggrop- pare, gnipu aggroppo.

-BB-: gijbe gobba, libu gibbosu gobbo, libù/e gibbosa.

Saggio sul dialetto di Pragelato 67

§) Liquide e Nasali.

Sintesi: Le liquide e nasali doppie vengono pure scempiate, ed in séguito trattate come le semplici iniziali, tranne / dopo vocale lunga: v

LL RR MM NN

/, i r m n .

117. Liquide.

-LL-: 1) In l dopo vocale breve: bele bella, seZg sella, fisele funicella, etele a s t i 1 1 a, asta di legno da ardere ; 2) dopo vocale lunga, essendo stato ridotto a l già nel lat. volg. della Gallia, passa a i: etéàh stella, pieh *pila, pilla, colonna d'appoggio, vieh villa^ angieie anguilla.

-RR-: tère terra, fere ferro, gère guerra, kureje, correggia, kifre correre.

118. Nasali.

-MM- : fiume fiamma, mamela mammelle, fléme flemma. -NN-: kane GSinnsi, zenabii cannabus canapa, ème *celt. benna cesta di vimini, fr. banne.

III. Consonanti Anali.

1) Fiuali latine.

119. Esplosive. T, D. Dileguano senza lasciar traccia di nei polisillabi e monosillabi, dopo consonante e dopo vocale. Es.: Polisillabi: -e -at, zante canta, min:ie mangia; ave -abat, zantcive cantava, miniare mangiava; an -ant, zantan cantano, miniuìì mangiano; -avuti- abant, zantàvan cantavano, min'Jcivan

68 Alberto Talmon,

mangiavano; abi'i apud, con. Monosillabi: Ite stat, é est, e et, siin sunt, ke quid.

-C. Passa a ^|: fai fac, isài ecce-hac da questa parte, ilài ecce-illac da quella parte; ma si sic, ni ne e.

120. Fricative. -S. L'-s finale originario dopo vocale è caduto nei polisillabi e monosillabi (a), ma rimane normalmente dopo consonante (è). Es.:

a) Polisillabi: porta portas, va za vaccas; i -as, zanti cantas; ari -abas, zantàvi e a. ni ah as; i -es, voH voìes; ^ -is, gdrmi dormis. Monosillabi: fa fas facis, va vas vadis, mai magis, sei sex, ^^/rt *plui plus, ^r^tres, »mnos, cìixob.

b) i}rs -or(e)s: duUl'rs dolori, zalìi'rs calori, flifrs fiori: Itdps lup(o)s, verps verm(e)s, miirs mur(o)s, rjirs diurn(o)s, ilvers hibern(o)s; dopo semivocale è caduto a Pragelato, e conservato presso Fenestrelle: prag. bau bell(o)s, vau vi- tell(o)s, fen. beaus e biaus, veaus e viaus.

Inoltre il -s di flessione latina s'ode ancora allo stato di so- nora (/) dinanzi ad iniziale vocalica nei riflessi di nos, vos, illos-illas, meos-meas, tuos-tuas, suos-suas, nostros- nostras, vostros-vostras. Es.: nus avén noi abbiamo, vuf ava voi avete; luf eu gli occhi, laf urel'a le orecchie; muf amiks i miei amici, maf ami/a le mie amiche; tuf amìks, su/ amfks i tuoi, i suoi amici, ecc. Ma dinanzi ad iniziale consonantica questo -s dilegua lasciando tracce di nell'allungamento della vocale precedente: la porta le porte, Iti lìips i lupi; miì, tu, su, ben i miei, i tuoi, i suoi beni: ma, ta, sa sore le mie, le tue, le sue sorelle, ecc.

121. Liquide e Nasali. Caddero in età più o meno an- tica nei polisillabi: zavà'l caballu{m), zant cantu(m); non nome(n); ensémp insimul apud; per r finale kiìrà cu-

Saggio sul dialetto di Pragelato 69

rator, it. curato, si uniforma alla norma generale, ma in sor sor or, prov. sor, può esser dubbio se r sia caduto, o se i due r si siano fusi insieme, nel suff. -a t (o) r s'ebbe -tre : kaiinaire *caliniator (fr. caliner), vagheggino, fidanzato.

Nei monosillabi:

-M rimane come n: ren rem niente, niun *mum (ci. meum), ftm *tum (ci. tuum), snn *sum (ci. suum). E caduto in io jam, ke quem; in quanto alla 1" pers. su({k} io sono, si può supporre che risalga a *so (ossia a *som per sum) divenuto *sojo, indi siu sotto l'influenza di *ajo (ci. habeoj divenuto ei{k) (Cfr. fr. suis, afr. sui, e ai) [V. anche Orig. ditt. rom. 38].

-N rimane come n: non non, en in. -L rimane sotto forma di i: sài sai, méel mei, féel fel. -R rimane affievolito in r: kdr cor, per per- Per *sale, *mele, *fele v. Arch. XVII 560 ; gli altri sono proclitici.

2) Fiuali romanze.

aj Esplosive e fricative.

122. Gutturali e Palatali.

-C + o, il, a. Di ogni c-\-ti in parossitono rimane -k: luek gioco, fiiek fuoco, luek luogo, ^x<?iA; poco, samblù'k sambuco; àrk arco, bank banco, blank bianco, bók bosco, ffek fresco, sàk sacco, sek secco, bck becco, buk becco, caprone. Proviene da forme in -ca il z di ranz ramo, bùz *buscum macchia, fr. broussaille, e bìlz (nella dizione ita buz, star bocconi). Proparossitoni : aticu, -aie: vùilaie villaggio, suixiie selvaggio, kuraie coraggio; sono piemontesismi : mani manico, j?erse persico, tósi tossico, porti portico, dumeti domestico.

-C -j- e, i dilegua nei parossitoni lasciando tracce di nel- l'allungamento della vocale precedente : pe pece, de dieci, perdri pernice, pace, vii voce, kra croce. In sili, finale di propa-

70 Alberto Talmon,

rossitoni sincopati diventa /: runfe romice, pofe pollice, unfe undici, diife dodici, trefe tredici sefe sedici.

-G -f- 0 u, resta nel solo caso che sia preceduto da altra con- sonante ed allo stato di sorda {k) : Iqiìk lungo, rank rango afr. rane, sank sangue afr. sane, lark largo, gììrk gorgo. In lu jugu e fan fagu, cadde la gutturale e Yu si combinò colla vocale precedente. Mancano esempì di -ga. Le forme verbali in -ngo come piango tingo, diedero piami, temi per analogia cogl'inf. plakre, tehre e simm.

-G -|- e, i si risolve in k rei rege, lei legit, burài borrago off icinalis.

123. Dentali.

-T. Cade se preceduto da vocale (a), ma resta se preceduto da consonante [b). Es.: a) a -atu: zantà cantato, minzà man- giato; — i -itu: funi finito, nilri nutrito; io -utu: hatii bat- tuto, kreisu cresciuto; pra prato, bla blata, grano, hiU boleto, nebù nipote, sandd sanità, vertu virtù. b) pàrt parte, fait fatto, leit letto, zàt gatto, tut tutto, fil'e't figlietto, dìinànt do- nante, bìil'ént bollente, vini venti, punt ponte. Imprestiti: niuet muto, apetit appetito, voci pur delfinesi.

-D. Cade dopo vocale (a), ma resta, però allo stato della sorda corrispondente, dopo consonante [b). Es.: a) nudo, krù crudo, pe piede, mersi mercede grazie. b) tari tardo, Ifirt lardo, zaut caldo, freit freddo, veri verde, rekort fenum cordum, secondo fieno, grani grande, aglànt, ghianda, funi fonde.

-S. Cade se è preceduto da vocale o proviene da ss e ei (a), ma rimane allo stato di sorda, se è preceduto da consonante (b). Es. : a) raso, naso, ri riso, fu fuso ; gfà grosso, basso, epe spesso, grò grosso ; brà braccio, laccio, già ghiaccio. E da osservare che la caduta di -s produce l'allunga- mento della vocale precedente. h) itrs orso, kurs corso, skàrs scarso.

Saggio sul dialetto di Pragelato 71

124. Labiali.

-P. Rimane dopo vocale e dopo consonante: lùp lupo, sàp *sapit sa; zainp campo, drap drappo, trqp iroppo, a^p alpe.

-B. Si vocalizza in u dopo vocale (a), passa alla sorda corri- spondente dopo consonante [b):

a) trau trave, deu deve, ben beve.

b) kuhhnp colombo, plump piombo, gap gobbo.

-V. Passa a u dopo vocale (a), rimane intatto dopo conso- nante (b). Es. :

a) klau chiave, nau nove. id. nuovo, piati piove, mau muove, neu neve, ìHu rivo, vili vivo.

b) serv serve.

b) Nasali e Liquide.

125. Licpuide.

-R. La vibrante R riuscita finale, semplice e proveniente da BR, si conserva sotto forma di r: fhir fiore, duiur dolore, zar caro, ama r amaro, pilr puro, milr muro; tur torre. Ma tace V r degl'infiniti e del suffisso -ariu e delle voci analogiche: -are ««ntò' cantare, -f'-ére 5a^'*sapere, -i -i r e /"«mi finire ; ■ie -àriu: pr a III le primariu, ìeiie leviariu, ^?</w/e pomariu, lanvte gennaio, sursle sor ti ariu fattucchiere; metie mestiere, entie intero.

Osservazione. In alcune località della bassa valle (Fayet di Roure) Vr degl'infiniti rimane affievolito m V- cantar can- tare, ati^r andare, sabè'r sapere, fiimr finire.

-L. Riuscito finale l passa a / («) ed II riducesi a // {b). Es. : a) tài tale, mal male, pài palo, séel cielo, péàl pelo, fiel filo, abriel aprile, Unso'i lenzuolo, sai suolo. b) /cavà'l ca- vallo, pel pelle, bel bello, nuvè'l novello, kgl collo, mol molle, mil mille.

72 Alberto Talmoii,

126. Nasali.

-M. rimane intatto nella tonica originaria («), ma passa ad n nella postonica e nelle forme verbali ossitene romanze (b). Es.: a) fàni fame, arà'm a era me rame, lèm geme, pfon pomo. film fumo; fèrm fermo, (jorm dorme. b) -àvan -abamus: zantàvan cantabamus : -ian -e b a m ii s : tenian t e n e b a m u s ; zantén cantamus, vendén v end emù s, avéiì habemus.

-N. Dopo vocale passa a n velare [n] tanto nella tonica che nella postonica [a); ma rimane di regola intatto, con pro- nunzia dentale, dopo consonante, come pure il n continuatore etimologico di nn (b). Es. : a) pan pane, man mano, gran grano, ben bene, ten tiene, vifì vino, sun suono, ti/un tizzone, mefùn ma(n)sione; -an -ant, ^antow cantant ; araw -abant, zantàvan cantabant. b) zàrn carne, afr. charn, ilvern in- verno, enfè'rn inferno, seni cernit sceglie, furn forno, kqrn corno, afr. coni; pan panno, bren pieni, brenn crusca. Però an anno. fr. an.

ni.

ACCENTÒ E QUANTITÀ

126^'^. Accento. L'accento è quello del latino volgare con le deviazioni comuni al francese e al provenzale.

a) Accento ritratto: zeine catena, felne fagina, meilr maturu, selik sabucu, j^gw/' p educhi, rm^ *agustu. Es. d'ac- cento ritratto ci offre ancora la flessione verbale negl'inf. della 2* coniug. con lat. in ere; godre godere, pusedre possedere, pruoedPe provvedere.

b) Accento protratto : epinule s p i n u 1 a, zenabu e a n- nabu canapa. Vocaboli sdruccioli d'origine letteraria son fatti

Saggio sul dialetto di Pragelato 73

parossitoni od ossitoni secondo i casi : fasile facile, trihiile tri- bola, kapite capita, niufike musica, fahrike (ali. a forie d'orig. popolare); auidus angelus, baslikg' basilico. In genere i verbi d'origine popolfire estesero la parossitonia al sing. e alla 3^ plur. del pres. indicativo e congiuntivo : a semmu io semino, k'a se- mme ch'io semini, penzpiu pettino, penzène pettini semènan seminino, penzenan pettinino.

127. Quantità. I. Vocali toniche. I fatti più generali si pos- sono cosi riassumere :

a) In finale. 1) Sono brevi: a) Le vocali in finale asso- luta di data antica (ossitoni originari in vocale e di formazione romanza per caduta di momentanea): scinda sanità, metà metà, nebù nipote, vertu virtù, velu velluto; a -a tu, zatità cantato, / -itu, fiini finito; ù' -utu, batù' battuto. /?) Le vocali dinanzi a M 0 w -{- consonante: pan pane, deman domani, fen fieno, zantén cantiamo, vendén vendiamo; t'urmént tormento, grani grande, tant tanto. 2) Sono lunghe: a) Le vocali riuscite finali per caduta di ò- originario e secondario: noi, vn voi, grò grosso, passo, hrà èraccio, laccio (laqueu) tre tre, epe spessa. /?) Le vocali riuscite finali per caduta di C -f- ^. «• pace, pe pece, perdri pernice, vìi voce. y) Le vocali degl'in- finiti: -a -are, 2;«wtò' cantare, -e -ere, saèt' sapere, -/ -ir e, f Unì finire. ó) Le vocali in finale libera: ama r amaro, tòltale, Ifip lupo, amik amico. e) Le vocali dinanzi a consonante semplice per riduzione di cons. doppie e gruppi di s -j- cons. bilrà't buratto, sàk sacco, bèk becco, sek secco ; ^àl gallo, karà'l cavallo, bfl bello, nuve'l novello ; bok *bosku, frek *friscu. ^) Le vocali in posizione palatina: al' aglio, tal' taglio, vel' vecchio, siUe'l' so- liclu, fil' figlio, fjl' occhio, lenul ginocchio; bàn bagno, etah stagno, empen impegno, kuh cuneo, piìk pugno. rj) Le vocali dinanzi a r -\- cons. : tàrt tardi, pari parte, Icìrt lardo, lurf lordo,

74 Alberto Talmoii,

]\Mrt corto : ilrp'ni inverno, enfp'rn inferno, f<jrm fermo ; urs- o r ( e ) s, fitjr^ f 1 o r e s, dulii'ì's d o 1 o r e s, zaiu'rs e a 1 o r e s .

b) Nella penultima. 1) Sono brevi: a) Le vocali in posi- zione (forte e debole): azate accaptat, aibre albero, r^r^éi verga, Pfl§ p e dica calcio, sebe cepa, file figlia, kin/e quindici, ryte rotta, siirse sur sa, pùr:ie purga. ,<?) Le vocali dinanzi a mo- mentanea libera: rabe rapa, sabu so, ersebu ricevo, litbe lupa, ribe ripa. 2) Sono lunghe: a) Le vocali dinanzi a nasale li- bera: semàne settimana, f untane fontana, piène piena, avene avena, ve/me vicina. /3) Lunghe le vocali originariamente dinanzi a ss, s^cowè. e 7'r: bd.se bassa^ epese spessa, mese messa; ràze nprov. rasce, tigna delle bestie, oze osca, intaglio, mùze mosca; aréte arista, tète testa, lengfde locusta; tere terra, (/ère guerra.

IL Vocali atone. Nelle atone, generalmente brevi, è difficile notare le lievi differenze di quantità. Son tuttavia lunghe per compenso le atone originariamente dinanzi a s 4- consonante : I maza masticare, li-htà' costare, meklà' misculare, pezà' pi s care.

IV.

APPENDICE

Foiioinenì particolari.

128. Assimilazione. Di vocale: È frequente dinanzi a liquida : marza mercato, zarzà cercare, par pai' a p a 1 p e t u 1 a palpebre ; laìà' gelare, balanse bilancia, talatie t e 1 a t a r i o tessitore, Silvane selvatico, da precedenti *sauvaze, *salvaze; nanante nonaginta, amande *amendola. Di voce a voce:

Saggio sul dialetto di Pragelato 75

uiane avellana, assimilato a zàtane castanea, come pure ukmie a zàtanie.

129. Dissimilazione. L in R: emhril' u m b i 1 i e ( u ) 1 u, eku- rila excolic(u)la scolature, parpal'e palpetula, der- hùn t a 1 p 0 n e talpa , ènvurtul'a involtolare, esiird'a esporre al sole (ali. a esulel'à). R in L: flaira fragrare puzzare, albre a r b o re.

130. Dilegui. Vocali atone (finali, labiali e palatali, prose- mitoniche e postsemitoniche). Consonanti intervocaliche.

131. Aggiungimenti. Prostesi: E prostetico dinanzi a s-j-cons.: ezàh scala, ekgh scuola, età'n stagno, eptt^ sposo, epe' spesso.

Epitesi: E epitetico dopo nessi consonantici, specialmente dopo quelli che terminano con l, r, e in finale dei proparossitoni : paire p a t r e, fraire f r a t r e, diible d u p 1 u : fraise f r a - X i n u. l'aure lepore, aufre a 1 t e r u, koibe e o 1 a p h o, a~e -a t i e u erbate h e r b a t i e u , malate m a 1 e - h a b i t u. Inoltre si sviluppa talvolta un e finale dopo labiale e dopo t, r: plampje (ali. a plump) p 1 u m b u , uhne u 1 m u , saloe s a ] v u ; ' m u n d u diede munte nel senso di universo, e munde nel senso di gente, persone: fu le munte = tutto l'universo, tu le munde = tutta la gente (fr, tout le monde); fere f e r r u, ali. a fer, sgre s o r o r, ali. a sor. Sviluppo epitetico di nasale in sen sete: di A: nella P ps. dei verbi terminante in dittongo, di- nanzi a iniziale vocalica e in posizione di forte risalto: a vauk a la f/ere=vRdo alla fiera; a ouliuk ['me flùr = vo]evo un fiore; ebén a faréik = ebbene lo farò.

Epentesi: Sviluppo epentetico di v tra vocali: samve fr. saignée, salasso, auvì fr. ouir, aluvete e uUvete fr. alouette. Epentesi

76 Alberto Talmon,

di nasale: p^nze pettine, sementòri cimitero, trampina fr. trépigner, mtramha fr. entraver, ìencjttte locusta, pin-uii fr. pigeon, hum- hanse, fr. bombance. Epentesi di h nei gruppi M'L, M'R di formazione romanza: semhla s i m ( u ) 1 a r e, zamhre cam(e)ra, numhre num(e)ru, kukunibre e u e u m e r. Manca però l'ana- loga epentesi di d in N'R. Epentesi di r in parpil'uh p a p i- 1 i 0 n e. Epentesi tra noce e voce: di /: hdre-f-omi = quattro uomini; di n: a-n'iine = ad una, a-n-ìì/i = ad uno, a-n-elé = lei, ad essa, a-n-el = r lui.

Il /? di vèrp *vermp, *verm verme, e di ensémp insi- mul insieme, è anche n. prov. (AGIt. I, 533). TJisénk da a b s e n t i u, è un vero pervertimento.

132. Agglutinazione. Fusione dell'articolo determinato coll'ini' ziale vocalica seguente: le lendemdh (le lendemain) per l'endemàn^ la lima:^e (l'image) per l'ima- e. Talvolta è Va solo dell'art, la che s'è incorporato nella voce seguente: Vaiamele (l'alumelle) per la lamele, Vaglànt (le gland) per la glande (con mutazione del genere). Fusione di un sostantivo con un aggettivo: lu- garùh (loup-garon). Fusione di pili voci: karati/à = car à toi, soprannome disprezzativo d'origine storica: i calvinisti di Pra- gelato (sec. XVII) recitavano preghiere che terminavano cosi: car à toi ecc. onde si procurarono il soprannome di karatoi, che si tuttora per disprezzo nell'alto Pragelato a coloro che si lasciano sfuggire proposizioni che risentano di calvinismo.

133. Metatesi. eklupè'l scalpello, frmna~j formaggio, tra torsolo, sehgliì't s i n g u 1 t u, trbl' t o r e u 1 u fr. treuil, truhla turbulare fr. troubler, etriisa *thursare, fr. trousser; da sillaba a sillaba : regiliise 1 i q u i r i t i a, tavergàn, termine din- giuria da Tervagan (un dio dei Maomettani nella " Chanson de Roland .,).

Saggio su] dialetto di Pragelato 77

134. Attrazione. Di vocale : trasposizione di / dei nessi ri, ti, si (e di sti ssi) nella sillaba precedente; -fé -a r i u. iere -aria, priimle, priìmiere; «in; -oria. 7ffkluire, mazuire; paiai p a 1 a t i u , en(/tn angustia; hai/a' h a s i a r e , baisa b a s s i a r e. Di consonante : plege pegola, blifke buccola, pur nprov. fr. boucle, fermaglio, krobì coprire,- fri'f§ *t u f e r e ni; afr. tufre. fr. m. truffe.

Alberto Talmon,

Capo III. Appunti di morfologia.

1. Sostantivo.

135. Derivazioni. I. Maschili di formazione analogica sull'antico tipo in -io {odio, giudizio): neroi nervo: soldi soldo; bahi rospo; :{/:tri (nprov. gari) topo; grill chicco di grandine; 'liaH uovo nidiale. Femminili di formazione congenere: fraudi frode; krence da *ki-entia. fr. crainte.

IL Suffissi notevoli per forma e funzione (comuni però col delf. e in parte anche col pieni.):

1. i e : surdie sordità, Inrdie ubbriacatura : ed -ine: esiitlne siccità, famlne fr, famine.

2. -al' e (da -a cu la): pelate buccia; ekundal'e gioco a na- scondersi; endevinaì- e ìndovìneMo \ semmai' e fr. semaille; tripal'e fr. tripaille; djxiural'e diavoleria.

3. -Il' -il' e; màzil' chi mastica parole, sciocco; nufil' ciò che resta delle noci dopo che furono schiacciate e spremute dell'olio; funfil\ funfil'a ciò che resta in fondo a bottiglie, vasi; perile pietruzza; rawj7'<; piccola frasca : ^Z(a'i7'e piccola scheggia, scheggiarne minuto.

4. -arie: gurgane pieno un gorgo {=gurk)\ pìtane pestata {pìta' pestare); pikane {pika picchiare) hrimhe pasto bollito per il maiale [hruà' lessare).

5. -iim: remasil'm spazzatura; urdu'ni l'ordito, teisum il ripieno, la trama ; enlevil'm bestiame d'allevamento.

I

Saargio sul dialetto di Pi-ai,'elato 79

III. Suffissi diminutivi, accrescitivi, disprez- zativi:

1. -d'i: r/o/^ viottolo; /f/ó'i^ figlioccio; é'a'iVo'/ scoiattolo; fur- nero'l uccello f o r n a i o 1 o balestruccio ; eroi somma di covoni stesi sull'aia; pero't paiuolo ; femm. filo'h figlioccia; fèrole tela rara, stauìigna.

.■co ' o

2. -én : pul'én puledro.

3. -èft, frequente: fil'è't Aglietto; prajet piccolo prato; bune't berretto femm. -ete: fH'ete fìglietta, mefunete casetta, maigr^te un po' magra, zabrete capretta; ali. a. zahriit capretto, pezlt, pebot fr. petit, femm. pecote.

4. à's : vazà's, vazà'se vaccaccia, bescà'se bestiaccia, umenà's (omaccio, teifà's stallaccia.

5. -o't: l'aiiró't leprotto, vazot piccola vacca, numjgt pic- cola manza, zahrot capretto.

6. -ùìl : ezaliìit piccola scala, scala a pinoli, glaselràh pezzo (li ghiaccio, miLzit if'n moscherino, zatuii gattino.

IV. Altri suffissi molto in uso:

1. -art: ohàrt bravaccio, bral'àrt fr. braillard, biìfklrt (ali. a inantor).

'1. -ik, -il'k, -il'k : pullk pulcino, ilfellk uccellino -ald'k galluccio rebiji'k canavaccio.

3. -éiik -énze {-Ingo -inga) nei gentilizi: Fraiaié/ik uomo di Pragelato, PraicUenze donna di Pragelato; Rurénk, Rurenze di Roure; Martinéhk, Martinenze di S. Martino; ali. a Fin- trdi/'i, Fintrelme di Fenestrelle; Péru/in, Perufine di Perosa.

4. -U\(^, (da -otico analogico su -aticu): ferule feroce, iioer- iiyi<^ i n V e r n o t i e 0. Cfr. n. prov. dernieiruge.

136. Flessione. Esistono due soli tipi di declinazione: I. De- clinazione femminile in -(/ (mutatosi in -e). II. Declinazione

maschile distinta in due classi: a) sostantivi in consonante (per

so Alberto Talmon.

caduta della vocale finale). b) sostantivi in -e (finale di an- tichi proparossitoni e dopo gruppi consonantici di muta -|- li- quida).

I. h'-e della 1^ deci, si fa pressoché normale per gli altii femminili. Es. comuni di metaplasmo: Dalla 5^ deci. lat. : fase facies, glàse g 1 a e i e s , matiere ni a t e r i e s. Dalla 3*^ deci, lat.: felice fi 1 i ce, fiure f e bre, naif e nuce, fumai/ e fornace, limase 1 i m a e e, lima.ie i ni a g i n e.

Di rincontro i femminili: mait madia, fiirml formica per anal. coi sost. in -?' e e : perdrt pernice.

IL Per la caduta della vocale finale venne a comprendere, oltre qnelli della seconda, i maschili della 3^ e 4^ deci. Esempi pili comuni di metaplasmo:

Dalla 3^* : pan pane, dent dente, punt ponte, nnil'r h 0 n 0 r e, non n o m e n. lait 1 a e t e. Dalla 4^: kùrs e u r s u. koni e 0 r n u. zant e a n t u, gut g u s t u, saut salto.

In -f : 7Ja^V(; p a t r e, fraire f r a t r e ; l'aure lepore, àne a s i n u, fraise f r a x u n, oktlaie v i 1 1 a t i e u.

137. Scambio di genere. Neutri plur. diventati femm. sing. : arme a r m a, fol'e folla, fele festa, ensene i n s i g n i a, ba- tate battualia, mervel'e *m e r i b i 1 i a, ilvernal'e h i b e r - n a 1 i a, mitrai' e m u r a 1 i a.

Genere mutato: Neutri diventati femminili: mar mare, sai sale. prev. la mar, la san. Maschili diventati femminili: molti astratti in -or: zalù'r calore, dulii'r dolore, vaili' r valore: flùr flore, dent dente, l'aure lepore; con cambiamento della desinenza latina: frilte *fructa, fige *fica, ramt^ *rama. Pur femm. è zenai canale doccia di gronda. Femminili diventati maschili: aibre arbore, e i nomi della maggior parte degli alberi; aglànt glande ghianda, sgrs sors (ali. a la sorte).

Saggio sul dialetto di Pragelato 81

138. Formazione del plurale. Rimangono tracce dell'antica deci, volgare nella distinzione tra singolare e plurale per mezzo di un -s di flessione o di una differenza di desinenza.

I. Declinazione femminile: sing. -e., pi. a: la porte porta, la zahre zabra, la vaze la vaza, la fol'e la fola.

II. Declinazione maschile. a) Sostantivi in consonante. L'-s dell'obliquo plurale è generalmente conservato, fuorché dopo n. Es.: sing. Ifip lupo, pi. lups: sing. vèrp verme, pi. verps\ sing. flilr fiore, pi. fblrs, sing. zalfi'r calore, ^\. zala'rs; sing. miìr muro. pi. mùrs; sing. ;urn giorno, pi. .;^rs; sing. i'wè'rn inverno, pi. iivr'rs; sing. fefoi fagiolo, pi. fèfg'ls; sing. pnm pomo, pi. pìinis. Dopo n dilegna nel pragelatese vero e pro- prio (a), rimane nel dialetto di Fenestrelle (/?): a) la dent il dente, la den i denti le punì il ponte, lìi putì i ponti le non il nome, In non i nomi ibi an un anno, di'i an due anni ;

;5) sing. dent, pi. dens sing. punt, pi. puns sing. ngn, pi. nons sing. an, pi. ans.

h) Sostantivi in -e. Il plurale è in -/. Es. : le paire il padre. patri i padri l'gnie l'uomo, luf gtni gli uomini le fraire il fratello, Ifi fraisi i fratelli le fraise il frassino, lU fraisi i frassini.

139. Reliquie della flessione. 1. Sono figure nominativali: -aire -at(o)r: kaHnaire, kardaire, pezaire; sor (e sgre), s o r o r;

puh p n 1 V i s : sgrs s o r s ; kgrs corpus; pintre p i n e t 0 r : seìie senior. L'-s del genitivo è in di-màrs d i e s - m a r t i s, e nell'analogia di-lù'ns [dm], di Fenestrelle), Prag. di'lù' à.

.Vi-chivio glottol. ital., XVTIl.

82 . Alberto Talmon,

2. Aggettivo.

140. Gli aggettivi confluirono tutti, come i sostantivi, in due soli tipi di declinazione, i femminili nella T' ed i maschili nella 2*.

141. Formazione del femminile. Per quanto concerne la for- mazione del femminile gli aggettivi si possono distribuire in tre gruppi: I. Aggettivi terminanti in consonante e che al femmi- nile aggiungono semplicemente un e: klàr e 1 a r u, klàre ci ara, segii'r s e e u r u, segiire s e e u r a, him b o n u, hfine bona. JI. Aggettivi terminanti in -e tanto al maschile che al fein mi- nile: di^hle d u p 1 u, duhle dupla, tère t e n e r u, Ure tenera, jyusible possibile, masch. e femm. III. Aggettivi terminanti in vocale per caduta della consonante finale, che è rimasta da- vanti V-e del femminile: prilmie-priimiere, gro-grqse, grà-gràse.

Molti aggettivi di una sola desinenza rimangono ancora uni- formi nel dialetto: Un qme grani un uomo grande un fiel fori un filo forte Une korde fóri una corda forte aiqe kurént acqua corrente a Vaige pendént acqua pendente, versante.

142. Comparazione. Mèl'u'r migliore, mei meglio; 'pliifiù'rs parecchi, pl'ùfiiira parecchie. Pel comparativo perifrastico non si ricorre a m a g i s (che sarebbe ma% usato in altro senso, cioè nel senso di ' più ' : a nen oqhi pa mai non ne voglio più), ma a più plus, fr. plus: le plii bel il più bello, la plil bele la più bella.

3. Numeri.

143. Cardinali : un, du, tre, katre, sink, sei, set, oc, nau, de, linfe, dufe, tre/e, katgrfe, kinfe, sefe, darfét, dufoc, dufnàu, vini, trente, karante, sinkante, séisante, stante, iicante, nanante, sent; m'd (e mile) mille.

Saggio sul dialetto di Pragelato

83

144. Ordinali: prilmie, segùnt, truafipne, katrieme, sinkieme, sifieme, setietne, ìitieme , nauvieme, difieme, unfieme, dufieme, trefieme, katorfieme vintieme.

4. Articolo.

145. Articolo determinato.

Singolare.

Dinanzi a consonantk

Maschile Femminile Noni. le la

Genit. d'ia

Dat. à a la

Acc. le- la

Dinanzi a vocale

Plurale

Dinanzi a consonante

Maschile Femminile

Nom.

Genit.

{*de lù) d'

Dat.

à a

Acc.

rticelle

conjj-iuntive : de, d', a.

Dinanzi a vocale

Maschile Femminile Ih/ la/

da/ (*de lu/) d' la/

a/ (afr. as) a la/

lu/ laf

146. Articolo indeterminato.

Nom. Genit. Dat. Acc.

Maschile J^iw, ihi d'un, un a-7iùn. Un uh, un

Femminile une d' ilne, a-nun§ une

Osservazione. Un s'usa dinanzi a vocale : iìn gme un uomo (Cfr. n. :^,5).

Alberto Talmon,

5. Pronome.

147. Pronomi personali.

Soggetto

Singolare.

Forme toniche

Oggetto

Forme atone

Soggetto Oggetto diretto

Oggetto indiretto

1* pers. sing. [mi] )ni{(iemi, ami) [wn] me,m' me, in'

2* pers. sing. tu tu (de tu, a tu) tu te, f te, t'

3* pers. sing. eZ (ille), f?e (illa) el, eie (d'el. d'eie, él, eie le, la Z'e(m,e f.).

a-n-el, a-nele)

Osservazioni. Il riflesso di ego s'incontra solo in prop. inteiT. : zantu-k-ìe? canto io? eik-ie da zantà'? ò io da cantare? I pron. pers. atoni me, ie, le, l'è precedono il verbo, ma lo seguono all'imperativo, e allora sono rispettivamente me, te, hi., l'i: tua-mé uccidetemi suvén-té ricordati tiia-lù uccidetelo dunà-l'i dategli e datele.

Plurale.

' ORME TONICHE

Forme atone

Soggetto Oggetto diretto Oggetto indiretto !

ì

Soggetto Oggetto

l* pers. pi. [de nù, a nù)

2* pers. pi. vù, [de vù, a vù)

S'* pers. pi. ehi, eia ehi, eia [d'elu, d'eia, t (m.), « (f.) lù. lùr (m. e f.). a-n-ela, a-n-ela)

Dinanzi a vocale : nuf, viif; uf, luf, laf.

Riflessivo sing. e pi. : se dinanzi a cons. s' dinanzi a vocale.

Osservazioni: I. I pronomi personali me, te, se, le preceduti da voce terminante in vocale e seguiti da iniziale vocalica per-

Saggio sul dialetto di Pragelato 85

dono Ve e diventano enclitiche. Es. : U l' sima = u le suna, voi lo chiamate; s' am' vo kreire = s'a me vo kreire, s'egli mi vuol credere; as' bùie i^erdrè ■= e' si alla perdizione; fait' [=faite) pr^n§ fatti prendere. Ugual riduzione subisce talvolta l'art, le nel contesto della frase: tul' [^ tu le) munde, fr. tout le monde. II. Nil, Vìi dopo un verbo interrogativo perdono n e v e di- ventano enclitiche. Es.: Vnt ciìiau {^= mia vu)? dove andate voi? Aniììuì' {=: anin nfi')? andiamo noi? Quando nù, vfi. pre- cedono il verbo, perdono n e v ma restano liberi: u vena voi venite, fi perdén noi perdiamo. Infine quando nà^ vii prece- dono il verbo e seguono a finale vocalica si può elidere Vu e fare n\ v' enclitiche. Es. : Ari (;= r/ nù) fai atendre, e ci fa aspet- tare; — an ( = a nn) di lamai. ren egli non ci dice giammai nulla; ao' {= a vfi) vghi ahu mi non vi voglio con me.

148. Il pronome impersonale è la pur delfinese: la fai he temp fa bel tempo: te plai-là? ti piace?

149. Possessivi.

a) Forme toniche: Sing. masch. meu mio, teu, tuo. seu suo, femm. mie mia, tue tua, sue sua. Plur. masch. nieu miei, teu tuoi, seu suoi, femm. ìnia mie, tua tue, sua sue. Sing. masch. ngtre nostro, vgtre vostro, femm. ngtre nostra, ogtre vostra plur. masch. ndtri nostri, votri vostii, femm. notra nostre, \otra vostre.

b) Forme atone (proclitiche): Sing. masch. niun *mum, tun *t u m, smì *s u m femm. ma *m a, fa *t a, sa *s a dinanzi a cons. e tnun, tun, siin dinanzi a voc. Plur. masch. *m o s, tu *t 0 s, sii *s 0 s din. a cons. e rnuf, iuf, suf din. a voc. femm. nuì *m a s, ta *i a s, sa *s a s din. a cons. e maf, taf, saf din. a voc. Sing. ngtre nostro e nostra, vgtre vostro e vostra; plur. masch. ngtri nostri, vétri vostri din. a cons. e ngtrif, vgtfif din. a voc. femm. tigtra nostre, vgtra vostre din. a cons. e ngtraf, vgtraf din. a vocale.

86 Alberto Talmon,

150. Dimostrativi. Del lat. h i e è rimasto esclusivamente il neutro nella part. affermativa ai afr. o je (hoc ego) che per- siste intatta nella bassa valle {gje = si) e in ui fr. oui.

Pronomi composti con ecce, e e cu, iste, i 1 1 e.

Singolare

Plurale

Maschile Femminile Maschile Femminile

isè't (ecce-istu) isete, sete (ecce-ista) seti (ecce-istos) s('ta (ecce-istas) kèl (eccu-illu) keìe (eccu-illa) keln (eccu-illos) kela (eccu-illas)

In proclisi

Singolare

Maschile st'gme quest'uomo k'Vome quell'uomo se garsuh questo garzone garsàn quel garzone

Femminile st'ahel'e quest'ape k'Vahel'e quell'ape set' fette questa donna keV fette quella donna.

Plurale

Maschile sin/ orni questi uomini Uluf orni quegli uomini stu yarsàh questi garzoni k'iù, (jarsìin quei garzoni

Femminile stafahf'l'a queste api kln/'abd'a quelle api sta fena queste donne k'ià fena quelle donne

Neutro : isq'n (ecce-hoc-unde) questa cosa qui, ike'h (eccu-hoc-inde) quella cosa là. - Neutro proclitico : fé. Es. : U Je fofe'n = noi lo facciamo ; itn j)à fa = non lo si può fare.

151. Interrogativi e relativi.— Zi? chi? ke? che? ke ì\ quale. Neutro assoluto ed interrogativo assai notevole è sok *( e e ) e e - h o e, p. e. : sqk-fà-tù? che cosa è che fai tu ? che fai? sok é-V ikén zi? che cosa è quella cosa là? a sabu pu

I

Saggio sul dialetto di Pragelato 87

sok l'è non so che cosa sia. Inoltre: gaire (germ. weigaro)? quanto? quanti?

152. Indefiniti. knkiì'n qualcuno, kàkiine qualcuna; pà-nùù nessuno; zakù'n ciascuno, zàkilne ciascuua, in proclisi zàkc fr. chaque; un fr. on ; -tr e àwe o ir b\ tilt in proclisi ^j<. tutto : tìite tutta, id.; tiUi [tilt e tiic), in proclisi tii tutti; h/ta in pro- clisi tu tutte {tid' munde tutto il mondo, tu la Franse tutta la Francia pi. tii la n}rs tutti i giorni, tti la fena tutte le donne): refi reni, niente (ali. a rlen d'infl. letterario), pà-rm niente: ;7 nprov. ges punto, affatto; gaire pur delf. e nprov., molto, ^^ci:- gaire poco.

6. Verbo.

153. Derivazioni. Numerosissime le derivazioni per -j-:

1. -^«' : eserbia estirpare le erbe, sengliitià' singhiozzare. ribqtia' fare ribotta, hlesja' fr. blesser, kerent'ia *quaerentiare; kuncà' contare; nica nettare.

2. -a ti a': knratia' scorrazzare, filnatia fintacchiare.

3. -i l' à', -ina, iterativi vezzeggianti : frifil'à' sbriciolare (da fri/il' e dim. di fri/e briciola)^ mazU'a masticacchiare fr. ma- chonner, rii-H'a rosicchiare; trampinfi' fr. tvépìgnev, plovina' fr. pleuviner, robina rubacchiare.

4. -H V a : baind'a far bava, gemi' a guerrigliare, trantuVa traballare.

5. -a s là' : plurasia piagnucolare, dentaria morsicchiare, egasia sciacquale, sciaguattare, rapasià' andar rubacchiare qua e là. bramasià' sbraitare, bekasia' dar beccate.

154. Flessione. I. Radice. La radice assume diverse forme secondo gli elementi fonetici della flessione e la collocazione

88 Alberto Talmon,

dell'accento. Cosi: a pgrtu io porto, piirtà' portare; a voht io voglio, vuigé volere; a gormu io dormo, glirmt dormire; a ìaudu io lodo, luda lodare; a mipru io muoio, miìri morire, mort morto; a mgvu io muovo, mau muove, maure muovere, mugù' mosso; a pgjti io posso, pngé potere, pugù' potuto.

IL Terminazioni.

155. Infinito. E scarsa la coniiig. in ere pei tralignamenti consueti {sahé sapere, ve vedere, vuigé volere, valgé valere e pochi altri). Ali. a plagé piacere sta plaire, per s u m m o n è r e s'à semufii, per movere maure, per tenére f.enl.

La coniug. in -7 è quasi tutta formata di verbi incoativi più 0 JTieno recenti: funisii finisco, funi finire; fralsìi tradisco, irai tradire : kunvertlsu converto, kunverti convertire, ecc. ali. a krohu copro, kròhl coprire: ohru apro, óhrl aprire; gormu dormo, giirmi dormire, e qualche altro.

Gl'inf. anticamente sdruccioli sono sincopati: esre essere, kufre consuere, naisre nascere, kreisre crescere, teisre tessere, kunuisre conoscere; planre piangere compiangere, tenre tìn- gere, krenre fremere, fr. craindre, lunre j u n g e r e, piinri^ pungere: ékrlre scrivere, frtre (ali. a freiì) friggere, plaire pia- cere, leire leggere, beure b i b e r e, plaure piovere, maure muo- vere, viure vivere, ekundre ascondere, tundre tendere ; a questa serie appartiene probabilmente anche kiìre correre.

Paradigma.

1* coniugazione. a -are: zantà' cantare. 2* , é -ère: sabé sapere.

3* re -ère: vendre vendere.

4* T -i r e : filni finire.

156. Participio. Due tipi di part. perf. come nel provenzale, di tipo forte e di tipo debole. Di tipo forte: ilhè'rt aperto, vU

Saggio sul dialetto di Pragidato 89

visto, senui't npiov. semoust, offerto, tene tinto, a:^imc aggiunto, dir (ietto, ekrlt scritto, fait fatto : zeiit (da zeire cadere) è ana- logico su qualche antico esempio in -uf -et (cfr. § 12,2) e § 94). Di tipo debole: tengu tenuto, agl'i' avuto, pliigu piovuto, vengit veinito, plagu piaciuto, pugù' potuto, degù' dovuto. Questo g in- tercalare (proveniente dai perf. dei verbi forti che in lat. ter- minavano in -ni) raggiunse anche qualche infinito: agé avere, rìilgé volere, vaigé valere, plagé piacere.

Paradigma, a) Part. passato.

P coniug. d -a t ii : zantà cantato ; a -a t a : zantd' cantata. 2"' w' -utu: sabù' saputo; il'e -ut a: sabil'e saputa. 3^ ù' -utu: vendù' venduto; il' e -ut a: vendii'e venduta. 4* , / -itu: fiini finito; /f -ita: filnte finita.

b) Part. presente.

La terminazione -ént è stata estesa a tutti i participi pre- senti : zanUnt cantante, sahént *sapente, vendént vendente, gilr- mént dormiente. Pel part. pres. della 1^ coniug. la terminaz. -ént coesiste ali. alla terminazione più antica -dnt: zantént-zantdnt, miniéìit-min.idnt. Il gerundio si forma ponendo la prep. en din- nanzi al participio : en zantént, en vendént, en giirmént.

157. Indicativo. 1) Presente. Accento mutato per ripu- gnanza dello sdrucciolo: semè'nu semino, jjmzenu pettino, tra- mulu tremolo, meritu merito. Voci analogiche: sezu, inf. seza sec- care, reverzu inf, reverza' r e v e r t i e a r e, ekorzu inf, ekorza

/or- oc- e -e

scorticare; plaju inf. plaire piacere, kreisu inf. kreisre crescere, kunuisu inf. kunuisre conoscere, kreju inf. kreire credere, zeju inf, zeire cadere, krenii inf. krenre t r e m e r e, fr. craindre, etiirnu inf. etilrna starnutare, tPnu inf. tenì tenere, vmu inf. veni venire, sabu inf. sahé sapere.

90 Alberto Talmoii,

L'-ìi della !•* ps. comune al piem. e delf. può tacere se gli preceda j: ei, eik (non pili ajii), ò, ali. a pqjii posso, zejii cado, krfju credo.

La e "ò^ p. pi. sono sempre identiche in tutti i tempi e modi.

Paradigma.

P coniugazione :

canto, cantas, cantat, cantamus. cantatiis. cantaut zantii zanti zante zante'h zantd zantan.

2*^ e 3*^ coniugazione :

vendo, vendes, vende t, venderaus, vendetis, vendent venda vendi veni vende'h venda vendaii.

4" coniugazione :

d 0 r ni i 0 , d o r m i s , d o r m i t , d o r m i m u s , d o r m i t i s , d o r ni i u n t gormu gOrmi gljrm gilrme'n gurmd gormah.

2) Imperfetto. l-"* Coniug. La 1^ pers. sing, à adottato Yu analogico della 1^ sing, del pres. ; le desinenze della 2^ e 3* sing. provengono regolarmente da -a b a s -a b a t, e quella della 3=' pi, da -a b a n t. Nella 1' e 2^ pers. pi. v'è ritrazione d'accento per analogia colle altre forme in cui la sillaba tonica segue imme- diatamente al tema, 2^', 3" e 4'' coniug. L'-m{]c) -la -ie ecc. proviene dalle terminazioni e ( b ) a m -e ( b ) a s ( b ) a t, ecc, con mutamento dell'c in iato in i per la 2^ e 3'^ coniugazione. La 1* pers. sing. à pure adottato Vu analogico della l'^ pers, sing. del presente: inoltre è da notare lo sviluppo epitetico del k dinanzi a vocale e in posizione di risalto. Analoga ritra- zione d'accento nella 1" e pi.

L

Saggio sul dialetto di Pragelato 91

Paradigma.

l'' coniugazione :

e a n t a b a m , -a b a s , -a b a t , -a 1) a m u s . -a b a t i s , -a b a n t

zantrivu -avi -ave -àra'n -hvi -àvah.

2* e 3* coniugazione : vende(b)am. -e (b) a s , -e (bì a t , -e(b)amus, -e(b)atis, -e(b)ant

rendÌH(k)

-tan.

4^ coniugazione :

dormi(b)am, - i (b) a s , - i (b) a t , -i(b)amus, -i(b)atis, -i(b)ant

gormii({h) -la —te -tan -ia ian.

3) Perfetto. Non à pili vita propria: gli sottentra la so- lita perifrasi. Ma ne rimangono tracce cospicue nell'imp. cong. (Cfr. -ése -ésl -ése -ésan -ési ésan lat. -a s s e m -àsses -àsset -a s s é m u s -a s s é t i s -a s s e n t ; -i s s e m -i s s e s -i s s e t , etc.) continuatore dell'antico piuccheperfetto, nel part. pass, di tipo debole, culgu , yugù' -plagu etc. vuiyese, pugese, plagese etc. e talvolta nell'inf., agé avere, vulgé volere, valgé valere.

4) Piuccheperfetto. Del piuccheperfetto ind. rimangono due soli cimeli della coniug. di esse e di habere; i quali anno però preso il significato di futuro esatto : fìirii sarò stato, ecc. fùran saranno stati : agerii, ageri, agere, ecc., avrò avuto, avrai avuto, avrà avuto, ecc., usato anche nelle proposizioni condizio- nali. Es.: Ageru sink aiì kant niun paire é niprt = Sivrò avuto cinque anni quando mio padre è morto; a n ageru prii min-à, ma aviu pa mai d'aptlt = ne avrei ben mangiato, ma non avevo più appetito.

5) Futuro. Accanto al fut. perifrastico si usa assai diffu- samente il pres. ind. seguito dall'avv. joe/r: miniu peii demàn = mangerò domani; vau peii = Siì^drò.

92 A liberto Talmon,

Paradigma.

!"■ coniugazione : zun/are'i{k) , zantar{'' , zantare' , zantarén , zantarf , zantar^'n canterò canterai canterà canteremo canterete canteranno.

2" e 3* coniugazione : rendare'iyk) , rendare', vendare' , vendare'n, rendarf, rendar</n venderò venderai venderà venderemo venderete venderanno.

4" coniugazione : gurmire'i{]c) , gurmirè' , gtlrmire' , gilrmire'h , yì'lrmirf, gurmire'h dormirò dormirai dormirà dormiremo dormirete dormiranno.

I verbi in -re, come vendre, rumpre, mostrano qui, come gli j altri tipi di coniug., intera la forma dell'infinito: il mutamento dell'e in a dinanzi al r è per analogia colla l-"" coniug,

158. Congiuntivo. 1) Presente. Sono conguagliate le desi- nenze dei tre tipi di coniugazione; ritrazione d'accento nella 1^ e 2^ pers. plur.

1''' coniugazione :

eantem, cantes, cantet, cantémus, cantétis, cantent zante zanti zante zùntah zànti zantan.

■2* e 8'' coniugazione :

vendam, vendas, vendat, vendaraus, vendatis, vendant vi'nde vendi vende ve'ndan ve'ndi ve'ndan.

4* coniugazione :

dormiam, dormias, dormiat, dormiamus, dormiatis, dormiant

giirme giìrmi gorf^'fr go'rman gormi gorman.

2) Imperfetto. L'impf. cong. è il continuatore dell'antico piuccheperfetto: qui, come nel pres. cong., sono conguagliatele desinenze dei tre tipi di coniugazione. Ritrazione d'accento nella l"'' e 2^ pi.

Saggio sul dialetto di Pragelato 93

Paradigma.

1" coniugazione :

cantasse m, -asses, -a ss et, -assémus. -assétis, -assent zantesf -est -fse -e'san -e'si -esan.

2^^ e 3* coniugazione :

V end e(di)s s e m , -isses, -isset, -issémus, -isseltis, -issent vendese -esi -ese -e'san -e'si -esah.

4'- coniugazione :

dormi ssem, -isses, -isset, -issémus, -issétis, -issent (jurmese -est -ese -e'san -e'si -esan.

159. Condizionale. Presente. Le terminazioni sono quelle dell'impf. di h a b e r e : Sing. aviu[k) -aria -avie, Plur. avian 'Civia -avian.

Paradigma.

P coniugazione :

zantariii(k) canterei, zantaria canteresti, zantarle canterebbe, zantariah canteremmo, zantaria cantereste, zantarian canterebbero.

2* e 3" coniugazione :

vendariu(k) venderei. rendaria venderesti, vendarie venderebbe, vendarlah venderemmo, rendaria vendereste, vendarian venderebbero.

é'' coniugazione :

gilr marinile) dormirei, gilrmaria dormiresti, ijiirmarie dormirebbe, gilrinariah dormiremmo, giirmaria dormireste, gilrmarian dormirebbero.

Per Va dinanzi ad r di flessione è evidente l'influsso della 1* coniugazione.

160. Imperativo. La 2^ pers. sing. è foneticamente rego- lare, come pure la 2''' plur. della 1=* coniug.: le terminazioni della plur. della 2**, 3^ e 4* coniug. sono analogiche a quelle della 1'* coniugazione.

94 Alberto Talmon,

Paradigma.

canta, cantate, vendi, vendete, dormi, dormite zanfe, zantà, v^nt, venda, goV'^i ffurmà.

161. Tempi composti. Si formano col verbo agé avere, e, in qualche verbo intransitivo, col verbo esre essere e col part. pass.: il perf. perifrastico {ei zantà, ei rendù' , eik agù'), il pperf. ind. e cong. {aoiu zantà, agese zantà) il fut. ant. {urèi zantà) e il cond. pass, {iiriu zantà, ageru zantà).

Il pass. lat. è sostituito da esre col part. passato.

162. Elenco di oerhi notevoli.

" Hahere ,,. Inf. agé, part. pass, agii . Ind. pr.: sing. ei{k), a, a, plur. at'én^ ava, an: impf. aon({k): Cong. pr. : sing. o/e, a'i, aje, plur. ajan, ai, ajan; impf. agese: Cond. pr. iirin[k) [pass, ageru]. Manca l'imp.

" Esse „. Inf. esre [ita stare], part. Ita. Ind. pr. : sing. siii{k), sa, e. pi. sen, sa, sun: impf. èru, eri, ere èran, eri. eran: fut. saréiik). Cong. pr. sie, sia, sie sian, sia, stan: impf. fuse, fusi, fuse fusan, pisi, fiisan. Cond. pr. sarlu{k). Fut. esatto (riflesso del pperf.). firn, furi, fare fnran, furi, furan. Manca l'imp.

" Stare „. Inf. Ita , part. pass. Ind. pr. ìtu. Iti, Uén. Uà, Uan: imp. Uàvu: fut. Uaréi{k). Cong. pr. Uè: imp. Uese. Cond. pr. Uariu{k). Imp. sta, state.

" Vadere e andare ... Inf. ana. part. pass. anà. Ind. pr. vaìt{k), va, vai anin, anà,van; impf. awar?/: fut. anaréi{k). Cong. pr. àne: impf. anese. Cond. pr. anarìu[k). Imp. vai, anà.

" Pos.se „. luf. pugé, part. pass, pugu . ~ Ind. pr. poju, poi, pujén, pujà, pgjan; ìm^^i. puhi{k): fut. puréi{k). Cong. pr. pace: impf. pugese. (Jond. pr. puriu{k).

" Velie „. Inf. vuigé, part. pass, vutgù' . Ind. pr. vdhi:

Saggio sul dialetto di Pragelato 95

impf. ruh'u{k): fut. viiréi{k). Gong. pr. voi' e: impf. oiUgese. Cond. pr. vurin{k).

" Debere „. Inf. chure, part. pass, deiju . Ind. pr. deru: impf. devht{k): fut. deuréi{k). Cong. pr. detf^; impf. degese. Cond. pr. deuriu[h), pass, degerii.

" Sapere „. Inf. sabé, part. pass, sabù' e saupù'. Ind. pr. sabu; impf. sabiu[Jc); fut. suréi{k). Cong. pr. sapi: impf. sabese.

Cond. pr. sur'm[k).

" Videre „. Inf. ve, part. pass, vH. Ind. pr. veu{k) e veju, vei, ve vijén, vijd, vejan: impf. ri(u{k): fut. oeréi{k). Cong. pr. veje: impf. vegese. Cond. pr. veriii{k). Imp. ve, ve.

" Piacere „. Inf. plagé e plaire, part. pass, plagù' . Ind. pr. plaju, piai, piai plajp^i P^^j^^ plajan: \m.])i. plahi{k)\ fut. plairéi{k). Cong. ^r.plaje: impf . plagese. Cond. pres. plairiu{k).

" Valere ,,. Inf. valgé, part. pass, vaigù' . Ind. pr. và-tu; impf. vahu{k): fut. caréi(k). Cong. pr. cal/e\ impf. valgese. Cond. pr. variu{k).

" Tenere „. Inf. tenl, part. pass, tengù' . Ind. pr. tmu; impf. tenluik): fut. tenréi{k). Cong. pi-, tene, impf. tengese. Cond. pr. tenrin{k). Imp. ten, tena.

" Venire „. Inf. veni, part. pass, vengù' . Ind. pr. vènii; impf. véHÌu{k) : fut. venréi{k]. Cong. pr. vene: impf. vengese. Cond. pr, venriu{k). Imp, ven, vena.

" Movere „. Inf. maitre, part. pass, mugii'. Ind. pr. mgvu: impf. nmviu{k): fut. nìurei{k). Cong. pr. move: impf. mugese.

Cond. pr. ìnnriu{k). Imp. mau, miiva.

" Piovere „. Inf. plaure, part. pass, plugu. Ind. pr. plau: impf. pluvie: fut. plauré. Cong. pr. piove; impf. iilug^e. Cond. pr. plaurie.

" Bibere „. Inf. beure, part. pass, begli . Ind. pr. bevu: impf. bevlu{k): fut. beuréi{k). Cong. pr. beve: impf. begese. Cond. pr. beuriu{k). Imp. bea, beva.

96 Alberto Talmon,

" Vivere „. Inf. rix.re, part. pass, vtkii' . Ind. pr. vìeu: impf. viriu{k); flit. viuréi{k). Gong. pr. vive; impf. vivese. Cond. pr. viurhi(k). Imp. viu, viva.

" Facere „. Inf. fa, part. pass. fait. Ind. pres. fau{k), fu, fai fcifén, fafà, fan; impf. fafiu{k); fut. faréi{k). Gong. pr. fase; impf. fa/ese. Gond. pr. farm{k). Imp. fai^ fa/à.

" Dicere „. Inf. dire, part. pass. dit. Ind. pr. dìfu; impf. difin(Jc); fut. diréi(k). Gong. pr. dì/e; impf. difese. Gond. pr. diriu{k). Imp. di, difà.

" Credere „. Inf. kreire, i^Rvt. pass, krejii'. Ind. pr. kreju: impf. krezii{k); fut. hreiréi(k). Gong. pr. kreje; impf. krejese. Gond. pr. kréiriuik). Imp. kre, krejà.

" Cadere „. Inf. -zeire, part. pass, zetlt. Ind. pr. zeju; impf. zejese. Gond. pr. zeiriuilì).

" Excludere (schiudersi, fr. éclore). Inf. eklilre, part. pass. eklil't. Ind. pr. eMiì! ; impf. ekluie; fut. eklilré. Gong. pr. ekluje: impf. eMìljese. Gond. pr. eklilrie.

" Morire „. Inf. milr'i, part. pass. m^rt. Ind. pr. midrii: impf. milriu{k); fut. milriréi{k). Gong. pr. mipre: impf. ìnior- gese e miprese. Gond. pr. milririu[k). Imp. mipr, miorà.

7. Avverbio. a) Avverbi priiiiìtivi.

163. 1) Avverbi di luogo. Unt u n d e, dtmi de- nudo, dove; ist e e e e - h i e, qui : isai ecce-hac, da questa parte, ilài e e e e - i 1 1 a e, da quella parte, e sai, desdi da questa parte, lai, delài da quella parte; izi e e e u m - h i e, costi, là; pi inde, ne, e ne i d.. id., n'en ne [oait w'ew = vattene): lon 1 0 n g e lontano, pré p r e s s u m presso, vicino, apre appresso ; dapé d (e) a d - p e d e , vicino ; kuntre e o n t r a, contro ; enkuntre

Saggio sul dialetto di Pragelato 97

incontro : dedlnt de-de-intus dentro; fare fora s. fuori, defore d e - f o r a s, di fuori ; (indnf i n - a n t e, avanti, drant e dénànt de-ìn-ante dinanzi : areire a d - r e t r o, dareìrr de- retro dietro, di dietro; si/brf; supra sopra, desiihrc de- supra disopra; su s u b t ii s sotto, desìi de-subtus di- sotto; dekaire de quadru, a lato, alavirùn all'intorno.

2) Avverbi di tempo. Kfire qua bora quando; kant quando; sucént sovente; ti{:Ji'rii totum diurnu fr. toujours; io j a m, già; lamai giammai; ahlre allora; enJcàre, eìiMi' ancora; peii poi ; du/eiire de-hac-hora d'ora innanzi, ormai, eiìre ora, prov. aro; ie ieri, enhéil atque hanc li o d i e oggi , demàn domani ; emhek in ben che mentre, delf. òo/i^, pieni, mali.

3) Avverbi d i m a n i e r a e qu antit à. Kiimó q u o m o d 0. fr. coniment; ben bene, mai male, viduntie vo- 1 u n t a r i u volentieri ; iambén t a m bene prov. tambén ; ensémp insimul apud insieme; Jcant quanto, tanf tanto, otànt ali -tantum, fr. autant; mai m a g i s, di più, ancora: frój) troppo, pauli poco, a)nén almeno; blpì de molto di. ^;r(f prò assai, abbastanza, ren rem. niente, *passum niente, (/aire *germ. weigaro? quanto? pia-gaire poco; ^i *genus prov. ges, affatto, pà-^i *passum-genus niente, nessuna specie, ali. a pa-la-ràse di ugual significato.

4) Avverbi d'affermazione e d i n e g a zi o n e. La particella d'affermazione è la fr. oui, ali. a oi (hoc), afr. oje (hoc ille), che rimane intatto nella bassa valle [oje) ; per la negazione vale nmì. Per ecco s'impiega la 2=' sing. ind. pr. di ve vedere: re-t'a-izi = -v^àì qui, ecco qui, ve-Ui-iz i ■= veàetaXo qui, eccolo qui (cfr. fr. voici). Inoltre: segfl'r sicuramente.

5) Avverbio di e a usa: PerJcé = perché?

164. Avverbi di maniera. Poco usitato l'avv. in

Archivio glottol. ital., XVIII. 7

98 Alberto Talmon,

-ente: raroniént raramente, (/randomént grandemente, maiamént malamente. In certe lociiz. è impiegato come avv. il neutro degli agg. : senti hun sentir buono; parl<i\ zantà' nut. parlai-e, cantare ad alta voce; parla', zanta ha parlare, cantare a bassa voce; semenà epe' seminare spesso ; anà' tira, se tèni dreit, andare, ti- rare, tenersi dritto: zanta fan cantar falso; pika', zantà' lùst picchiare, cantare giusto.

b) Gradazione.

La comparazione degli avv. si foima come quella degli agget- tivi. — Comparativi formali: ben bene, mài male, mei' meglio, pauk poco, pei peggio, plii mài pili male, de mai di più, men meno, le mei' il meglio, le pei il peggio, le plil mài il più male, le mai il più, le metì il meno.

e) Locnzioiii avverbiali.

165. A la fin alla fine, a la leste prestamente, avant-ie fr. avant-hier, d'abort fr. d'abord, de bun'ure di buon'ora^ pauk a pauk poco a poco, luntémp fr. longtemps, de niafin al mattino, sili koibe sul colpo.

8. Preposizioni.

166. 1) Antiche preposizioni latine: de, d\ di; eh in; entre fra; abn a p u d, con; subre s u p r a, sopra; kimtre contro; per per; sense senza, segànt secondo die. Per è sovente sincopata: pia fena=^'^ev le donne, pi' munde = -^ev \\ mondo.

2) e 0 in p 0 s t e e o n p r e p. l a t. : desubre d e - s u p r a, sopra, desH d e - s u b t u s, sotto. j

3) sostanti v i, aggettivi o avverbi latini d i-

Saggio sul dialetto di Pragelato 99

'" e n u t i p r epos i z i o n i : fdre f o r a s, fuori, mnlgra m a- 1 u m g r a t u m, fr. raalgré, kant a quantum ad, quanto a.

\) e 0 m p 0 st e d i p r e p. latine con s o s t . , a g g . o a V e e r h ì. dareire de retro, dietro ; endedint in d e - d e- i n t u s, dedhit de-de-intus, dentro ; apre' ad pressura, appresso, defore de f o r a s, di fuori.

5) Locuzioni prepositive composte di s o - s tant i V i, verbi o avverbi: a Uaufe de a causa di ; a dreite de a dritta di; a prepau de a proposito di; atravers attra- verso; tuV lofik fr. tout le long; veizi fr. voici. voilà.

9. Cougìiinzioni.

167. a) Coordinative. 1) copulative: é e; enkàre, éììkà' , inai enkare ancora: ni ni, né; he (quod) che. 2) Av- ver satire: ma ma; o kuntrere fr. au contraire. 3) Cau- sative: dtinke dunque.

b) S u b 0 r d i n a t i v e. Se se ; kant quando ; kuma come; per-sgk per ciò che; tambén ke sia pure che; a mefiire A;e a mi- sura che; segùnt ke secondo che; drant ke primo che; fin he fino a che; a men ke a meno che; per pan ke per poco che; de krence ke fr. de crainte que; baste ke purché; kfire ke a qua- lunque momento.

10. Interiezioni.

168. Interiezioni propriamente dette: ah ! ahi! oh!

Locuzioni interiettive: bun dia buon dio ! pezaire p e e e a t 0 r, prov. pecaire = fr. hélas ! demùn! diamine! diantre fr. diantre! alo'ìi fr. allons brave bravo!

100 Alberto Talmon,

Capo IV. Appunti sintattici.

169. Occorrono frequentemente, come in gran parte dei dialetti piemontesi, i pleonasmi prono in inali a (masch.) ed i (femm.) dinanzi alla 3'^ pers. singolare, ed a (femm.) ed i (masch.) dinanzi alla S'"* pi. d'ogni tempo: èl a zantr egli canta, eie i zante essa canta; eia a zantan esse cantano, ehi i zantan

con 'e ' C

essi cantano. Occorre inoltre costantemente il pleon. pron. a (masch. e femm.) dinanzi alla 1^ pers. sing. dei tempi semplici: mi a zantii io canto, ini a vuHu io volevo; h'a zante che io canti, h'a zant^,se cantassi,

170. Costante \'u so riflessivo dei verbi per i o desino, io ceno, io ho desinato, io ho cenato: mim' dlnu, mini' sìnu, am' sin dina, ain sin sino. Inoltre: mini' kefu, tilt' kefi, el as' kefe, io mi queto, tu ti queti, ei si queta.

171. Uso i mp e r s on a l e , in certi casi , del verbo essere, p. e.: l'è mi fr. c'est moi, l'é-tù c'est toi, l'é-f-el c'est lui, è lui, Vé-nfi c'est nous, Vé-vn c'est vous; Ve mun amìk c'est mon ami, è mio amico, l'è de ladri sono dei ladri, l'é-f-ita k'ia fena sono state quelle donne. Interrogativamente si dice: éV mi? sono io? él' tu? sei tu? él' el? e lui? él' mi? siamo noi? él' Vii? siete voi? Inoltre: la l'è vai de furetie ci vanno dei forestieri: la l'è veh de fena ci vengono delle donne; la l' 'arihe de mena' arrivano dei ragazzi ; la t 'a agù' de degrasijx ci sono state delle disgrazie; t'a tanti-f-an ci sono tanti anni.

Saggio sul dialetto di Pragelato 101

172. Per la perifrasi del passi v o c'è oltre al modo italiano: ìas' fai ren non si fa niente l'uso pur vi- gente altrove, come già in latino, delia 3* pi. : i l'an trubd ren non anno trovato nulla, per: non s'è trovato nulla; sok difan i de mi? che cosa dicono, che cosa si dice di me?; e finalmente l'uso francesizzante: im fai ben si fa bene, im faipà reti non si fa niente, sok un la fa? che cosa si può fare?

173. Oscillazione tra ''essere' ed ' avere ' nella perifrasi del perfetto: ei kuru ò corso, sin oengii' sono venuto; i l'an kreisii sono cresciuti, i sun kreisii' ; la l"à agii Une fete, la l"é-f-ltà ime fète c'è stata una festa; la ììia plaga', la me plagii m'è piaciuto. Ma è fermo ' avere ' nelle indicazioni di tempo: la l"à ibi ah c'è un anno, la V'à tanti- f-aìì ci sono tanti anni.

174. Frequente la p e r ifr a si: isi, izi niun fìl' isf, iz'i ma mefùn, per: questo mio figlio, questa mia casa.

175. -- Ripetizione della particella en (inde): is' n'en van sen' vanno, so ne vanno; as' neri turnàve egli se ne tornava; vait' nèh vattene; anavnn'én andatevene.

176. Uso continuo della particella de con valore partitivo in espressioni di tempo, spazio, quantità: gaire d'an? quanti anni? pà-gaire de ;p^ poca gente; bien de fastude molti fastidì.

102 Alberto Talmon,

Capo V. Saggi letterari in grafia fonetica.

I. Parabola del flgliuol prodigo.

Un qme avie garsi'in. E le plii ::^ùve a dìt a sun paire : Duniime' hi pursijin ben lem' veh. E le paire lùr à divi/ci sun beh. Pauk de x^^rs apre' kant le plil ^wre garsun à agii' rebàtà tute sa pursii'm, as' n é-f-anù viija\'à' din/ un pai ben lon, dunt a l à disipà tu suh beh pive'nt dih luf exe' e debaUza. Jy apre' k' a V ci agii' minia tut, Vé-f-aribà une grande fa- mine dih Ice pai e. a kumensàve a fsre dih la mi/fre. Alùre a Vé-f-and s'bìità' eh sfrvise abu Un abitnnt pai ke l'à manda a sa mejuh de kamjxine per gardà' su kurih. A defirave df rampli suh ventre da/ aglàh ke IH kurlii mal'avah e pa-nùh a n'eù dunnve. Ma ese'nt rintrd din/ el meme a l'à dit : Gaire de tale' dih la mefiih de mah paire ah de pah tah k' l vQlaii e mi a mipru isi de fam! Am' levare'ik e anarf'i^ truba' muh paire e a l'è dire'ik: Papà, ei^ pezó kuntre le slel e kuntre vìi: siu ph max <ii^§ d'f^Vf i^'ptre garsiih, trata-me' kumà uh vQtri vale' ! ^ Alùre a l'è parti e vehgìi' trubà' suh paire. A l'ère 'hkà' ben lijn kant suh paire l'à vìi, e, purtà de kumpa- si^ùh, a l' é-/-anà rahkuntre, s'è tapà a stth kpl e a l'à. bai/d. Le garsùh l'à dtt: "'Papà, ei pezà kuntre. le siet e kuntre. vii. siu pa-mai dine d' esre vQtre garsàh ! Alùre le paii-e a dìt a su vàie' : " Purtù-me inte la plil bfle robe, abilà-lu, biità-l'i Une rlre à de, e de zusie à pe : mena uh rei grà, fuali'i, minie'n-hi e reitnse'nnU. Perke' isi mun garsuh ere mprt e a Ve resilsitd, a l'ère perdi* e a s'è retruhn „. E i V ah kumensà a fa la nòse. Ma le garsùh pia vèl' ère kampane e 'mbe'k as' neh turnàve e k\t s'apruzàve de la mejùh a l'à 'ntendù le suii daf instri'ime'h e le tapa:ie bai. A l'à demanda uh vàie' e a l'à 'nteruid sgk ère tu keh. Le vàlè't l" a répundii' : "'Vòtre fraiì'e è vehgii' e vòtre papà à tua uh rèi grà perke' a l'à retrubà eh bùne sandà „. L^^o'h si l'à fait munta' eh kulfre, e a vuh'e infra' dih la me/iih,

Saggio sul dialetto di Pragelato 103

ma le ixii^re é surf! e a s'è biit/t a le priji d'intrh'. Ma le garsùh l" a re- piindù' : " Papà, la l" a ^g tanti-f-ah k( vU serva, vii/ e\ lamai^ de/ube! eh reh, e pUre ù, ni ava :{ama\ duna un, zabrin per me i-eiiii abù muf amiks. E eure Ice voft-'autre garsiin k'à min^à tu suii ben uba fauda é reveiigii' nf ava tiia uh vH grà per el „. Ma le paire l" a dìt : '^ Mah garsiin, ù sa ttii^^'m obli mi, e tu ben sun per vù. La ventare beh fa uh bah repà't e hit re-lui pfrke isi vQtre. fraiì'e a Vere mòri e a l'è resiìsita, a l'ère perdù' e a s'è retrubà ..

II. Novella IX, giornata I, del Boccaccio.

U deva duhke sabè k'à tfmp priimie rei^ de Sipre, kant Gufre' de Bul'uh a agii' fait la kunkète d'ia Tfre Sente, l'é/aribà k'une dam^ ngblf de Gaskgne d rulgii' anà' eh pelegrina:[e. a la tumbe de NQtre Sind'r ^e/ii Krist. 'Mbeh is' neh turnàve de lajntre, apre' k'i Vé-farihà' a Sipre, kaki mari orni l" ah dlt e fait d' ufrali de tate sorte. La ^JaM/'f dame pule pàs'dunà' j)à d'ikf'h, e la l" è rehgii' eh meni d' anà' ve le re{ de Sipre e demanda' k' a l'è fafese -iìstise. I l" ah dìt he l'ère tfmp perdù', perke le rd a l'ère tah paUvale'nt ke beh fon de fa ;iistlse a/ antri a fa/fe envi(iii-e de reh kant il' maltratdvan et. De maniere he kant kakii'h avie la rabi kuntre d'Un a]i^tre as' ven^àve sii d'el. KeV sinure kant i Va 'ntendù' ike'n i Va vulgii ame'h se prfne le pla/è des' futre de ke rft si fenànt. I vai S palai e is' preffnte à rft e abù V aigc a/ eu i l'è d) : Majeste', a rèmi isi draii pfrke' a spère d' arsfbre liisttse d' la/ eniiiria ke kàkii'n de vQtri siile' m' ah fait, ma a de/ir u meke' k' tim' dùni la satisfasiùh de me mùtrà' kumà ù fa/à a siipurtà' eh sente tìl lu/ utrdiì ke, d' apre' sgk fntendu, tii vQtri siile' fah til hi mume'h : perke parie, segunt vòtre fxemple, a poce d' kg mi siipurtà' sgk i m' ah fait a mi. Le re{ ke fin alùre ère ita fehdnt e bfsce, apre' k' a Va 'ntendù keV ne parla' d' kele maniere, la semble k' as' sie arvd'à d' im gran s'/n, e a Va kumensà a duna' satisfa- sii'i'i a n-ele e a s'è biitd a zàt[a' sfnsf l'i de kxmpasijih tii kfht ke fa/iaii utra^e a sa kurùne.

104 Alberto Talraoii, Sas^gio sul dialetto di Pragelato-

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Pag. 11, linea 9 (nota) Prazidà si legga Fr(t\(dh'

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B. A. TERRACINI

IL PARLARE 1) USSEGLIO

(CoiitinìidziotiP. vedi Volidiie Xì'Il).

Appendice L La varietà nel parlare di Usseglio.

Coll'aver condotto a termine la fonologia di Usseglio. cessa per noi l'ntilitk di restringerci alla semplice esposizione descrit- tiva di una sola parlata; il gruppo di fatti morfologici e lessi- cali che imprenderemo ad esaminare è di tal natura che può essere sistematicamente studiato su di un vasto territorio senza la premessa di alcuna minuta descrizione particolare. Quindi, introducendo una lieve modificazione al piano primitivo di questo lavoro 1, noi cesseremo, nei paragrafi seguenti, da fare d'Usseglio l'oggetto speciale del nostro studio.

Ma, prima d'abbandonarlo definitivamente, ci proponiamo di esaminare nei suoi minuti dettagli un tratto che nella precedente esposizione s'ebbe appena occasione di sfiorare: il movimento e la varietà del parlare. Lasciando da parte tutti quegli elementi che in questo istante appaiono uniformi ed immobili, coll'esporre

'■ In altre parole, i §§ 2 e 8 (ofr voi. XVIT. p. 198) saranno «onz'altro incorporati nella P. II.

106 Terracini,

tutto quanto di vario, di oscillante, di liiiido la parlata oggi presenta sotto la sua apparente unità e saldezza, cercheremo di districare il multiforme groppo di fili onde s'intesse il suo at- tuale divenire. Cercheremo insomma di cogliere, limitandoci a strettissimi limiti di spazio e di tempo, attraverso la mobilità •del parlare, la varia natura dei suoi mutamenti che. nei ca- pitoli che seguiranno, tenteremo invece di lintracciare e di spie- gare per più larga estensione geografica e per più lungo periodo di tempo.

Per ogni singola innovazione, si comincerà col descriverne il processo di espansione, col djie cioè dove e come sia nata e in che modo, nel corso di poche geneiazioni, abbia preso, di serie in serie, sempre più vaste proporzioni sino a guadagnare l'odierno grado di generalità e di coerenzn. Questa descrizione ci permetterà di studiare molte particolarità della fonetica, spe- cialmente sintattica, e della morfologia che in una trattazione generale non possono venire minutamente illustrate. Avremo inoltre occasione di descrivere tutti gli episodi secondari che in vario senso intralciano il diffondersi di un fenomeno: le rea- zioni particolari che esso può aver cagionato, le novità soffocate in sul nascere, gl'imperfetti adattamenti. Propiio in questo campo s'avrà occasione di stringere da vicino la premuta e combattuta attività individuale, se non come immediata crea- zione di singole pei'sone, che questa, tranne casi fortuiti, è cosa inafferrabile e sfugge all'ambito di una ricerca storica quale la nostra, almeno come peculiarità di pochi individui che la conservano quando essa è tuttavia vicinissima al suo punto di origine. ,™

Ma soprattutto cercheremo d'impostare queste ricerche sotto un punto di vista geografico, indagando in qual misura siano m accolte le innovazioni provenienti dai paesi vicini e attraverso ■quali vicende esse vadano adattandosi alle nuove condizioni.

Il parlare d'Qsseglio 107

Accanto a questo ci porremo il problema contrario: si cercherà di isolare innovazioni che siano sorte primamente nel paese stesso e di determinare in che senso esse possano ritenersi locali e di studiare come si espandano, non più genetica- mente e cronologicamente attraverso le varie generazioni, ma topograficamente per le varie parti del villaggio. Per quest'ul- timo punto. Usseglio si presenta in condizioni assai favorevoli : per solito i comuni rustici consistono di un borgo e di una co- rona di piccole ville che pili o meno subiscono l'influenza del centro; a Usseglio invece le cinque principali borgate sono di- sposte in modo che quelle giacenti nel mezzo del piano, per quanto più importanti, non costituiscono un nucleo fisso e pre- ponderante e quelle delle estremità possono, pel loro relativo isolamento, conservare una certa spontaneità di vita, special- mente nei loro rapporti coi paesi confinanti. Con questi poi il villaggio non è legato, come accade altrove, da una quasi ininterrotta continuità dell'abitato; al contrario: per tre parti ne è separato da catene di monti; a valle poi la prima borgata della prossima Lemie giace sei chilometri distante ^ Donde un cumulo di circostanze favorevoli perché la lotta di cui vogliamo indagare le vicende, sia più che mai viva e varia e tuttavia si possa delineare a tratti netti e relativamente facili ad es- sere colti.

Il materiale di cui possiamo disporre è tutfaltto che com- pleto, ma per lo meno sufficiente a darci dei risultati approssi- mativi : ogni fatto che nella parlata si mostri comunque oscillante fu appositamente studiato e controllato su un numero di fonti tale da fissare almeno le tappe principali del suo svolgimento -.

' V. p. 200 e sgg.

^ Oltre a quello raccolto sulle fonti indicate a p. 207, i punti soggetti a va- I riazioni furono controllati con liste pili o meno lunghe (da 130 a 60 parole)

108 Terracini,

Le parlate di tutti i paesi confinanti ci sono sufficientemente noto perché si possa, ad ogni occasione, rintracciare l'origine e la conseguenza di ciò che succede a Usseglio.

Parimente noto è l'ultimo elemento a contatto del quale si svolge la nosti'a parlata per via di lapporti che rivestono una fisionomia tutta speciale. Per Usseglio, come per tanti altri villaggi di questa zona, il piemontese era rimasto, sino ad una trentina d'anni fa, una lingua relativamente straniera, spesso ignorata, il cui influsso doveva giungeie alla montagna quasi soltanto attraverso una lunga e lenta serie di tappe. Ma gli ultimi anni, assieme ad un profondo rivolgimento di cose e di costumi, anno portato il piemontese direttamente alla montagna ed oggi il suo uso non è solo necessario pel continuo contatto coi pianigiani, ma s'impone anche per tutti i complessi elementi della vita nuova che l'antico dialetto è incapace d'esprimere. Il piemontese dunque, divenuto la lingua civile, se non lette- raria, di queste popolazioni, rompe ormai il corso della con- tinuità geografica e incombe direttamente anche sui pili re- moti punti del suo vasto teiritorio d'influenza. Avviene cosi che a Usseglio nessuno pili l'ignori ^ che anzi, per alcuni elementi, specie lessicali, cui il dialetto non può sopperire, gli alpigiani

su altri individui, secondo i casi, ora in generale, ora nelle borgate e nelle generazioni dove era necessario. II numero delle testimonianze è quindi oscillante e^, pei fatti più importanti, la media si aggira sulla cinquantina. Seguendo il noto esempio del (ìauchat, divido la popolazione in genera- zioni: V (da 90 a 60 anni), 2"- (da 59 a 30 anni\ 3^ (da 29 anni in giii). - I numeri entro parentesi cjuadra indicano gli anni delle fonti, quelli in corsivo si riferiscono a donne. Sul modo con cui furono utilizzati mate- riali e fonti, v. la Nota addizionale in fine di questa Appendice.

' Lo parlano, contrariamente a ciò che avviene in altri villaggi pili arre- trati, tutti i vecchi, e sino i ragazzini di una decina d'anni, se non se ne servono ancora, possono "già comprenderlo.

'

Il parlare d'Usseglio 109

vi ricorrano ormai come alla loro propria lingua, mentre altri elementi che anno nel mateiiale indigeno robusta corrispondenza, sono respinti come cosa straniera. Vi sono dunque casi in cui il piemontese può essere addirittura considerato come materia indigena, altri invece no; e in quest'ultimo caso, il processo d'assimilazione cui il piemontese è sottoposto, salvo qualche riserva, può considerarsi dallo stesso punto di vista sotto cui si studia quello subito da una qualunque parlata confinante.

Quanto all'ordinamento di questa Appendice, per amore di chiarezza, fu seguito un criterio eminentemente pratico : si co- mincia dall'esposizione dei casi più semplici per salire via via ai pili complessi, rimandando ad un capitoletto riassuntivo ogni osservazione d'indole generale ^

I.

E assai difficile dare un'idea adeguata di ciò in cui consiste la varietà del lessico, p^'ché questo, come fu già da molte parti osservato, muta in notevoli proporzioni a seconda delle speciali relazioni e occupazioni dei singoli individui -. Ma se, prescin-

^ Sian qui ricordati, una volta per tutte, i due classici lavori che servi- Tono di guida a quest'Appendice: Rousselot, Les modifications phonétiques dans le patoh d'xne famille de Cellefrouin. Macon. 1891 ; Gauchat, L'unite phonétique dans le putois d'une cotnmune, in Festschrifl Morf., 1905, p. 174 sgg.

' In questo schizzo sommario si prescinde dunque da tutto ciò che possa formare un vocabolario speciale, dalle parole più o meno tecniche, dal fatto che alcuni individui, p. es. l'oste, la guida, posseggano un numero di voca- boli prettamente piemontesi, estraneo agli altri, e si trascuran, nei vecchi, tutti i termini riflettenti cose andate in disuso od una maniera d'osservare ormai tramontata, termini che essi possono ricordare, ma che in realtà non ailoprano pili. Si e poi dovuto lasciare da i)arte, perché troppo difficile era raccogliere dati sicuri, un campo di studi che deve essere assai interes-

110 Terracini,

dendo da questa sorta di differenze, ci atteniamo al lessico colmine, l'oscillazione odierna non è forse cosi forte come nel campo grammaticale, perché assai minore è la resistenza op- posta dall'elemento arcaico dinanzi all'innovazione, mancando di questa resistenza la condizione principale, cioè che la parola appartenga ad una serie pili o meno coerente. Quindi un ter- mine nuovo, per poco forte che sia, à assai rapidamente ra- gione- dell'antico. Anche la recente invasione del piemontese che dovrebbe potentemente contribuire a questa varietà è ormai cosi avanzata che ogni nuova voce è da tutti molto facilmente adottata ; si che, per quanto i cambiamenti pili svariati siano incessanti, il periodo di lotta che a noi interessa è brevissimo e privo di vicende notevoli. Tuttavia, con una breve, ma op- portuna scelta di termini non è difficile intravvedere, svolgen- tisi nel cuore stesso del paese, alcuni dei procedimenti secondo cui il lessico suole mutarsi ^

1. Gli abitanti del luogo, per mostrare le differenze di lin- guaggio che corrono da borgata a borgata, le caratterizzano spesso coU'attribuire ora all'una, ora all'altra l'uso speciale di qualche parola^; l'osservazione non manca di fondamento: in-

sante: la semantica, in quanto studia^ non i generali mutamenti di signi- ficato d'una parola, ma la diversità di estensione e di valore che alcune parole possono contemporaneamente assumere per i diversi parlanti. P. es. a " resina , mi fu risposto : larfe, alfe, turmentina; ora non è un caso se riscontrai questi tre stadi solo tra gli uomini, mentre le donne furono tutte concordi nel darmi: alfe; per esse la " resina , deve soprattutto indicare la sostanza in uso nella medicina empirica locale, accezione in cui la parola deve essere particolarmente al coperto da ogni innovazione.

' Queste ricerche lessicali furono condotte su una quindicina di individui soltanto poiché tanti parvero bastare a fornire un materiale sicuro ed estese ad ogni generazione e ad ogni borgata.

- Senza aver fatto ricerche apposite, raccolsi le seguenti testimonianze : óra (adesso) è proprio di Mai-gone di contro a urei', v. n. 230, barnagu (pa- letta), pruni (sottile) sono attribuiti al Cortv.

Il parlare d'Usseglio 111

fatti anche la resistenza di alcune parole, cioè rultima fase del loro uso, si determina sopravvivendo in un punto più a lungo ch& in un altro: p. es. il vecchio termine pian (corteccia) a dovunque ceduto a ploii ^, ma la 1** gen. al Py. ^, e alle Pz., conserva ancora la vecchia voce ; cosi alfe (resina) si conserva, con pochissime eccezioni, dappertutto meno che alle Pz., dove, sin dalla pili vecchia geneiazione, è sostituito da turmentina ^ ; ancora alle Pz. resiste un po' meglio nella 1^ gen. e net (nevica) di fronte a e viti ci nei che altrove à quasi completamente trionfato ^, e qui sempre è per tutti vegeto pa grò (nonno), nelle altre bor- gate conosciuto soltanto dalla P gen.

2. Questa specie di spezzettature in piccoli centri rende men chiara forse, ma è ben lontana dal velare completamente la graduale opera innovatrice delle successive generazioni, come già si è potuto vedere dagli esempì sopraccitati cui è agevole aggiungerne altri : plon (corteccia) comincia a cedere al piem. skorsa soltanto nella 3^ gen.; iskola (stoviglia), di fronte a p/a^, è una prerogativa della 1" gen.; kua (coda) invece è un neolo- gismo che non oltrepassa la 2'"* ^.

3. Risulta poi ovvio che la principale spinta al mutamento del lessico è l'importazione da paesi più progrediti ; anche nel

^ Si tratta veramente di un mutamento di suffisso, ma poiché il caso e unico, può venir studiato come un cambiamento lessicale.

- Pei nomi delle varie borgate onde consiste Usseglio, il lettore voglia tener presenti le seguenti abbreviazioni: Pz. (Piazzette), Py. (Piane), Cortv. (Cortevizio), Vili. (Villaretto\ Pr. (Perinera), Mrg. (Margone), disposte qui secondo l'ordine della loro giacitura, per la quale cfr. lo schizzo to- pografico I ; p. 201.

' È la sola voce nota alle quattro fonti interrogate, tra cui il conserva- tivo A; furmentina è pure di due uomini [43, 63] del Vili.

* Di cinque casi in cui f nr-i si conserva, tre appartengono alle Pz.

" La sostituzione di pictt a sk(fla una buona idea di come procedano incerti, nei particolari, questi passaggi lessicali; mi fu risposto iska-ìa da

112 Terracini,

piccolo mimerò di paiole cui ò ristretto il mio esame, si mani- festa chiara, come avremo campo di constatare tante altre volte, l'influenza continua dei limitrofi paesi della V. di Susa; d'ac- cordo con questi, procede la sostituzione di plon a jdan ^, di ce a pa f/ro ^, di vhì d nel ^ ^ ^^d ^i di miilhu't (macinare) a monde ^, l'allargato significato di skada a " scodella e piatto '^ \ prova diretta di questo influsso è, oltre alla continuità geografica, fino ad un certo punto il fatto che il Py. e le Pz., cioè le borgate in nien diretto contatto con la V. di Susa '% non le anno assorbite ancora tutte, mentre le Pz. per loro parte offrono un caso corri- spondente, porche, si tratti di neologismi o d'arcaismi, procedono talvolta d'accordo colla confinante Lemie ^.

cinque vecchi [6i, 90, 65, 66, 63], ma anche sino da [27 Pz.]; ebbi pi^af da nove fonti [30, 43, 47, 20, 61, 64, 24, 58, 66]. E, tra queste, tre (90, 63, 66) corressero poi la prima risposta coU'altra. Kiira [[30, 20, 43] su quindici fonti) stenta assai a farsi strada.

^ Ploii è di Mo. e Chian. (tenere sott^occhio per tutto quanto segue, lo schizzo cartografico II, v. XVll, 202); in vai di Lanzo lo si à solo nell'isolata Forno.

^ ée " messere ,, propriamente : " il capo di casa , cfr. RILomb. XXX, 1512, è di Mo. oltre che di Co.

^ Il tipo e w^i^ si può dire completamente caduto in V. di Susa (unica •eccez.: Ven.), mentre resiste ancora in V. di Vili e a Mondrone; mi d nei^ ■è di Me. Momp. ed era probabilmente di Cliian., Mo., che ora il pieni. « fiok" ha ricoperto.

* Anche monde in V. di Susa non esiste pili, tranne che a Mo. ; vive in- vece, sebbene in lotta con ntillin't, in tutta la V. di Lanzo.

^' Lo stesso passaggio a Mo. ed anche però a Lemie. L'estensione è do- vuta al fatto che la stoviglia rustica più adoperata e la scodella; e il

piatto „, introdotto piti di recente, non ne è ancora propriamente distinto (cfr. ALF. (64) assiette al p.° 73: è'tyùldt; al 297: é'kwel " assiette grossière „).

® Il séguito di questo lavoro proverà ampiamente che le borgate in con- tatto pili intimo colla V. di Susa sono Mrg., Pr., Vili., poste in fondo al piano.

' Dei casi segnalati al n. 1 come speciali di Pz., concordano con Lemie : f ^H'i- P^ ff>'(>y tinmentina, (luest'ultimo anzi è una voce caratteristica di Le.

Il parlare d'Usseglio 113

4. Ma tutto ciò è ben lontano dal significare che il paese si limiti al semplice lavorio di accettare ciò che viene dal di fuori: le ragioni che portarono altri paesi delle nostre vallate ad un nmtamento si fecero naturalmente sentire anche qui e la par- lata non mancò di correre al riparo valendosi di mezzi proprii; qua e infatti, entro alla parlata, si possono rintracciare ten- tativi d'una creazione particolare solo a Usseglio ^ e isolata in modo che essa, di qualunque origine siano gli elementi di cui si compone, può nel complesso ritenersi nata sul luogo. Le tracce pure e nette di simili procedimenti che per la forza delie cose, anche nel paese stesso, anno per solito una minima cerchia d'espansione e sono facilmente sopraffatti dalle novità forestiere, non mancano, per quanto siano rare.

Brgise pi. (rosume) è in tutto il territorio ormai un ar- caismo, esso tende ad essere sostituito da equivalenti i quali si distinguono per la loro grande varietà, si anno cioè delle creazioni locali simultanee ; a Uss. si ricorse a biibn - che non à riscontro altrove; ad vma condizione generale si è dunque

' L'apparizione isolata di un medesimo fatto linguistico in punti sepa- rati del nostro territorio deve essere interpretata caso per caso. Y. P. II. È ovvio però che in generale valga il seguente criterio: se i punti concor- danti sono separati da correnti innovatrici, è assai probabile che essi raj»- presentino gli sparsi resti di un'antica nnità, se invece i punti isolati danno un'innovazione e specialmente un'innovazione recente, allora è possibile che essi siano indipendenti tra di loro, quando la concordanza abbia luogo tra paesi che non abbiano attualmente un forte scambio di relazioni. Cosi Uss. si potrà ritenere isolato p. es. da Coazze, o da Venaus, od anche da centri importanti come Chial., Ceres, non però da Viu. Si tratta di una sem- plice possibilità, perché contatti con tali luoghi sono tutt'altro che assolu- tamente esclusi, ma essi sono certo infinitamente meno forti di quelli con altre località.

^ In qual modo il materiale piemontese possa essere co]isiderato come elemento di questa attività locale, si è detto nell'introduzione.

.•\.rchivio glottol. ital., XVIIl. "^

114 Terracini,

provveduto immediatamente sul luogo; ora in V. di Susa si va formando, attraverso le diverse neo-formazioni, un'area con pusa ', un nucleo che, quanto pili cresce, tanto più facilmente à modo di estendersi e che forse tra poco, se non prevarrà qualche voce schiettamente piemontese, potrebbe aver ragione dell'isolato bììiin^. Questo caso si verifica nella storia jm grò (nonno): tra le mie fonti, una vecchia [64] testimonia ancora come, prima che sopraggiungesse ce dalla V. di Susa, si era ricorso, fra i vari termini offerti dal piemontese, a grani, in cui si doveva sentire quasi una traduzione dell'invecchiato grò ^. Parimente nella so- stituzione quasi completa del generico fare la teila a teise, Uss. non è che un punto immerso in una zona abbastanza vasta *r ma tra i due stadi s'innesta cronologicamente la traccia di un isolato ilrdi ^ (ordire) a dirci che elementi di origine locale in-

' Ambedue le parole sono anche piemontesi. Questa voce fu occasione d'una discussione tra i presenti, come sogliono sorgere in caso di simili oscillazioni; avendo una giovane donna risposto alla mia domanda con biìiin. altri corressero hroise e disputarono tra di loro sinché un'altra donna volle stabilire una differenza, che ò ragione di credere fittizia: bijbn sarebbe il resumé meno minuto.

- Ecco, a chiarimento, lo stato di tutto il territorio (i paesi sono disposti in ordine schematicamente geografico, il tratto indica l'innovazione):

Chio. bro^s- Yen. pu^a du /"**«** | Uss. broise Già. pus'^s

Monp. rtimXure 'Le. pruvih t fen

Grav. restol'e Chian. pus e du fV^en Viù pruvih Me. pusa , Moc. brìi se ' C. S. G. broisu Chial. pusa

Mondr. pruuin Cer. brunsi^s

For. bruis"-s

^ Facilitata dall'esistenza dell'accoppiamento usuale: grani e grò; il ce- dere di grò dinanzi a, grand pere è del resto generale in Francia; la vecchia- espressione è ormai confinata nel Vallese, cfr. ALF (663) grand pére.

* Essa è ormai la forma prevalente in tutto il nostro territorio, che da una parte si confonde colla Savoia (cfr. ALF 1805) tisser e dall'altra col resto del Piem. (cfr. Gavuzzi s. tessere).

^ [64] ilrdi aveva su teise il vantaggio di essere un verbo di forma de-

i

Il parlare d'Usseglio 115

terveniiero in questo passaggio. Ancora: mentre p/a/«' cominciava a cedere a ploii par che vi sia stato qualche tentativo isolato di ricorrere al termine generico pél ^ Questo processo seman- tico che tende a sostituire certe voci con equivalenti di valore più generale e pili vago, sembra uno di quelli che si presentano più spontanei allo spirito dei parlanti ^•. vivo e vegeto è p. es. il verbo saii (uscire), ma in tutte le generazioni ^ ò esempì di perifrasi del tipo: ala via; l'antico verbo, pel suo tema isolato e per la sua odierna mancanza nel piemontese, à tendenza a ca- dere, si salva però finora perché la voce chiamata a sostituirlo manca della precisione necessaria a questa espressione •^.

5. Questi tentativi inducono a veder meglio addentro ai casi di innovazioni che non sono geograficamente isolati : monde ma- cinare sta qui per essere sopraffatto da mulina ; la frase do- mandata " porto il grano a macinare „, una di quelle in cui il

bole; esso compare, sempre isolato, a Mondr., Forno, Momp., cosi come fa capolino in punti assai sparsi della Provenza (ALFj; dal lato semantico sembra però che questa innovazione fosse difettosa, indicando il verbo un'azione tecnicamente troppo determinata per essere suscettibile d'un al- largamento di significato.

' [63].

~ Su questo cosi frequente processo di generalizzazione con cui vengono sostituite parole che per una qualsiasi ragione scompaiono rapidamente, cfr. le numerose osservazioni in Gilliéron et M. Roques, Etwies de géogra- phie lingiiistique. Paris, 1912, p. 12 sgg.

•^ ala via [30, 24, 58, 66].

■* Per questo verbo cfr. K. 8284; ora è ignoto al Pieni.: se ne anno tracce invece in tutto il franco-prov. (Costantin, Cerlogne, Puitspelu, Odin^) ; dove però esso subisce, come à subito un tempo in Piem., la concorrenza di siirtt. 11 verbo si mantiene straordinariamente compatto in tutta la V. di Lanzo ed a Coazze; la zona di surti in V. di Susa sarà quindi da attribuire piuttosto alla Savoia che al Piemonte; ed anche i tentativi di sostituzione, come quelli di Uss., non sembra che per ora siano dovuti all'influsso piemontese. .

116 Terracini,

verbi) ticoire pili facilmente, raccolse però molte risposte del tipo " porto il grano al mulino „, episodio intermedio che ci mostra di quale elemento consista principalmente la fortuna di mulina. A Uss. abbiamo dunque contemporaneamente tre stadi diversi che si riscontrano, anche pili marcati, in V. di Susa; si può dire senz'altro che essi rispecchiano semplicemente tre di- versi momenti di importazione? Si noti che millinà grava natu- ralmente su Uss. perché è anche piemontese \ che esso comincia ad occupare qualche punto isolato nell'area di monde in V. di Lanzo, e che Mocchie, uno dei paesi di V. di Susa che più in- fluiscono su Uss., à ancora mole; e si dovrà conchiudere che la nascita e l'estensione di millinà a Uss. è in parte qualche cosa di locale. Ancora : l'arcaico gode (attaccare) è qui, come ovunque, sostituito da giinta, ma accanto e, pare, più recenti si trovavano grupa. taka, forme che compaiono pure isolatamente sparse sul- l'intero territorio; insomma si rispecchia entro a Uss. tutta l'in- certezza che regna nell'intera zona per dare all'antico verbo un adeguato successore; ora la varietà stessa delle forme esclude che questa incertezza a Uss. sia completamente passiva. Una diretta constatazione di questo elemento attivo oggi non è sempre possibile, ma, stando ad un carattere che sembra peculiare dei casi visti finora, la coesistenza di forme analoghe, isolate nelle parti del territorio ancora conservatore come è il caso per e vin d nei ® P®^" Pi^^ (^^ stoviglia) ^ è sufficiente per dirci che questo lavorio locale si deve probabilmente ammettere anche per altri casi ora sceograficamente livellati. j

^ ì

* 11 pieni, conta certo per qualche cosa in questo mutamento, ijerché l'ALP" (879) inotidre non millinà che per i due punti valdesi e questi sono separati dall'area provenzale di mulina.

^ Questo allargamento si à nell'arretrata Lemie, ma anche a Coazze. Per f vin d n^i efr. la n* al n" 3.

Il piwlare d'Usseglio 117

II.

Conviene ora esaminare con quali vicende si vengano mutando voci raggruppate in serie e si potrà cominciare dal caso pili semplice, quando il passaggio colpisce con completa conseguenza una sola serie e quando questa è per giunta saldamente coe- rente, vale a dire, in generale, quando è una serie morfologica. Mentre, per quello che riguarda il tema dei verbi e dei pronomi, la parlata appare, in questo momento, in riposo ^ il sistema delle desinenze verbali è in via di completo e tumultuario rifacimento. A maggior chiarezza si esporranno queste innovazioni, per quanto è possibile, in ordine cronologico.

6. La 5* pers. di 2^, 3^ con. è ora sempre {difé, mìlré), ma da un paio delle fonti arcaiche a me più familiari [A, M] mi fu possibile sorprender talvolta, accanto ad -e, degli esempì del- l'antica des. -él, che si restringono tutti ad avéi o ad altro verbo molto in uso, come diféi, vicenda che doveva essere rilevata qui, soltanto perché pone una prima volta di fronte ed -éi.

Parimente può dirsi che abbia raggiunto uno stadio di equilibrio l'estensione del pres. cong. debole di 1-^ con. alla coniugazione forte: {pise faccia > fefat) -. Tutte le generazioni conservano la forma forte soltanto negli ausiliari e in qualche verbo assai fre- quentemente usato, alcuni rari vecchi salvano qualche forma di pili; tra essi però si distingue nettamente pel suo stadio arcaico la fonte M. per tanti altri rispetti invece innovatrice, la quale, in

' Potrei appena citare hif'in (beviamo), cui i vecchi preferiscono hiicnn. Quest'arresto di movimento è recente, poiché, p. es., non da molte genera- zioni si devono essere rifatti, con forte intromissione del piemontese, alcuni temi forti, sconvolti dalla caduta del t finale (tipo doerm < *dfjert).

^ Tra gli altri vecchi, lo forme più diffuse sono fasu e venu.

118 Terracini.

questo caso, stando almeno alla cerchia delle mie fonti, può quasi dirsi la solitaria custode di tali forme. Ad un identico stadio si trova l'estensione della sillaba tematica dell' impf. cong. -es- a tutte le con. {alese, difese, niilrese), nel qual passaggio la me- desima fonte soltanto, insieme ad un'altra vecchia, conserva, con grandi oscillazioni nelle risposte, traccie più o meno ampie di -is-'^. Date tali condizioni, ormai quasi fisse, si rimanda lo studio di queste innovazioni alla P. 2.

7. Sebbene la sua più antica fase sia forse anteriore alle fonti più vecchie, è ancora in pieno sviluppo l'adozione di un -a- te- matico nella 4* e 5^ pers. impf. indie, {cantia > cantaia, difià ^ di/aia).

Pr. Mrg. Vili. Cortv. Py. Pz.

I. -i- (-c(i-)^ -ai- -ai- (-/-) -t-

II. -(■- ai- -ai (■«■-) -/-

III. -i- ai- -ai- {-ari-, -asi) -i-

Questa estensione appare completa a Mrg., dove è quindi pro- babilmente nata; al Vili, si è impiantata anche nelle più vecchie fonti, con qualche difficoltà tuttavia, perché tre vi sfuggono^; i segni di questa difficoltà appaiono più evidenti alla Pr. dove due sole fonti [65,6'iJ attestano che la 1'' gen. giovane subì un tentativo di invasione che poi andò fallito ^. Al Vili, alcuni in-

^ Essa mi kapiae e kapese, skriiise skriiese con libera oscillazione, senza riguardo alla vocale tematica, o alla classe del verbo. Forme in i raccolsi ancora a Pr. [80, 64\; nessuna me ne diedero Mrg. (70), Cri. [90) e nem- meno Pz. (78), ma il numero delle testimonianze è troppo piccolo perche si. possa dare un significato di questa disposizione topografica.

- Le forme sottolineate sono quelle nuove, le forme racchiuse tra paren- tesi sono quelle in minoranza.

^' [63, 43, 30].

* L'attaccamento della Pr. alla vecchia forma è del resto pure indiretta- mente dimostrato dalla fonte R [80] che, maritata a Mrg., non ne adottò l'-^À-.

I

Il parlare d'Usseglio 119

dividili della 8^ gen. allargarono poi -ai- anche al cond. e al- l'impf. cong. Si tratta dunque di un fenomeno in vitale e capace di un certo sviluppo ^ stupisce quindi la ristrettezza dei confini in cui è contenuto ; essa è dovuta al fatto che questa innova- zione è nata in un punto estremo del paese che à un' impor- tanza assai minore delle borgate centrali e quindi una piccola forza di penetrazione; questa debolezza, che si verifica del resto normalmente in simili condizioni, v. n. 5, qui è aggravata dal fatto che tale creazione non prende origine e quindi non à ap- poggio in V. di Susa ed è assolutamente uno spontaneo ed umile frutto del luogo.

8. Della stessa età all'incirca è il livellamento che tende a sostituire nella 2^ persona cong., ad -e la desinenza della 3-' pers. -ài {■et).

Pr.

Mrg.

Vili.

Mocchie

I.

■et

-et

-e

■éiet

n.

-et

-et

-e M

in.

-et

-et

-e (at)

Cort. Pv. Pz.

■e Leniie

-e (at) -et ■e [at)

Troviamo -et impiantato in tutte le generazioni di Pr. Mrg., cui il Vili, risponde col suo -at (v. § 1, n. 25). ma limitato ad un

' L'estensione forse mosse dalla P coniug. cantij'i > cantaif'i sul sing. cu^i- titvf^, livellamento che, in altre forme (p. es. cantavià). non manca di esempi V. § 2, ma fu senza dubbio agevolata dalla preesistenza di aia (avevate) che anzi ne diventò il principale elemento propagatore. Essa, nascendo, per COSI dire, nel cuore della serie, dovette estendervisi fulmineamente e questa circostanza ci spiega perché non v'è più traccia dei suoi limiti originali ; si capisce però abbastanza bene che questo -aui trovi per espandersi nelle altre borgate una tenace opposizione nella serie -ifi, ugualmente compatta. Pili difficile pure era che si potesse passare a -arw, usici, e se ora la 3'' gen. del Vili, adotta questa estensione, è probabile che vi sia arrivata soltanto per diretta reazione della simultanea mancanza di a in -ia -ri('( -isid al Cortv.

120 Terracini,

filone della 2-'^ e 3-^ geii. e ristretto per di pili a membri di due famiglie parenti^; il ceiiti'O del paese non no à la minima traccia; il fenomeno ricompare invece, per quanto assai timidamente, in tre fonti delle Pz. [39, 27, lo]. Un livellamento della 2* pers. sulla 3'* è cosa imminente su tutta intera la parlata ^, importa però, per mostrarne l'origine, tener stretto conto delle condizioni topografiche in cui si sviluppa. La grossa lacuna al centro del paese impedisce di collegare le Pz. col Vili., Pr., Mrg. ; ed è in- fatti assai facile comprovare che i due casi son nati in modo affatto indipendente; -at alle Pz, è in contatto coll'analogo ormai vecchio livellamento di Lemie, cioè la corrispondenza tra -et (Le. 8^ p.) e -af (Pz. 3** p.) portò alcuni individui^ ad opporre fi\V-et (Le. 2^ p.) anche un at. A Mrg., Pr. questo sviluppo aveva due condizioni favorevoli ; il possedere una 3'^ persona in -et che all'in- terno di frase doveva suonare -e v. n. 238 e quindi poteva far apparire V-e di 2-'^ come forma interna cui fu dato, per alternanza, un nuovo -ef, inoltre, e principalmente, la vicinanza di Mo. dove la forma unica in -eief può aver agito in modo analogo a quella di Le.; comunque sia, direttamente o no, l'influsso di Mo. è inne- gabile perché a Mo. si deve attribuire la tendenza prima di questo livellamento: l'uso irrazionale di t finale, un episodio della caduta di t estraneo ad Uss. e caratteristico invece della re- gione adiacente di V. di Susa ', v. P. IL

' Su una quindicina di fonti, non ò -at che da H e dai suoi figli, non però dalla moglie; la fonte M, parente e in stretta relazione coi precedenti. ne presenta pure qualche esempio, il figlio mi rispose -e.

^ Esso è già interamente compito, d'accordo coi paesi vicini per -it 3* p. s. impf. Se si tratti d'una vera e propria estensione della 3-^. cioè se il f con- servi il suo antico valore funzionale, v. P. 2 e la nota 4'^^.

^ [39, 27, 15]. Il primo, e la cosa è interessante, trattandosi del pili vecchio, ù -et, cioè ricorre ad un compromesso tra la forma antica e la nuova, se pure non adotta senz'altro la forma straniera.

* Dove non solo tocca il sistema verbale, ma si estende ad ogni uscita

fi . Il parlare d'Usseglio 121

9. V^eniamo ora alle innovazioni che si raggruppano attorna alla 5=* p^ Le forme sono ^ :

Presente 1-' con.

Mocchie Pr. Mrg.

1. -Il -d

-a li. -a -a

111. \ -^-a \

Impf. ind. e condiz.

1. -lei IL HI.

-1(1

-in

-ie (-ia)

-la

Vili. Cortv

-a -a

-a {-e) ' -a {-e)

-e (-«) , -e (■«)

Pv.

Pz. Lenii e

-fi, -a I -f, -a

-ui , -la -1(1 . -t^a

-ia, -ie -ia{-ie) ' -ia -ia

-ie{-ia) -te {-ia] -ie, ici \ -ie, ia

Impf. cong.

1. -iei IL III.

-k^k ì -k^k \ "A« ("i?) -ifkik?) 'kei -H [ia)

-tei -lei

-ia {-Xe) -ia -ie {-ia) i -ie, -ia

-A« -ia -ie, -ia

Pres, cong.

1.

-ei

-ei

-«A

11.

-ei

-ei

-ei,,

-e

III.

~

-e

-ei, e ! -e {-ei) -ei -J> i-ei) -J j -J, -ei

-e ! 1

Anzitutto Pr. e Mrg. anno assunto -c7 anche all'impf. del cong.: mmf)isià '^ mincjisiéi; si tratta di una semplice estensione

di sostantivi e pronomi che siano omofone con quelle cui suole unirsi nei verbi, v. P. 11.

' La 5* pers., per la generazione media del Vili, o Cort , suona dunque : Pres. ind. piirtd, di/e', durine' ; impf. ind. jjurtid, di/iq. durmià ; pres. cong. purtéi, diféi, dilrméi: impf. cong. purlisiéi, difisj/i, durmisià.

122 Terracini,

<iella desinenza del cong. ptes. ; ma da un lato la debolezza che vedremo essere insita in questa desinenza, proprio al pres., e dal- l'altro soprattutto la limitazione topografica del fatto alle bor- gate in contatto più diretto colla V. di Susa ci fanno certi che la spinta al mutamento è venuta di ed infatti una simile, e anzi, anche pili vasta estensione di -<?/ troviamo a Mo. e Chian. ^ dove il suo trionfo à una particolare ragione di essere, v. § 2 ; si scorge qui chiaramente come la concordanza di ambi i paesi per -éi al cong. pres. a distrutto, a vantaggio di Mo., la proporzione: Uss. -sia, Mo, -siéi. Il secondo movimento fu l'introduzione di {pres. ind. 2^ coniug.) al pres. cong.: minìjéj^'^ nihì(jé ; -('/ al Cortv, e nelle frazioni pili basse è ristretto a pochi individui che, rari nella 1", si fanno rarissimi nella 2-^ gen.; il passaggio ad ritarda invece a Mrg., Pr. per l'insolita forza ed estensione che qui -éi^ à acquistato, ed anche al Vili., per analoghe ragioni, v. n. 10; anzi qui alcune fonti di 2'^ gen. - che si trovavano tra le due correnti generalizzarono -él a scapito di pure alla 2-'* sing. : la cosa era tanto pili